Il decreto-legge introduce rilevanti modifiche alle norme del codice di procedura penale riguardanti le modalità di esecuzione delle intercettazioni e di conservazione della relativa documentazione. Vediamo più da vicino quali sono le principali novità.
Proroga della riforma al 1° settembre 2020
L’entrata in vigore delle nuove disposizioni, e di quelle riformate dal d.lgs. n. 216/2017, è prorogata al 1° settembre 2020; per le indagini in corso restano valide le regole attualmente in vigore, mentre le nuove disposizioni previste dal decreto-legge si applicheranno alle iscrizioni di reato successive al 31 agosto 2020.
La riforma delle intercettazioni dopo aver incassato la fiducia di Camera e Senato lo scorso febbraio si appresta ad entrare in vigore. Tante le novità apportate:l’ampliamento delle funzioni dei pm e l’utilizzo dei trojan, potenziando anche i poteri degli avvocati.
Tuttavia non mancano le critiche specie sotto il profilo della tutela della privacy. Ciò perché, tra le altre cose, la riforma prevede la creazione di un archivio digitale con le comunicazioni telefoniche, i video e ogni altro elemento a disposizione della Procura e sotto la diretta vigilanza dei pm che però contestano la mancanza di strumenti tecnici adeguati a salvaguardare i dati sensibili.
Il riversamento dei dati nell’archivio digitale, dunque, è il tema centrale e più controverso. Ma vi sono altre “zone d’ombra”: l’utilizzo del materiale intercettato per procedimenti diversi da quelli per i quali è stato raccolto. Questa pratica è vietata tranne che in due ipotesi che sono l’arresto in flagranza di reato e quando si sarebbe potuto procedere a prescindere dal materiale ascoltato.
Qui di seguito tutte le novità della riforma per pm e avvocati difensori.
Intercettazioni: cosa cambia?
Il ddl sulle intercettazioni va a modificare la legge Orlando entrata in vigore durante il Governo Gentiloni e si applicherà alle fattispecie iscritte nel registro dei reati a partire dal 29 febbraio 2020.
La novità più rilevante riguarda l’incremento delle funzioni del pubblico ministero. Spetterà ai pm – e non più alla polizia giudiziaria – determinare e scegliere cosa è rilevante per le indagini e cosa non lo è. Inoltre la riforma dà impulso alla digitalizzazione del procedimento: tutti gli atti relativi al materiale intercettato dovranno essere depositati in via telematica, in un deposito digitale creato ad hoc presso la Procura della Repubblica. Nel registro verranno annotate anche data, ora e durata delle eventuali consultazioni del materiale raccolto. Tuttavia diversi magistrati ritengono che manchino strumenti tecnici, fondi e spazi per poter implementare e gestire l’archivio con tutte le informazioni in formato digitale.
Altro aspetto di grande rilievo è il potenziamento del ruolo degli avvocati difensori: costoro potranno prendere visione dei fascicoli, ascoltare le conversazioni ed estrarre copia senza i limiti della legge Orlando; sarà possibile anche eseguire trasposizioni del materiale intercettato su altri supporti.
La riforma prevede l’utilizzo di trojan – ovvero dei virus-spia – per le indagini sui reati con pena detentiva superiore a 5 anni commessi da pubblici ufficiali e incaricati di un pubblico servizio.
Cambiano anche le disposizioni riguardo i giornalisti che pubblicano intercettazioni o parti di esse: non sarà più considerato violazione del segreto d’ufficio.
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