L’articolo presenta un breve commento agli obiettivi principali della Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 25 settembre 2015.
Indice
1. Lo sviluppo secondo l’Agenda
La parola “terra” fa rima con “serra” e contiene “arte”: la terra è una serra di cui prendersi cura con arte, l’arte del vivere, perché a nessuno appartiene ma le si appartiene e insieme la si mantiene.
Rispettare la Terra è rispettare sé stessi. Bisogna tenere conto anche delle “nuove forme di disagio psicologico scatenato dalla crescente consapevolezza dei problemi ambientali e del cambiamento climatico. Coloro che soffrono della denominata eco-ansia, infatti, possono provare sentimenti di impotenza, tristezza o rabbia di fronte agli impatti distruttivi delle attività umane sull’ambiente. Questa ansia deriva anche dalla frustrazione verso le risposte politiche e sociali che possono apparire inadeguate o troppo lente” (cit.). Così si applica l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile di cui si parla tanto ma di cui si ignorano il contenuto e la portata.
Il 25 settembre 2015 l’Italia ha sottoscritto la Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU, intitolata “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”, denominata comunemente “Agenda 2030”, in cui sono riassunti tutti gli impegni internazionali, anche precedenti, per lo sviluppo sostenibile in 17 obiettivi e 169 target o sotto-obiettivi.
Si possono leggere i capisaldi aggiungendo il pensiero di esperti sulle relative materie.
“Persone: […] assicurare che tutti gli esseri umani possano realizzare il proprio potenziale con dignità ed uguaglianza in un ambiente sano” (dal Preambolo dell’Agenda 2030). La dignità, per tre volte menzionata nell’Agenda, è il primo valore umano e richiama i principali atti internazionali, quali la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia. Oggi la dignità umana è sempre più minata e la sua tutela richiede ancor di più prevenzione e sinergia, soprattutto per le insidie del mondo online caratterizzato da forme di “povertà e fame”. “Il danno più grave connesso con l’abuso online è che questo materiale rimarrà accessibile per sempre. Esistono senz’altro misure in grado di sopprimere una foto o un video, ma è sufficiente che una persona abbia scaricato il materiale sul proprio computer affinché esso possa essere pubblicato nuovamente. La persona che ha subìto l’abuso viene quindi sottoposta a molteplici sofferenze; non può sapere chi ha accesso a questo materiale e chi possiede una sua foto molto intima”[1].
“Prosperità: Siamo determinati ad assicurare che tutti gli esseri umani possano godere di vite prosperose e soddisfacenti e che il progresso economico, sociale e tecnologico avvenga in armonia con la natura” (dal Preambolo dell’Agenda 2030). Sin dagli albori, dopo la soddisfazione dei bisogni primari l’uomo ha teso verso l’armonia, letteralmente “accordo, proporzione”, tanto che “armonia” ha la stessa radice etimologica di attività umane quali l’arare, l’arte, l’aritmetica. Ada Fonzi, esperta di psicologia dello sviluppo, chiosa: “Al di là della mera dimensione estetica, il bello esercita un effetto positivo sul nostro equilibrio psico-fisico. Perché, quando viene da dentro, richiama un concetto morale di ordine e armonia imprescindibile”.
“Pace: Siamo determinati a promuovere società pacifiche, giuste ed inclusive che siano libere dalla paura e dalla violenza. Non ci può essere sviluppo sostenibile senza pace, né la pace senza sviluppo sostenibile” (dal Preambolo dell’Agenda 2030). La pace è l’obiettivo che rappresenta il superamento, la sublimazione della natura animalesca e aggressiva dell’uomo, che conosce e riconosce l’altro, che non lo deve temere ma tenere con sé, non lo deve avversare ma conservare per sé, perché da ogni altro dipende la propria vita. E in questo riveste un ruolo fondamentale l’educazione che non è repressione o oppressione, ma presenza di un educatore e preparazione di un educando e viceversa e, pertanto, una relazione. La cosiddetta eclissi dell’idea di autorità, dal verbo latino “augere”, “far crescere”, ha portato effetti nefasti. Fulvio Scaparro, psicologo e psicoterapeuta, mette in guardia: “Non liquidiamo alcuni gravi episodi mettendo in campo la solita «teoria dei quattro gatti» ignoranti che non sanno quel che dicono. Certi eventi meritano vigilanza, controllo e pensieri non frettolosi”.
