L’equo compenso – Scheda di Diritto

L’equo compenso rappresenta uno strumento di tutela economica per i professionisti, garantendo una retribuzione proporzionata al lavoro svolto.

Redazione 09/01/25

L’equo compenso rappresenta uno strumento di tutela economica per i professionisti, garantendo una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del lavoro svolto. Introdotto dal legislatore per contrastare il fenomeno dei contratti capestro, l’equo compenso mira a proteggere il libero professionista, spesso in una posizione di debolezza contrattuale rispetto al committente. La disciplina si è evoluta negli anni, acquisendo sempre maggiore rilevanza giuridica e sociale.

Indice

1. Fondamenti normativi


Il concetto di equo compenso ha trovato la sua prima definizione con la Legge n. 172/2017, che introdusse il principio secondo cui il compenso pattuito tra il professionista e il cliente debba essere proporzionato alla prestazione resa, evitando squilibri contrattuali. Successivamente, il Decreto Legge n. 148/2017 ha esteso la portata della disciplina, applicandola anche ai rapporti con grandi committenti, come banche, assicurazioni e pubbliche amministrazioni.
Con la Legge n. 49/2023, il legislatore ha ulteriormente rafforzato la tutela del professionista, definendo criteri chiari per l’equo compenso e ampliando il perimetro dei soggetti coinvolti.

2. Cosa si intende per equo compenso


L’equo compenso è un corrispettivo adeguato alla qualità e quantità del lavoro svolto, valutato in base a parametri oggettivi, come:

  • La complessità dell’attività professionale;
  • Il tempo impiegato;
  • La responsabilità assunta dal professionista;
  • Il rispetto dei parametri tariffari previsti per la specifica categoria professionale.

L’obiettivo è prevenire clausole vessatorie nei contratti tra professionisti e clienti economicamente più forti.

3. Ambito di applicazione


La disciplina sull’equo compenso si applica a diverse categorie di professionisti, tra cui:

  • Professionisti ordinistici: avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti, medici e altre professioni regolamentate da un ordine o collegio.
  • Professionisti non ordinistici: categorie che, pur non essendo organizzate in ordini professionali, svolgono attività intellettuali o tecniche riconosciute.
  • Freelance: lavoratori autonomi che operano in ambiti non regolamentati, come il settore digitale o creativo.

4. Rapporti contrattuali


Il principio di equo compenso si applica principalmente ai rapporti tra professionisti e:

  • Pubblica Amministrazione;
  • Grandi imprese;
  • Banche e assicurazioni.

Non riguarda, invece, i contratti stipulati con piccoli clienti o consumatori privati.

5. Clausole vessatorie


La normativa identifica come vessatorie tutte quelle clausole che:

  • Prevedono compensi sproporzionatamente bassi rispetto alla prestazione;
  • Attribuiscono al committente la possibilità di modificare unilateralmente il contratto;
  • Escludono la responsabilità del committente per inadempimenti;
  • Impongono al professionista obblighi accessori non giustificati dalla natura del contratto.

Le clausole vessatorie sono considerate nulle ai sensi dell’art. 13 della Legge n. 49/2023, senza invalidare l’intero contratto.

6. Controversie sull’equo compenso


In caso di controversie, il professionista può rivolgersi al giudice per chiedere la revisione del compenso. Il tribunale può:

  • Dichiarare nulle le clausole vessatorie;
  • Riconoscere al professionista un compenso adeguato alla prestazione svolta.

La giurisdizione competente varia a seconda del valore della controversia, ma generalmente è il giudice civile ad essere incaricato della risoluzione.

7. Obiettivi della normativa


La disciplina sull’equo compenso risponde a due esigenze principali:

  • Tutela economica: garantire ai professionisti un reddito adeguato, riducendo il rischio di sfruttamento economico da parte di clienti con maggiore potere contrattuale.
  • Valorizzazione della professionalità: riconoscere il giusto valore al lavoro svolto, promuovendo la qualità delle prestazioni professionali.

8. Criticità


Nonostante i progressi normativi, l’equo compenso presenta alcune criticità:

  • Difficoltà di applicazione: in alcuni settori è complesso definire parametri oggettivi per stabilire un compenso equo.
  • Mancanza di sanzioni efficaci: la normativa non sempre garantisce strumenti dissuasivi per scoraggiare clausole vessatorie.
  • Disparità di trattamento: i freelance e i professionisti non ordinistici spesso restano esclusi dalla piena applicazione della disciplina.

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