La Flat Tax: in cosa consiste e come dovrebbe modificare il regime fiscale?

Redazione 17/09/18
La Flat Tax è il nuovo sistema fiscale a cui sta lavorando il Governo ed è volto a far uscire il Paese dalla fase di stallo in cui si trova.

L’intenzione è quella di introdurre il nuovo regime già nella Legge di Bilancio del 2019, per cui i tempi risultano strettissimi. Si partirà inizialmente con la flat tax per i professionisti a partita IVA, per poi concentrarsi sulle imprese e infine, auspicabilmente solo nel 2020, ci si rivolgerà alle famiglie.

In cosa consiste la Flat Tax?

Il regime della c.d. tassa piatta consiste in una tassazione unica per tutti i contribuenti e un’aliquota molto bassa. La riforma è volta a diminuire il problema dell’evasione fiscale e aumentare gli introiti del Paese. Si è, pertanto, ipotizzato un aumento dei ricavi e dei compensi da 30.000/50.000 fino a 100.000 Euro.

Ciò significherebbe che se la nuova tassazione entrasse effettivamente in vigore con la nuova Legge del Bilancio del 2019, questa potrebbe essere così concepita: aliquota flat tax al 15% per chi ha ricavi fino 65.000 Euro; aliquota flat tax al 20% per le partite IVA fino a 100.000 Euro; aliquota al 5% per i giovani e le start up.

L’obiettivo rimane quello di facilitare l’adempimento contabile, sburocratizzando l’attività d’impresa.

Come funziona il nuovo sistema fiscale?

Il meccanismo non è progressivo a cui viene applicata un’aliquota unica al netto delle detrazioni o deduzioni. Di fatto, maggiore sarà il reddito e maggiore sarà l’imposta, uguale sarà l’aliquota da applicare a imprese, famiglie e professionisti.

Concentrandoci ora sulle imprese e sui professionisti a partita IVA la flat tax è composta da due aliquote: una al 15% che rimane fissa e riguarda solamente le società che pagano l’IRES; e un’altra al 15% e 20% per le partite IVA, le ditte individuali, persone fisiche, professionisti e imprese.

Quali sono gli eventuali svantaggi di tale riforma

Una volta che la manovra fiscale sarà varata, risulterà opportuno valutare se il regime risulti o meno conveniente. In alcuni casi potrebbe comunque rimanere più conveniente il regime ordinario, difatti, nell’ipotesi in cui un contribuente abbia molte detrazioni e abbatte Irpef o nel caso in cui abbia molte spese e gli convenga dedurle in maniera analitica, anziché a forfait. In ipotesi diverse potrebbero addirittura mancare i requisiti di legge, ad oggi infatti non bisogna corrispondere più di 5.000 Euro ai collaboratori e dipendenti, ovvero non avere più di 20.000 Euro di costi per i beni strumentali.

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