“Deliberiamo […] di proteggere i diritti umani e promuovere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne e delle ragazze” (Agenda 2030, n. 3). In questa proposizione e in tutto il testo dell’Agenda non si parla di diritti delle donne e di protezione delle donne, bensì si rimarca la necessità di promuovere l’emancipazione e la distinzione tra donne e ragazze. In questo processo rivestono un ruolo di protagonismo le donne stesse che devono essere le prime a emanciparsi da stereotipi e mode. Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini, consulenti familiari e formatori, sottolineano: “[…] è la donna che fa più uomo il suo uomo, è l’uomo che fa più donna la sua donna. Nel rispetto reciproco. Siamo chiamati a celebrare la ricchezza del femminile e del maschile, non a pretendere comportamenti standard in forza di stereotipi vincenti”.
“[…] che tutti i discenti acquisiscano la conoscenza e le competenze necessarie a promuovere lo sviluppo sostenibile, anche tramite un educazione volta ad uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità di genere, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile” (punto 4.7 Agenda 2030). “[…] la musica come uno strumento per socializzare, favorire le relazioni e l’integrazione, conoscersi e comunicare, in sintesi crescere. Fare musica con le mamme in dolce attesa, i neonati, i bambini, gli adolescenti e gli adulti, permettere loro di esprimersi attraverso essa, significa formare “persone musicali” capaci di ascoltare, condividere ed emozionarsi. Con la musica la persona vive su di sé la scansione del tempo, il sapersi muovere all’interno di uno spazio condiviso, il rispetto di se stesso, del proprio ruolo e di quello degli altri” (come dicono esperte di musica). La musica, poiché mette in relazione la persona con se stessa e con gli altri, favorisce l’orientamento educativo auspicato dall’Agenda 2030. A maggior ragione bisogna favorire un approccio precoce dei bambini alla musica.
“Immaginiamo un mondo libero dalla paura e dalla violenza. Un mondo universalmente alfabetizzato. Un mondo con accesso equo e universale a un’educazione di qualità a tutti i livelli, a un’assistenza sanitaria e alla protezione sociale, dove il benessere fisico, mentale e sociale venga assicurato” (Agenda 2030, n. 7). I bambini, in particolare, hanno bisogno e diritto di sognare: “[…] il sogno ha un’importante funzione evolutiva. È probabile che permetta di attivare la capacità di imparare a imparare, cioè analizzare le esperienze, i cambiamenti che ci circondano e di adattarci a essi in una sorta di continuo aggiornamento del cervello, come i software dei nostri computer. Un’altra probabile funzione è la rielaborazione continua dei contenuti che apprendiamo durante la veglia, sia consci sia inconsci, favorendo un equilibrio emotivo e di vita fondamentali per ognuno di noi” (Filippo Tradati, medico e docente universitario).
“Il mondo che immaginiamo è un mondo dove vige il rispetto universale per i diritti dell’uomo e della sua dignità, per lo stato di diritto, per la giustizia, l’uguaglianza e la non-discriminazione; dove si rispettano la razza, l’etnia e la diversità culturale e dove vi sono pari opportunità per la totale realizzazione delle capacità umane e per la prosperità comune. Un mondo che investe nelle nuove generazioni e in cui ogni bambino può crescere lontano da violenza e sfruttamento. Un mondo in cui ogni donna e ogni ragazza può godere di una totale uguaglianza di genere e in cui tutte le barriere all’emancipazione (legali, sociali ed economiche) vengano abbattute. Un mondo giusto, equo, tollerante, aperto e socialmente inclusivo che soddisfi anche i bisogni dei più vulnerabili” (Agenda 2030, n. 8). Crescere è diritto e dovere di ognuno. Lo psicologo e psicoterapeuta Fabrizio Fantoni spiega: “La crescita è un’avventura emozionante e attraente per i più, ma è talvolta accompagnata dal timore di perdere per sempre qualcosa. Ad esempio le sicurezze dell’infanzia, quando, al riparo dei genitori, le responsabilità sono poche e tutto sembra facile, dalle amicizie al successo scolastico. Affrontare il futuro vuol dire lasciare le certezze di un mondo conosciuto […] per entrare in una realtà incognita”.
