La ragione di siffatta decisione discende appunto dalla mancata approvazione della riforma dell’ordinamento penitenziario da parte del Consiglio dei Ministri.
L’UCPI ha rilevato in particolare, per un verso, che, pur tenendo conto dei pareri espressi dalla Commissione di Camera e Senato (ritenuti comunque non condivisibili), e pur mancando, allo stato, alcuni articolati importanti, come quelli relativi al lavoro e all’affettività, anch’essi licenziati dalle Commissioni Ministeriali, il Governo può e deve prendere un’immediata decisione sullo schema di decreto elaborato dal Ministero della Giustizia, che non può essere che quella di emanare immediatamente il decreto, in quanto lo schema di decreto è fedele alla delega ricevuta dal Parlamento, per altro verso, che il principio costituzionale volto alla rieducazione ed al reinserimento sociale rischia così di restare ancora una volta “inattuato” e di deludere le aspettative di tanti detenuti, le unanime richieste dell’Avvocatura, dei Garanti dei diritti dei detenuti e delle associazioni, nonché le sollecitazioni e le iniziative del Partito Radicale Nonviolento Transpartito Transnazionale, e di gran parte del mondo accademico e giudiziario.
Queste sono state dunque in sostanza le ragioni di questa mobilitazione unitamente alla ulteriore constatazione in base alla quale l’attuale situazione delle carceri dovrebbe indurre ad una tempestiva inversione di rotta, in quanto il sovraffollamento continua ad aumentare e le condizioni di vivibilità a diminuire, se non a precipitare del tutto in alcuni istituti, rendendo di fatto impossibile ogni forma di trattamento e di effettiva tutela della dignità del detenuto, sussistendo un dovere verso coloro che sono reclusi.
GIUNTA DELL’UNIONE DELLE CAMERE PENALI ITALIANE
Delibera del 23 febbraio 2018
La Giunta dell’Unione delle Camere Penali italiane
PREMESSO
che l’Unione delle Camere Penali Italiane ha partecipato fattivamente ai tavoli di riforma dell’ordinamento penitenziario, anche con il proprio Osservatorio Carcere, e ha svolto una lunga ed articolata riflessione, nel corso dell’elaborazione della riforma, attraverso proposte, confronti con la politica, delibere, documenti e dibattiti pubblici e congressuali;
RILEVATO
che il provvedimento adottato ieri dal Consiglio dei Ministri, pur non decretando il completo e definitivo fallimento della riforma penitenziaria, desta grandissima preoccupazione in quanto rinvia la possibile entrata in vigore dei decreti legislativi a dopo le elezioni, ponendo evidentemente a rischio la effettiva realizzazione di una riforma fondamentale nell’ambito della esecuzione penale e dell’ordinamento penitenziario che ha creato grandi e giustificate aspettative di adeguamento del sistema ai principi costituzionali;
che sia il Ministro della Giustizia Orlando che il Presidente del Consiglio Gentiloni, hanno reiteratamente e pubblicamente affermato che la riforma sarebbe stata certamente attuata rassicurando in ordine alla volontà politica di tale approvazione, ed alla sussistenza dei tempi tecnici e delle condizioni per la adozione di tale provvedimento;
che il Governo ha tuttavia, con tale provvedimento, dimostrato la propria debolezza, facendo di fatto prevalere i propri timori in tema di consenso elettorale, rispetto alla concreta realizzazione delle condivise scelte valoriali che avevano determinato l’approvazione della delega da parte del Parlamento e la susseguente convocazione degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale e la istituzione dei Tavoli per la elaborazione dei decreti attuativi, con il contributo di oltre 200 giuristi, così ignorando non solo l’impegno profuso in tali contesti ma anche la lunga attesa – dal 2013 ad oggi – di una riforma strutturale che ricucisse gli strappi emergenziali operati in questa materia dai primi anni ‘90 in poi;
che il principio costituzionale volto alla rieducazione ed al reinserimento sociale rischia così di restare ancora una volta “inattuato” e di deludere le aspettative di tanti detenuti, le unanime richieste dell’Avvocatura, dei Garanti dei diritti dei detenuti e delle associazioni, nonché le sollecitazioni e le iniziative del Partito Radicale Nonviolento Transpartito Transnazionale, e di gran parte del mondo accademico e giudiziario;
che anche le reiterate richieste di stralcio della riforma penitenziaria dal controverso contesto della riforma delle norme sostanziali e del processo penale, unanimemente formulate dall’UCPI e da più parti, sono state sempre disattese, con ciò ponendo in essere una colpevole, in quanto inutile ed ingiustificata, protrazione dei tempi di approvazione senza esito;
