La convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (crpd)

La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità

L’UE ha aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) che è dunque vincolante nell’Unione Europea.

La Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (che da qui in poi verrà indicata come  CRPD) e il suo protocollo opzionale (A / RES / 61/106) adottata il 13 dicembre 2006 è stata aperta alla firma il 30 marzo 2007 ed è entrata in vigore il 3 maggio 2008.

Vale la pena di segnalare che il CRPD è stato il trattato internazionale ratificato più rapidamente. Si consideri infatti che dall’11 novembre 2016 hanno ratificato la Convenzione 168 Stati e l’UE.

La Convenzione  (CPRD ) guida dunque la politica internazionale e  la legislazione degli  Stati aderenti allo stesso trattato in materia di disabilità, promuovendo la cooperazione internazionale, al fine di promuovere lo sviluppo inclusivo della disabilità e di costruire una società inclusiva.

Grazie all’attuazione della citata CRPD  sono state messe in atto strategie, politiche e programmi che promuovono l’uguaglianza, l’inclusione nella società e l’empowerment delle persone che vivono con uno o più tipi di disabilità e che secondo il Rapporto mondiale sulla disabilità pubblicato nel 2011 dall’’OMS e dalla Banca Mondiale sono oltre il 15% della popolazione  mondiale.

I diritti delle persone con disturbi mentali

V’è tuttavia da precisare che nonostante  la crescente consapevolezza sui diritti delle persone con disabilità, ancora oggi, milioni di persone con disturbi mentali in tutto il mondo continuano a soffrire per l’impossibilità di accedere a cure sanitarie di qualità.

I disturbi mentali sono di diverso tipo  ed includono depressione, che colpisce circa 300 milioni di persone, per lo più donne, disturbo affettivo bipolare, schizofrenia e altre psicosi, demenza, disabilità intellettive e disturbi dello sviluppo incluso l’autismo.

Secondo il World Health Organizazion[1] i fattori determinanti della salute mentale e dei disturbi mentali includono non solo attributi individuali come la capacità di gestire i propri pensieri, emozioni, comportamenti e interazioni con gli altri, ma anche fattori sociali, culturali, economici, politici e ambientali come politiche nazionali, protezione sociale, standard di vita, condizioni di lavoro e supporto della comunità. Inoltre, fattori che contribuiscono ai disturbi mentali sono anche lo stress, la genetica, la nutrizione, le infezioni perinatali e l’esposizione ai rischi ambientali

Oggi esistono strategie efficaci per prevenire disturbi mentali e trattamenti efficaci per alleviare la sofferenza causata da tali disturbi ma in ciò l’assistenza sanitaria e i servizi sociali hanno un ruolo fondamentale e devono essere in grado di garantire cure adeguate ed assistenza. Gli studi ci dicono ad esempio che i programmi di prevenzione riducono la depressione, sia per i bambini che per gli adulti (a titolo esemplificativo e non esaustivo sia bastevole considerare per i primi, la protezione e il sostegno psicologico nei casi di abusi fisici e sessuali e per i secondi l’assistenza psicosociale dopo disastri e conflitti).

Sempre secondo il citato  world Health organizazion, i sistemi sanitari non hanno ancora risposto adeguatamente al problema dei disturbi mentali. Sicchè, il divario tra la necessità di trattamento e la sua offerta è ancora  ampio in tutto il mondo. Nei paesi a basso e medio reddito, la percentuale delle persone con disturbi mentali che non riceve alcun trattamento per il loro disturbo oscilla tra il 76% e l’85% ed in quelli ad alto reddito, tra il 35% e il 50%. A ciò deve aggiungersi in molti casi  la scarsa qualità delle cure di  coloro che ricevono un trattamento.

Le persone con malattie mentali hanno necessità non soltanto di supporto sociale e assistenza ma spesso anche di sostegno per accedere a programmi educativi necessari alle loro esigenze  per trovare lavoro, alloggio e potersi integrare nella società.

Il piano d’azione per la salute mentale dell’OMS per il 2013-2020, approvato dall’Assemblea mondiale della sanità nel 2013, riconosce il ruolo essenziale della salute mentale nel raggiungimento della salute per tutte le persone. Il piano include 4 obiettivi principali:

  • “leadership e governance più efficaci per la salute mentale;
  • la fornitura di servizi completi e integrati di salute mentale e assistenza sociale in contesti basati sulla comunità;
  • l’attuazione di strategie per la promozione e la prevenzione;
  • sistemi d’informazione rafforzati, prove e ricerca”

L’auspicio è quello di vedere realizzati tali obiettivi, nel più breve tempo possibile in particolare nel nostro Stato, dove, anche sotto il profilo legislativo, si rendono necessari interventi mirati al potenziamento della rete dei servizi al fine di garantire prevenzione, assistenza e  cura  alle persone con disabilità mentale. Ciò, anche  in considerazione del fatto che- come risulta dal  Rapporto Annuale ISTAT 2018, l’Italia è il secondo Paese più vecchio del mondo, con una stima di 168,7 anziani ogni 100 giovani ed in un futuro oramai non molto lontano la popolazione sarà costituita prevalentemente da persone anziane, con le ovvie problematiche di disabilità mentale  derivanti dall’età.