“Potenziare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo” (obiettivo n. 11.4 Agenda 2030). Bisogna rammentare che “patrimonio” è tutto ciò che è lasciato dai padri e che la dicotomia o, addirittura, contrapposizione tra cultura e natura è solo un artificio creato nel tempo dall’uomo stesso, mentre nelle civiltà passate vi era identificazione come si può ricavare dall’arte e dall’architettura. Etimologicamente “natura” deriva da nascere e “cultura” da coltivare: sono così la vita stessa e l’essere umano. Secondo una parte dell’etimologia “uomo” deriva da “humus”, terra: l’uomo deve recuperare questa sua origine e l’umanità, intesa quale insieme delle caratteristiche della specie umana e quale intera famiglia umana. Lo psicoterapeuta Claudio Risé esplica: “Leonardo parlava di «necessità» come «misura e maestra» della vita umana. Per vivere una vita equilibrata non si possono non riconoscere i limiti posti dal mondo naturale attorno a noi, dalla stessa presenza degli altri. E si riferiva anche ai limiti della nostra natura umana, che devono essere affrontati con l’impegno e con la fatica, ma rispettando una natura che rimane sovrastante le nostre capacità, senza rinunciare alla fatica, all’impegno, allo sforzo. Anche perché, senza fatica, impegno, esercizio, alla fine l’uomo perde competenze e capacità. Se usiamo sempre il navigatore per trovare la strada, non saremo più capaci di orientarci da soli”. Cultura e natura, cultura è natura, questa la direzione dell’art. 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Ed anche dell’art. 29 par. 1 lettera e della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, in cui si legge “inculcare nel fanciullo il rispetto per l’ambiente naturale”, a chiusura degli obiettivi educativi.
“[…] dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto” (obiettivo n. 12.3 Agenda 2030). Interessante la storia dell’alimentazione, per comprendere come il cibo sia stato importante nelle religioni e nelle varie civiltà, come il cibo sia essenziale nello sviluppo psicofisico di ogni persona (a cominciare dall’allattamento materno, di cui si parla pure nell’art. 24 par. 2 lettera e della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia), come sia nato e sia stato affrontato lo spreco alimentare sino alla Prima Giornata europea contro lo spreco nel 2010, seguita dall’istituzione, nel 2014, della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare e successivamente dalla legge contro lo spreco alimentare, la legge 19 agosto 2016 n. 166 “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”. Il giornalista Matteo Mascia scrive: “[…] oggi sappiamo in modo scientifico che, per esempio, produrre e mangiare carne ha un impatto ambientale, in termini di consumo di terra, acqua e di emissioni, molto maggiore rispetto ad altri prodotti alimentari come legumi, verdura, frutta e gli stessi latticini. […] È del tutto evidente che la nostra dieta dovrà cambiare per ridurre l’impronta ecologica sul pianeta. Anche perché l’alto impatto attuale dei sistemi alimentari non potrà che aumentare come conseguenza del miglioramento delle condizioni di vita e, dunque della dieta alimentare, di molti popoli in Asia, America Latina, Africa. La questione della produzione alimentare va affrontata prima di tutto dal punto di vista della lotta allo spreco alimentare”.
“Porre fine all’abuso, allo sfruttamento, al traffico di bambini e a tutte le forme di violenza e tortura nei loro confronti” (obiettivo 16.2 Agenda 2030). L’abuso è un uso eccessivo, illecito o arbitrario di qualcosa: ed è quello che si fa con i mezzi digitali e la connessione Internet. “Non si incontrano facilmente genitori che non siano preoccupati per l’uso che potrebbe essere fatto di Internet da parte dei figli, e in particolare per la presenza diffusa sulla rete di immagini pornografiche. Quello che è preoccupante nel privato e per la famiglia, assume dimensioni terrificanti quando si guarda ai numeri globali e ci si rende conto della vastità e della multiformità del problema. […] Si può certamente affermare che Internet offre grandi possibilità, vantaggi e comodità, ma indubbiamente porta anche grandi rischi per la sicurezza, espone a truffe economiche, e a pericoli anche per l’integrità e la dignità delle persone, con speciale riferimento ai bambini, che non dispongono degli strumenti per difendersi. Essi sono così minacciati da nuove forme di abuso, come cyberbullismo (l’uso delle nuove tecnologie per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone), cybergrooming (adescamento sessuale attraverso la rete), sexting (invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite Internet o telefono cellulare) e sextortion (pratica spesso usata da cyber criminali per estorcere denaro alle vittime: il malintenzionato contatta la vittima, la convince a farsi mandare foto e video sessualmente espliciti e poi chiede un riscatto per non rendere pubblico questo materiale)”[2].
