Linee guida AGCOM su verifica età e controllo parentale: minori e rischi del web

Come tutti i genitori del terzo millennio ben sanno, l’educazione dei figli oggi, oltre a tutte le tematiche tradizionali, si complica con una preoccupazione in più: il dilagare dei social network, il possesso di smartphone in minori in età sempre più precoce e il tema del dovere/potere di controllo parentale sulle strumentazioni elettroniche e sulla navigazione online. Fino a non troppi anni fa, un genitore si preoccupava del proprio figlio o figlia solo quando era fuori di casa, potendo rilassarsi e considerarsi al sicuro una volta che tutta la famiglia era all’interno delle mura domestiche. Gli sconosciuti potenzialmente pericolosi ne rimanevano al di fuori. Oggi i pericoli entrano nelle case attraverso il web, e un preadolescente chiuso in camera sua ma con un device connesso a Internet potrebbe essere considerato in pari pericolo che se stesse solo in una via deserta e malfamata.
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Indice

1. Gli strumenti già a disposizione per il controllo parentale


Ben consapevoli della tematica e dei problemi, anche in ordine a controlli e sanzioni da parte del Garante della privacy, le piattaforme social hanno tentato e continuano a implementare strumenti e restrizioni per impedire l’iscrizione e la creazione di profili da parte di minori, e in particolare di minori al di sotto dell’età legalmente riconosciuta per prestare il consenso digitale.
L’art. 8 del Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati Personali (GDPR) stabilisce che un minore può concedere validamente il consenso al trattamento dei propri dati personali solo se ha raggiunto almeno i 16 anni. In alternativa, il consenso può essere legittimato con l’autorizzazione della responsabilità genitoriale. Lo stesso articolo statuisce che gli Stati Membri possono fissare per legge un’età inferiore, e in Italia, l’art. 2-quinquies del D.lgs. 101/2018 consente l’espressione legittima del consenso al trattamento dei dati personali a partire dai 14 anni.
Tuttavia, la realtà ci dice che l’unico vero ostacolo all’accesso dei social da parte di minori di 14 anni sono genitori particolarmente restrittivi e sistemi di parental control a distanza, in quanto, malgrado gli sforzi delle politiche aziendali, dei termini d’uso dei siti e delle regolamentazioni emanate dalle piattaforme, i sistemi di verifica dell’età implementati si sono finora rivelati inefficaci: le statistiche ci dicono che l’88% dei minori di età compresa tra gli 11 e i 13 anni utilizza regolarmente i social network, un numero veramente sconfortante.
Le autorità garanti fanno il loro (ricordiamo il provvedimento adottato dal Garante italiano del 2021, che ha ordinato il blocco immediato dell’uso dei dati da parte di TikTok per gli utenti per i quali non fosse stata confermata con certezza l’età anagrafica), ma purtroppo non basta.


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2. Le linee guida di AGCOM


L’implementazione del Parental Control emerge come una risposta cruciale nel contesto delle attività online svolte dai minori. Il problema dell’age verification, ovvero la difficoltà nel verificare l’età degli utenti in Internet, si presenta come una sfida significativa. Questa sfida è intrinsecamente legata a questioni tecniche, poiché attualmente manca uno strumento ampiamente adottato dai siti web che agisca come filtro per i contenuti, limitando l’accesso dei minori a materiali non adatti alla loro età.
Le Linee Guida dell’AGCOM, enunciate con la delibera 9/2023, entrare in vigore il 21 novembre scorso, pongono una serie di obblighi sui fornitori di servizi di accesso a Internet, orientati all’effettiva implementazione di sistemi di Parental Control.
Con la delibera 9/23, l’AGCOM ha introdotto un decalogo per gli ISP (Internet Services Provider), che mira a incrementare quanto già disposto dall’articolo 7-bis del Decreto-legge 28/2020, intitolato “Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio”, che stabilisce l’obbligo per diversi soggetti, tra cui gli operatori telefonici, di attivare sistemi di “controllo parentale” o di filtraggio di contenuti inappropriati per i minori e di blocco di contenuti destinati a un pubblico di età superiore ai diciotto anni.
Le linee guida si applicano esclusivamente ai contratti stipulati con i consumatori, escludendo la clientela di tipo business e tra i punti fondamentali della delibera viene identificato un elenco di categorie di siti web che gli operatori devono impegnarsi a filtrare, basandosi sui contenuti disponibili. Questa lista include siti con contenuti pornografici, quelli che promuovono il gioco d’azzardo o la vendita di armi, nonché quelli che presentano o promuovono la violenza, l’odio, la discriminazione o pratiche nocive per la salute (i cosiddetti contenuti triggeranti, ad esempio quando si parla di disturbi del comportamento alimentare).
Un punto cruciale delle Linee Guida prevede che i sistemi di controllo parentale siano inclusi e attivati nelle offerte destinate ai minori (l’età minima per essere intestatari di una SIM è di 8 anni) e che solo i soggetti maggiori di età che esercitano la responsabilità genitoriale sul minore potranno disattivare, riattivare e configurare il sistema di filtro.
Secondo le linee guida, detto servizio di controllo dovrà essere gratuito per gli ISP, i quali dovranno fornire guide chiare e complete sull’utilizzo del controllo parentale sui propri siti web. L’attivazione, disattivazione e configurazione del parental control deve essere realizzata in modo semplice e intuitivo.
Infine, viene chiarito che il titolare del contratto ha la possibilità di configurare i contenuti soggetti a filtro, consentendo la personalizzazione delle categorie di contenuti inclusi nel parental control.

3. Considerazioni conclusive


In conclusione, le regole emanate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni costituiscono un passo significativo nell’ambito più ampio dell’Age Verification, fornendo indicazioni concrete e obblighi agli operatori di telefonia, reti televisive e comunicazioni elettroniche per la realizzazione di un sistema di controllo parentale efficace, come previsto dall’articolo 7-bis del Decreto-legge 28/2020.
Tuttavia, è essenziale sottolineare che il sistema di parental control delineato in queste disposizioni non risolve integralmente la complessa problematica dell’age verification su Internet. La limitazione all’accesso tramite connessione SIM, sebbene costituisca un passo in avanti, rimane facilmente eludibile, banalmente attraverso l’utilizzo di reti Wi-Fi. Allo stesso tempo, alcune criticità emergono sia nelle categorie di contenuti soggetti al blocco, che appaiono vaghe, sia nella delega a soggetti terzi per la compilazione delle liste di domini/sottodomini e contenuti da bloccare.
In questa prospettiva, emergono considerazioni cruciali che vanno al di là del quadro normativo. La soluzione più efficace e sostenibile sembra risiedere nella promozione di una cultura digitale attraverso la formazione di genitori e figli.
L’educazione e il dialogo, intesi come strumenti chiave, possono giocare un ruolo determinante nel favorire la consapevolezza e la responsabilità nell’uso delle risorse online.
La collaborazione tra istituzioni educative, famiglie e operatori del settore è essenziale per affrontare in modo olistico la sfida della tutela dei minori nel cyberspazio, promuovendo una navigazione sicura e consapevole. Solo attraverso un approccio integrato e collaborativo sarà possibile affrontare in maniera efficace le complesse dinamiche legate all’età e alla sicurezza online.

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Avv. Luisa Di Giacomo

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