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Negli ultimi anni il principio di bigenitorialità rappresenta sempre più il principale punto di riferimento per tutti coloro che, a vario titolo, sono chiamati a confrontarsi con la crisi della famiglia conseguente alla separazione dei genitori. La fine dell’unione di coppia deve preservare la responsabilità genitoriale e l’accesso dei figli ad entrambi i genitori e ad entrambe le stirpi, nonni e famiglie di origine. Si promuove così la qualità della funzione genitoriale e la lealtà dei figli verso la famiglia e le sue storie generazionali; non esclusivamente verso l’uno o l’altro dei mondi genitoriali. Il percorso della separazione evolve in tempi non brevi e passa attraverso varie fasi. Riguarda l’aspetto mentale, sia sul piano cognitivo che emotivo, la relazione con l’altro e con i figli e la riorganizzazione del funzionamento della famiglia anche nella quotidianità. Può dare luogo a conflitto anche di elevata intensità con il rischio di pregiudizio di un adeguato esercizio della responsabilità genitoriale in una fase molto delicata della vita della famiglia.È dunque maturata negli operatori – sia provenienti dalla cultura psicosociale che giuridica – la convinzione che la tutela giurisdizionale dei diritti non sia il modo più appropriato e completo per la neutralizzazione del conflitto familiare, mai comunque di prima scelta. Legislatore, giudici ed avvocati sono dunque alla ricerca di modalità alternative al processo che consentano una gestione più costruttiva del conflitto familiare, utile a salvaguardare il più possibile l’unità genitoriale al di là della separazione della coppia.Queste modalità alternative si sono articolate in tempi recenti in una tipologia di buone prassi nella composizione del contenzioso familiare tra loro anche molto diverse: tutte utili allo scopo, ma ciascuna nell’appropriato contesto. Il presente manuale si offre agli operatori come prima guida di consultazione entro questo panorama così eterogeneo per consentire un’adeguata opportunità di informazione e scelta alle parti.Cesare BulgheroniAvvocato, è professore a contratto del corso di diritto dell’ADR e di quello di tecniche di gestione dei conflitti presso la LIUC, Università Cattaneo di Castellanza, nonché professore a contratto presso l’Università dell’Insubria a Como del corso di diritti religiosi e mediazione familiare e comunitaria. È mediatore civile, commerciale e familiare, formato al metodo della coordinazione genitoriale. Docente accreditato al Ministero di Giustizia per la formazione dei mediatori ai sensi del DM 180/10. Consigliere dell’Ordine Forense di Varese per oltre un decennio. Si occupa professionalmente di mediazione e gestione dei conflitti dal 1998. Mediatore presso l’Ordine Forense di Milano, Busto Arsizio e Varese. Autore di numerosi lavori in materia di mediazione civile e familiare. Ricercatore e critico dei sistemi di soluzione delle controversie alternativi al giudizio ha preso parte a numerosi convegni e gruppi di lavoro in tema di alternative dispute resolution.Paola VenturaAvvocato mediatrice familiare e civile; è formata alla Pratica Collaborativa, nonché al metodo della Coordinazione Genitoriale. All’interno dello Studio Legale LA SCALA S.T.A.P.A. (di cui è fondatrice), svolge attività professionale nell’ambito del diritto di famiglia, family office e quale esperta ADR in generale. Da oltre vent’anni si occupa di gestione del conflitto, di mediazione e A.D.R., sia come mediatore che come formatore. È docente accreditato al Ministero di Giustizia per la formazione dei mediatori ai sensi del DM 180/10. È membro del comitato scientifico dell’Associazione dei professionisti collaborativi – AIADC. Ha svolto attività di formazione per numerosi enti (Università e Associazioni Forensi) nell’ambito della mediazione civile e familiare, e, più in generale degli strumenti ADR.Marzia BrusaPsicologa Esperta in Psicologia Giuridica. Consulente Tecnico d’Ufficio per il Tribunale di Varese e Consulente Tecnico di Parte sul territorio nazionale. Formata al metodo della Coordinazione Genitoriale. Socio fondatore dell’Associazione Italiana Coordinatori Genitoriali e membro del Consiglio Direttivo. Ha esperienza decennale all’interno dei Servizi Tutela Minori, dove ha gestito casi di famiglie con minori su provvedimento dell’Autorità Giudiziaria in ambito civile e penale. È una delle socie fondatrici dello studio Teseo – Centro di Consulenza per la Famiglia, dove lavora in collaborazione ad altre figure professionali (sociali, psicologiche e legali) per la presa in carico integrata dei nuclei familiari in situazioni di crisi. All’interno dello Studio svolge attività clinica, oltre che di supervisione e formazione. Si occupa in particolare di percorsi di valutazione e sostegno alle capacità genitoriali e alla gestione della co-genitorialità in regime di separazione o divorzio.

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[1] https://www.who.int/

Donatella Decaria

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