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2. Lo sviluppo oltre l’Agenda
“Ci impegniamo affinché vi sia un’educazione di qualità a tutti i livelli (scuola primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado, università e formazione tecnica e professionale). Tutte le persone a prescindere dal sesso, dall’età, dalla razza o dall’etnia, persone con disabilità, migranti, popolazioni indigene, bambini e giovani, specialmente coloro che si trovano in situazioni delicate, devono avere accesso a opportunità di apprendimento permanenti che permettano loro di acquisire gli strumenti e le conoscenze necessarie per partecipare pienamente alla vita sociale” (Agenda 2030, n. 25). Ci si adopera per la qualità di vita ma non altrettanto per l’educazione di qualità che è alla base della prima. Eloquente la descrizione di Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta: “La scuola non è un luogo di missione, ma di convivenza rispettosa e pacifica, un luogo di co-educazione. E se a davanti a loro ci sono adulti che sanno educare, i bambini non rimarranno confusi”.
Anche in base all’art. 34 Cost. comma 1 bisogna: “Trasformare la scuola in un luogo democratico e aperto; Seguire bisogni e interessi di bambini e bambine; Acquisire competenze nella progettazione dell’ambiente come terzo educatore” (cit.). L’istruzione di qualità richiede agli insegnanti preparazione, progettazione, programmazione, personalizzazione delle attività, sin dalla scuola dell’infanzia, la prima fondamentale scuola che non è basata sull’improvvisazione o solo sul fare il girotondo. Come nella scuola dell’infanzia, tutta la scuola dovrebbe puntare sulla creatività. La creatività è fonte di lavoro e futuro (Agenda 2030, n. 8.3: “la creazione di posti di lavoro dignitosi, l’imprenditoria, la creatività e l’innovazione”). Quel “rinnovamento dell’istruzione” di cui si parlava già nell’“Agenda Seoul: obiettivi per lo sviluppo dell’educazione all’arte” (2010).
Per offrire un’istruzione di qualità tra le varie metodologie si adottano le mappe, tra cui quelle mentali. “Le mappe mentali sono da considerarsi come una tecnica di scrittura visuale per stimolare e mettere a frutto le risorse mentali, le capacità creative e i processi associativi che ci permettono di strutturare e ristrutturare idee” (cit.). Insegnare le (per) mappe mentali corrisponde all’impartire orientamento e consigli per l’esercizio dei diritti dei bambini di cui si parla nell’art. 5 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, perché rappresentano mappe esistenziali ed essenziali.
Tra le “avanguardie educative” vi è pure l’Outdoor Education (si vedano le “Linee guida per l’implementazione dell’Idea Outdoor Education”, 2023): “Il focus di questo modo di fare scuola, non è tanto il semplice “uscire”, ma il riflettere sulle esperienze svolte in esterno, il che comporta una connessione continua delle varie fasi, fatte di uscite e rientri, teoria e pratica, previsione e progettazione delle esperienze, momenti di monitoraggio, valutazione critica e documentazione, stimolo esperienziale, e altro ancora. La ”Outdoor Education” offre un pensiero pedagogicamente fondato rispetto al valore educativo del rapporto globale tra uomo e ambiente naturale in relazione ai diversi contesti, situazioni, età dei soggetti. Non si tratta di un’ulteriore e separata educazione rispetto a quella tradizionale, ma di una modalità diversa di fare scuola, riconciliando i tempi dell’apprendimento con quelli dell’esperienza, assumendo l’ambiente esterno come normale-naturale ambiente di apprendimento in connessione e continuità con l’ambiente interno” (il divulgatore Claudio Garrone). Non dovrebbe essere necessario parlare di “Outdoor Education” perché, in realtà, dovrebbe essere istruire secondo gli articoli 28 e 29 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e secondo i diritti naturali dei bambini, e tutta la scuola dovrebbe essere un’outdoor education.
