La raccolta dei rifiuti. Profili di diritto civile e penale

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Nella gestione dei rifiuti, per raccolta differenziata si intende un sistema di smaltimento in base alla classificazione dei materiali. La raccolta differenziata è stata introdotta nell’ordinamento giuridico interno, in ottemperanza alla direttiva europea 75/442 del 1975, con DPR 10 settembre 1982 n. 915. Il sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta che comporta dei costi elevati per gli utenti, è stato razionalizzato al fine di tutelare il diritto fondamentale alla salute dell’individuo, per garantire le esigenze igienico-sanitarie ed evitare l’inquinamento sul territorio locale. Nello specifico, la società che si occupa della raccolta porta a porta mette a disposizione dei cittadini buste ecosostenibili o mastelli per il deposito dei rifiuti: gli operatori ecologici ritireranno i rifiuti, debitamente esposti nelle adiacenze delle singole abitazioni, nei giorni lavorativi fissati dal Comune verificando la correttezza di separazione dei materiali. Nell’ipotesi in cui saranno riscontrate delle irregolarità, gli utenti saranno sanzionati con una multa da poche decine di euro a qualche centinaia.

La raccolta dei rifiuti porta a porta negli stabili condominiali

L’assemblea di condominio, attraverso una delibera approvata con il voto favorevole della maggioranza degli intervenuti che rappresentino almeno la metà del valore dell’edificio, regola il posizionamento dei mastelli per i rifiuti adibiti ad uso condominiale. I rifiuti dovranno essere riposti nei contenitori nel rispetto delle disposizioni di legge contenute nel decreto-legge n. 152 del 3 aprile 2006. In caso di violazioni, la Polizia locale recapiterà il verbale all’amministratore di condominio: unico responsabile nei confronti del Comune. La sanzione che varia tra i 25 e i 500 euro dovrà essere inserita nel bilancio e sarà soggetta a pagamento da parte di tutti i condomini, salvo che l’amministratore sia in grado di individuare il responsabile della violazione che pagherà per intero la multa.

Al fine di evitare che terzi depongano illecitamente rifiuti nei pressi del condominio, si rende necessario l’istallazione degli appositi contenitori nel cortile cui hanno accesso consentito solo i condomini. L’inerzia dell’amministratore che non richiede, a seguito di delibera assembleare, il posizionamento dei mastelli alla società incaricata della raccolta e smaltimento dei rifiuti comporta la responsabilità civile di cui all’art. 1218 del codice civile. Si tratta di responsabilità contrattuale secondo cui il debitore che non esegue con la diligenza del buon padre di famiglia la prestazione individuata nel mandato, è tenuto al risarcimento del danno cagionato al mandante salvo che non dimostri che il fatto è a sé non imputabile. Il condominio o i singoli condomini che saranno sanzionati ingiustamente, se terzi si renderanno colpevoli di gettare rifiuti nei pressi del condominio laddove manchino i cassonetti nel cortile, potranno adire l’autorità giudiziaria al fine di ottenere congruo risarcimento del danno a carico dell’amministratore inadempiente. L’art. 1130 del codice civile, infatti, nel disciplinare le attribuzioni dell’amministratore di condominio stabilisce nel comma 1 che questi deve eseguire le delibere assembleari e nel comma 2 che deve assicurare la corretta fruizione delle parti comuni ai singoli condomini.

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LE ORDINANZE SINDACALI IN MATERIA DI RIFIUTI

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La mancata raccolta dei rifiuti: interruzione di servizio di pubblica necessità. Profili di diritto penale

Il codice penale, nell’art. 331, stabilisce che l’imprenditore che esercita servizi pubblici o di pubblica necessità, interrompe o sospende il servizio compromettendone la regolarità, è punito con la reclusione da sei mesi a un anno e con la multa non inferiore a euro 516. La Corte di Cassazione penale, sez. VI, con sentenza n. 30749/2009 ha dichiarato che lo smaltimento dei rifiuti costituisce servizio di pubblica necessità e, pertanto, integra il reato di interruzione di servizio di pubblica necessità l’inadempimento dell’attività nel suo complesso (non rileva, ai fini della configurabilità del reato, il mancato smaltimento dei rifiuti in singole zone).

L’interruzione di servizio di pubblica necessità è un reato proprio: come ha osservato la Corte di Cassazione penale, sez. VI, con sentenza 5994/1996 si applicherà il reato meno grave di cui all’art. 340 c.p. se il fatto non è commesso dal soggetto che esercita l’attività di impresa. Peraltro, perché sia condannato alla pena della reclusione e della multa ex art. 331 c.p., l’imprenditore deve aver agito con dolo generico e quindi la volontà di interrompere o sospendere il servizio con la consapevolezza di turbarne la regolarità.

Si applicherà, invece, l’art. 340 del codice penale per il reato di interruzione di servizio di pubblica necessità a carico dell’amministrazione comunale che ometta di controllare la gestione della società appaltatrice.

Sia il sindaco che l’amministrazione comunale che l’imprenditore che esercita attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti potranno essere perseguiti penalmente per violenza privata ai sensi dell’art. 610 c.p. La fattispecie penale prevede la reclusione fino a quattro anni per chiunque, con violenza o minaccia, costringa altri a fare, omettere o tollerare qualche cosa. Potranno, pertanto, essere condannati se l’interruzione del servizio si protrarrà per giorni e giorni.

(segue)..profili di diritto civile

La mancata raccolta e smaltimento dei rifiuti per interruzione di servizio di pubblica necessità non implica soltanto conseguenze penali.

Sarà possibile presentare ricorso al TAR per vedere condannati, per danni causati alla vita da relazione, all’immagine, all’ambiente, sia le società appaltatrici che l’amministrazione comunale. Secondo la Cassazione Civile, sezioni unite, sentenza 28/06/2013 n. 16304, è competente il giudice amministrativo, in caso di richiesta di risarcimento danni per la mancata raccolta dei rifiuti. La lesione del diritto fondamentale dell’individuo e la mancata fruizione di un servizio che il cittadino paga legittima l’istanza di risarcimento danni.

A seguito dell’entrata in vigore del d.lgs. del 31 marzo 1998, n. 80, il servizio pubblico di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, è disciplinato dall’art. 33 lett. E) che attribuisce appunto la giurisdizione al giudice amministrativo; tale competenza è stata confermata anche dalla legge 123/2008 e dal nuovo codice amministrativo.

Peraltro, il cittadino potrà chiedere un abbattimento della tassa sui rifiuti (TARI) del 60% notificando diffida all’ufficio rifiuti del Comune di residenza: l’art. 59, comma 4 e 6, del d.lgs. n. 507 del 15.11.1993, norma istitutiva del tributo per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, stabilisce che in caso di carente o assente prestazione del servizio, la TARI potrebbe essere ridotta del 60% ovvero il relativo pagamento potrebbe essere addirittura sospeso.

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Simona Postorino

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