La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 631/2025 del 10 gennaio 2025, ha ribadito l’importanza di garantire la qualità della vita dei cittadini, anche quando questa si scontra con le esigenze infrastrutturali. La pronuncia, che ha confermato una condanna a carico di una società autostradale, ha sancito che il rispetto dei limiti amministrativi sulle immissioni sonore non è sufficiente a escludere la responsabilità civile in caso di compromissione della vivibilità degli immobili. Il volume “Come difendersi dai rumori molesti” rappresenta uno strumento pratico e completo per approfondire la normativa e la giurisprudenza, fornendo indicazioni utili per affrontare contenziosi legati a questa problematica crescente.
Indice
1. La vicenda giudiziaria: immissioni sonore dall’autostrada
Il caso nasce da una causa intentata dai proprietari di un immobile situato vicino a un’autostrada. Essi lamentavano rumori e gas di scarico superiori alla normale tollerabilità, sostenendo che tali immissioni avevano ridotto il godimento della loro proprietà e provocato un significativo deprezzamento dell’immobile. Dopo una prima decisione del Tribunale di Savona, che aveva ordinato la costruzione di barriere fonoassorbenti e riconosciuto solo il danno esistenziale, la Corte d’Appello di Genova aveva accolto parzialmente l’appello dei proprietari. Ritenendo le immissioni intollerabili e difficili da mitigare con interventi tecnici, la Corte aveva condannato la società autostradale a risarcire il danno per il deprezzamento dell’immobile. Il volume “Come difendersi dai rumori molesti” rappresenta uno strumento pratico e completo per approfondire la normativa e la giurisprudenza, fornendo indicazioni utili per affrontare contenziosi legati a questa problematica crescente.
Come difendersi dai rumori molesti
Il volume esamina in modo approfondito e completo il tema dei rumori molesti, indagando le implicazioni sia civili che penali derivanti da emissioni acustiche oltre i limiti consentiti, dal contesto condominiale e i rapporti di vicinato alle responsabilità dei Comuni nella protezione dall’inquinamento acustico dopo la nota sentenza in cui la pubblica amministrazione è stata condannata a risarcire il cd. danno da movida (Cass. civ. n. 14209/2023).L’opera si propone di fornire strumenti concreti per affrontare e gestire una problematica sempre più presente alla luce della più recente interpretazione giurisprudenziale: da Cass. pen. n. 2071/2024, che ritiene configurabile il reato di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone quando alcuni soggetti si siano lamentati se le emissioni sono idonee a disturbare non solo un singolo individuo, ma un gruppo più ampio di residenti in diversi appartamenti dell’edificio, alla Cass. pen. n. 7717/2024, per cui la valutazione del disturbo causato dai rumori non si basa unicamente su misurazioni tecniche, ma anche sulla testimonianza di coloro che ne subiscono gli effetti.Antonio Gerardo DianaGiurista, esperto di diritto civile, processuale civile ed amministrativo, è autore di numerose pubblicazioni giuridiche monografiche e collettanee.
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2. Le contestazioni della società autostradale
In Cassazione, la società autostradale ha contestato la sentenza d’appello sollevando due questioni principali. Da un lato, ha sostenuto che il caso dovesse essere valutato esclusivamente in base alla normativa pubblicistica sui limiti di rumore, in particolare il D.P.R. 142/2004. Dall’altro, ha criticato il criterio utilizzato per calcolare il danno, accusando la Corte d’Appello di aver adottato una valutazione assimilabile a un’espropriazione.
La Cassazione ha rigettato entrambe le argomentazioni. Ha dichiarato inammissibile la pretesa di subordinare la disciplina civilistica dell’art. 844 c.c. ai limiti amministrativi, affermando che la normativa pubblicistica non esclude la responsabilità civile per immissioni che superino la normale tollerabilità. Inoltre, ha respinto le contestazioni sul calcolo del danno, rilevando che la Corte d’Appello aveva motivato in modo adeguato la propria decisione, basandosi su una perizia tecnica che stimava il dimezzamento del valore dell’immobile.
3. La posizione della Cassazione
La Suprema Corte ha ribadito che l’art. 844 c.c., interpretato in modo costituzionalmente orientato, mira a tutelare la qualità della vita, attribuendo priorità alla vivibilità degli immobili rispetto alle esigenze produttive e infrastrutturali. In questo contesto, il rispetto dei limiti amministrativi non basta a escludere la responsabilità per immissioni che compromettono il normale utilizzo di un immobile. La valutazione deve essere effettuata caso per caso, considerando l’effettivo impatto sulla vita dei residenti.
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4. Le implicazioni giurisprudenziali
Questa ordinanza si inserisce in un orientamento consolidato della Cassazione, che rafforza la protezione dei cittadini contro le interferenze eccessive provenienti da infrastrutture. La decisione sottolinea l’importanza di bilanciare le esigenze dello sviluppo infrastrutturale con il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, come il diritto a un ambiente domestico sano e vivibile.
5. Conclusioni
L’ordinanza n. 631/2025 rappresenta un significativo passo avanti nella tutela della qualità della vita. Confermando che il rispetto dei limiti amministrativi non esclude la responsabilità civile, la Cassazione offre una guida chiara per affrontare i casi di immissioni intollerabili. Questa pronuncia non solo rafforza la protezione dei cittadini, ma invita anche le società infrastrutturali a considerare con maggiore attenzione l’impatto delle loro attività sull’ambiente e sulle comunità locali.
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