“Ci impegneremo ad assicurare ai bambini e ai giovani un ambiente stimolante per la piena realizzazione dei loro diritti e la messa in pratica delle loro capacità, aiutando i nostri paesi a beneficiare del dividendo demografico attraverso scuole sicure, comunità coese e le famiglie” (Agenda 2030, n. 25). Don Antonio Mazzi, fondatore di comunità di recupero, sui suicidi giovanili: “Quelle morti spiazzano sempre tutti perché non offrono segnali razionali. Bisogna ascoltarli e capirli. […] Improvvisi, nel momento meno immaginabile, mai giustificabili, oppure giustificati con due righe due su un pezzetto di carta. “Ero stufo”, “Non mi piacevo”, “Scusatemi”. Poi arrivano i genitori distrutti, gli insegnanti spaventati, i compagni stravolti. Parliamo sempre delle compagnie sbagliate, di anfetamine, dell’alcool, di tutto quello che volete. Ma per qualcuno la vera compagna coccolata, preparata, sognata nel mistero più totale, è lei: la morte”. I giovani hanno bisogno di sprono e speranza: Rosario Livatino, giovane giudice ucciso dalla mafia per fermarlo e metterlo a tacere, ma la sua voce e il suo operato continuano a farsi sentire costituendo un esempio per i giovani, soprattutto in mezzo alle difficoltà. Giovani, fondo di risorse e libertà da custodire e su cui investire: bisogna guardarli di più e aiutarli a guadare la loro vita.
“Lavoreremo per costruire economie dinamiche, sostenibili, innovative e incentrate sulle persone, promuovendo in particolare l’assunzione di giovani impiegati” (n. 27 dell’Agenda 2030). “È triste constatare come, sempre più spesso, persone molto avanti negli anni sembrino incapaci di «lasciare spazio» perché altri possano subentrare. Esse si attaccano con morbosità al proprio incarico, al posto di comando, senza rendersi conto che è giunto il momento di «passare il testimone». Anche questa è una sconfitta educativa, forse la più grave, specie in questa drammatica crisi occupazionale che penalizza i più giovani, pur capaci e in grado di assumere incarichi di responsabilità” (lo studioso gesuita Giovanni Cucci). Quando si parla di “solidarietà intergenerazionale” bisogna ricordare che questa presuppone la bilateralità.
“Ci impegniamo a promuovere la comprensione interculturale, la tolleranza, il rispetto reciproco, insieme a un’etica di cittadinanza globale e di responsabilità condivisa. Prendiamo atto della diversità naturale e culturale del mondo, e riconosciamo che tutte le culture e le civiltà possono contribuire a, e sono attori fondamentali per, lo sviluppo sostenibile” (Agenda 2030, n. 36). Si sta passando dalla “società liquida” alla “liquidazione della società”. Per quanto la cultura sia mutevole non si può distruggere e vanificare la “cultura umana”: generare vita e accudire i piccoli, ovvero libertà e responsabilità, due volti imprescindibili e ineludibili dell’amore. Il sociologo Vittorio Filippi commenta lo stato attuale: “Chi si appella alla crisi economica si nasconde dietro una foglia di fico. Il fenomeno della “de-nuzialità”, già rilevato agli inizi degli anni Sessanta, ha radici culturali. Se così non fosse, passata la crisi i matrimoni dovrebbero tornare a crescere, cosa che non credo accadrà. Negli anni Cinquanta del secolo scorso (non a caso soprannominato la golden age del matrimonio) le nozze erano un obiettivo a lungo termine socialmente riconosciuto, oggi invece, in una società liquida che insiste sull’io a detrimento del noi, la coppia è divenuta un qualcosa di sperimentale e individualizzato, che procede per tentativi ed errori. […] Di questo passo, però, si corre il rischio di amare l’idea dell’amore e non la persona in sé, col risultato di incappare in un rapporto competitivo e stressante che, privo del confronto diretto, volgerà inevitabilmente al termine qualora non soddisfi più i diretti interessati”.