che occorre dare ulteriore appoggio e solidarietà alla lunga e civile protesta di Rita Bernardini e di oltre 10.000 detenuti che stanno attuando lo sciopero della fame, nonché alle manifestazioni delle Camere Penali territoriali, tra le quali quella di Napoli, che ha visto i legali in toga lungo le mura della Casa Circondariale di Poggioreale:
che è pertanto necessaria un’immediata presa di posizione dell’Avvocatura penale che unifichi e coordini gli sforzi di tutti coloro che vogliono l’attuazione della Riforma, dovendosi da un lato necessariamente ottemperare all’obbligo imposto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, da più di cinque anni, e risultando dall’altro evidente l’insuccesso di una politica esclusivamente carcerogena e carcerocentrica che, ponendosi in contrasto con il principio costituzionale dell’art. 27, colloca esclusivamente nell’esecuzione delle pene detentive le aspettative securitarie della intera collettività;
che, pur tenendo conto dei non condivisibili pareri espressi dalle Commissioni di Camera e Senato, e pur mancando, allo stato, alcuni articolati importanti, come quelli relativi al lavoro e all’affettività, anch’essi già licenziati dalle Commissioni Ministeriali, il Governo può e deve prendere un’immediata decisione sullo schema di decreto elaborato dal Ministero della Giustizia, che non può essere che quella di emanare immediatamente il decreto, in quanto lo schema di decreto è fedele alla delega ricevuta dal Parlamento;
che l’attuale situazione delle carceri dovrebbe indurre ad una tempestiva inversione di rotta, in quanto il sovraffollamento continua ad aumentare e le condizioni di vivibilità a diminuire, se non a precipitare del tutto in alcuni istituti, rendendo di fatto impossibile ogni forma di trattamento e di effettiva tutela della dignità del detenuto, sussistendo un dovere verso coloro che sono reclusi, destinatari da anni di promesse di legalità e che, nonostante tutto, oggi contestano civilmente adottando la protesta non violenta dello sciopero della fame che ha visto, purtroppo, la censura della Suprema Corte di Cassazione;
che l’UCPI ritiene di dover essere – come sempre – in prima linea nel richiedere il rispetto dei diritti di tutti, ed in particolar modo degli “ultimi”, e chiede, pertanto, l’immediata approvazione del decreto che rappresenta un primo passo verso una detenzione conforme ai principi costituzionali e convenzionali, proclamando una astensione dalle udienze come forma di contrasto alle scelte del Governo, e come ulteriore forma di stimolo e di pressione nei confronti del Governo e di tutte le forze parlamentari affinché si riprenda una politica riformatrice di attuazione dei principi della Costituzione e della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo;
che l’UCPI ritiene, altresì, necessario proclamare una giornata di mobilitazione nazionale per spiegare le ragioni della astensione e per riaffermare assieme a tutti coloro che in questi mesi si sono espressi a favore di una sollecita ed integrale approvazione dei decreti, il forte il dissenso dell’Avvocatura penale nei confronti di una politica che calpesta i diritti fondamentali dei detenuti, negando i principi propri della Costituzione e dei Trattati Internazionali da tempo sottoscritti dall’Italia, dovendo evidenziare invece come i dati statistici ministeriali sulla recidiva dimostrano come l’effettiva applicazione delle misure alternative, piuttosto che la indistinta carcerizzazione, costituisce un effettivo incremento della sicurezza di tutti i cittadini;
DELIBERA
nel rispetto del codice di autoregolamentazione, l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per i giorni 13 e 14 marzo 2018 nonché una giornata di mobilitazione nazionale ed una conferenza stampa da tenersi a Roma presso la sede dell’Unione delle Camere Penali, il 27 febbraio, alle ore 11.00 sollecitando la fissazione del Consiglio dei Ministri e la approvazione immediata della riforma;
DISPONE
la trasmissione della presente delibera al Presidente della Repubblica, ai Presidenti della Camera e del Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Giustizia, ai Capi degli Uffici giudiziari.
Roma, 23 febbraio 2018
Il Segretario Avv. Francesco Petrelli
Il Presidente Avv. Beniamino Migliucci
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