La comprensione, la tolleranza e il rispetto, anche etimologicamente, presuppongono l’esistenza di due, di uno e di un altro, dell’alterità e dell’alienità. Sono da tutelare, pertanto, tutte le biodiversità umane, culturali e linguistiche, quale patrimonio immateriale. “Tutto deriva dal delirio di onnipotenza dell’uomo contemporaneo, che proprio perché può fare tutto pensa che non ci siano limiti – denuncia Claudio Risé –: la natura non deve porgli limiti, la fatica e l’impegno personale possono e devono essere evitati, e ogni mio desiderio può e deve avverarsi. Si perde così il rispetto della natura e dell’altro. Ma in questo si paga anche la dimenticanza di Dio, dell’Altro per eccellenza, che è un limite troppo grande per la voglia di onnipotenza dell’uomo contemporaneo. Purtroppo quest’uomo contemporaneo non comunica più con gli altri, vede solo la propria potenza, e quindi non riconosce la dignità dell’altro e della natura, ma ne fa quello che vuole”.
“Decidiamo di costruire un futuro migliore per tutte le persone, compresi i milioni a cui è stata negata la possibilità di condurre una vita decente, dignitosa e gratificante e raggiungere il loro pieno potenziale umano” (Agenda 2030, n. 50). Il futuro, anche se aleatorio, fa parte proprio dell’essere e, anche per questo, si parla di diritto al futuro. Significative, tra le tante, le parole usate nelle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione” (2012): “[…] aiutare i piccoli a crescere e imparare, a diventare più «forti» per un futuro che non è facile da prevedere e da decifrare”. Matteo Mascia aggiunge: “Il cambiamento climatico è inestricabilmente legato ad altri drammatici problemi globali, come la perdita di biodiversità, la scarsità idrica, l’emergenza alimentare, la riduzione delle terre coltivabili e, di conseguenza, alla lotta alla povertà e alla necessità di garantire un futuro equo e sostenibile per tutti. Per chi vive oggi e per chi verrà domani”. L’anelito al futuro ha sempre caratterizzato l’uomo facendogli compiere grandi opere ed è quella speranza che l’uomo deve riprendersi e ridare superando ogni pessimismo e nichilismo.
“Bambini e giovani uomini e donne sono agenti critici del cambiamento e troveranno nei nuovi obiettivi una piattaforma per incanalare le loro infinite potenzialità per l’attivismo verso la creazione di un mondo migliore” (Agenda 2030, n. 51). “Creazione di un mondo migliore” è da sempre l’orizzonte della filosofia (in primis Leibniz) e delle religioni. Nell’Agenda 2030 non si parla dell’aspetto religioso né sono state coinvolte le autorità religiose (tanto nella formulazione del documento quanto nelle responsabilità che ne conseguono) ma la sostenibilità, in realtà, implica valori religiosi, come il rispetto, la fratellanza, l’intergenerazionalità, la salvezza, la speranza. Perché la religiosità, la spiritualità sono innate nell’uomo e non si può trascurarle per quanto oggi le si ignori. Sono presenti anche nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, dal trinomio “felicità, amore e comprensione” nel Preambolo ai principi e obiettivi educativi espressi nell’art. 29. Perché l’infanzia rappresenta la sostenibilità, il meglio dell’umanità.
Già Maria Montessori: “Il bambino è un embrione spirituale delicato, ma capace di svilupparsi e di darci la tangibile prova della possibilità di un’umanità migliore. […] Il bambino costituisce insieme una speranza ed una promessa per l’umanità. Curando questo embrione come il nostro tesoro più prezioso, noi lavoriamo alla grandezza dell’umanità” (in “Educazione e pace”).
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Note
[1] Dagli atti del Congresso internazionale, presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma dal 3 al 6 ottobre 2017 in “La dignità dei minori nel mondo digitale”
[2] Dagli atti del Congresso internazionale, presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma dal 3 al 6 ottobre 2017 in “La dignità dei minori nel mondo digitale”
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