Garante privacy, il richiamo ai giornali sul caso del neonato abbandonato ad Aprilia. Riflessioni su privacy, diritto di cronaca e interesse pubblico della notizia. Per un approfondimento sulla privacy, consigliamo il volume “Formulario commentato della privacy”
Indice
1. La vicenda del neonato di Aprilia
In quest’era dell’infodemia, in cui il confine tra informazione e voyeurismo sembra sempre più sfumato, la vicenda di Aprilia, ennesimo episodio in cui troppi sembrano confondere giornalismo con un reality show, ci disturba, ma non ci stupisce più di tanto.
La vicenda è nota: le telecamere di sorveglianza del pronto soccorso dell’ospedale di Aprilia hanno ripreso una donna nell’atto di abbandonare un neonato; in meno del tempo che si impiegherebbe nel dire “social network” il video è stato diffuso online, pubblicato da varie testate e giornali, forse troppo zelanti nel colmare l’appetito insaziabile del pubblico per il “dramma”. Le immagini hanno scatenato un inevitabile polverone, con relativa pioggia di commenti, perché se qualcuno ha inventato il mestiere di opinionista, chi siamo noi per non adeguarci e non esprimere la nostra opinione sui social, espressione massima della tendenza che pervade il nostro presente: avere il diritto di dire qualsiasi cosa, su qualsiasi tema, in qualsiasi momento. Del resto, esiste la libertà di parola, pare, e quanto è bella la nostra democrazia quando ci permette di avere i nostri cinque secondi di celebrità.
Al di là del merito del gesto, l’abbandono di un neonato, di cui si discorre e si commenta con lungimirante saccenza tra un sushi e un’apericena, il video ha suscitato un’ondata di polemiche proprio in merito alla sua diffusione. Mentre alcuni sostengono che la pubblicazione serve a informare il pubblico su un fatto di rilevanza sociale, altri evidenziano come questo gesto possa aver violato il diritto alla privacy della donna e del neonato, mettendo in luce un conflitto tra il diritto del pubblico all’informazione e il diritto individuale alla riservatezza.
Per fortuna a riportare un po’ di ordine nel caos ci pensa il Garante per la Protezione dei Dati Personali, che con il suo comunicato del 28 gennaio scorso ha prontamente reagito a questa situazione, richiamando all’ordine i media coinvolti. Sottolineando la gravità della violazione delle normative sulla privacy e delle regole deontologiche che regolano l’attività giornalistica, l’autorità ha messo in evidenza come, nonostante l’importanza del diritto all’informazione (su cui comunque qualche riflessione va fatta), sia fondamentale proteggere la sfera privata delle persone coinvolte, specialmente in momenti di vulnerabilità.
In questo contesto, il Garante ha evidenziato che le immagini, peraltro registrate per motivi di sicurezza, dunque con finalità del tutto diverse, non avrebbero dovuto essere trasmesse, in quanto lesive della dignità delle persone riprese: poche parole a metà tra una reprimenda e un monito ai media affinché mantengano un equilibrio delicato tra il dovere di informare il pubblico e il rispetto della privacy individuale. L’Autorità ha quindi invitato i media a un più rigoroso rispetto delle disposizioni in vigore, riservandosi di intraprendere azioni appropriate contro le testate che hanno trasgredito queste norme. Per un approfondimento sulla privacy, consigliamo il volume “Formulario commentato della privacy”
Formulario commentato della privacy
Aggiornata alle recenti determinazioni del Garante, l’opera tratta gli aspetti sostanziali e le questioni procedurali legati al trattamento dei dati personali e a tutte le attività connesse. La normativa di riferimento viene commentata e analizzata, con un taglio che rende il volume un valido strumento pratico per il Professionista che si occupa di privacy. L’analisi delle ricadute operative della normativa è integrata dalle specifiche formule correlate; questa combinazione costituisce il valore aggiunto dell’opera che ben può aspirare a diventare un riferimento per gli operatori del settore. Giuseppe Cassano Direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche della European School of Economics della sede di Roma e Milano, ha insegnato Istituzioni di Diritto Privato nell’Università Luiss di Roma. Avvocato cassazionista. Studioso dei diritti della persona, del diritto di famiglia, della responsabilità civile e del diritto di Internet, ha pubblicato oltre trecento contributi in tema, fra volumi, trattati, voci enciclopediche, note e saggi. Enzo Maria Tripodi attualmente all’Ufficio legale e al Servizio DPO di Unioncamere, è un giurista specializzato nella disciplina della distribuzione commerciale, nella contrattualistica d’impresa, nel diritto delle nuove tecnologie e della privacy, nonché nelle tematiche attinenti la tutela dei consumatori. È stato docente della LUISS Business School e Professore a contratto di Diritto Privato presso la facoltà di Economia della Luiss-Guido Carli. Ha insegnato in numerosi Master post laurea ed è autore di oltre quaranta monografie con le più importanti case editrici. Cristian Ercolano Partner presso Theorema Srl – Consulenti di direzione, con sede a Roma; giurista con circa 20 anni di esperienza nell’applicazione della normativa in materia di protezione dei dati personali e più in generale sui temi della compliance e sostenibilità. Ricopre incarichi di Responsabile della Protezione dei Dati, Organismo di Vigilanza e Organismo Indipendente di Valutazione della performance presso realtà private e pubbliche. Autore di numerosi contributi per trattati, opere collettanee e riviste specialistiche sia tradizionali che digitali, svolge continuativamente attività didattica, di divulgazione ed orientamento nelle materie di competenza.
A cura di Giuseppe Cassano, Enzo Maria Tripodi, Cristian Ercolano | Maggioli Editore 2022
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2. L’equilibrio tra privacy e diritto di cronaca: l’intervento del Garante
La vicenda di Aprilia solleva (di nuovo) la delicata questione dell’equilibrio tra l’esigenza di tutelare la privacy delle persone e il diritto di cronaca.
Da un lato, il diritto di cronaca è un pilastro fondamentale in una società democratica, permettendo ai media di informare il pubblico su eventi di rilevante interesse collettivo. Dall’altro, la privacy è un diritto umano fondamentale, riconosciuto, un po’ polveroso e spesso negletto, ondivago a dire poco, ma essenziale per la tutela dei diritti e delle libertà degli interessati, che protegge, tra l’altro, ciascun individuo dal rischio di esposizione pubblica non autorizzata, specialmente in situazioni di vulnerabilità.
Se il diritto alla privacy non è assoluto, e questo ormai già lo sappiamo, lo è ancora meno il diritto di cronaca, che oltre a dover rispettare i noti limiti di continenza, verità e interesse pubblico, da quando la stampa è passata da cartacea a online deve necessariamente spingersi oltre, valutando con attenzione caso per caso se una data notizia è veramente meritevole di pubblicazione e a quale costo.
Si sa, più la notizia è tragica (e di tragico in una donna che abbandona un neonato in ospedale ce n’è veramente parecchio) più i click aumentano, in un’assurda equazione per cui i titoli drammatici attirano più click e le storie più truculente o tragiche generano il maggior numero di interazioni (misterioso meccanismo psicologico in cui chi scrive non può addentrarsi, non avendo le competenze necessarie per farlo. Forse ci piace vedere che gli altri stanno peggio di noi, oppure le miserie umane altrui solleticano il nostro imperativo morale profondo, vero o presunto che sia).
Fatto sta che la domanda è lecita: è veramente di interesse pubblico vedere che una donna, una donna qualsiasi, non una persona politicamente esposta o famosa o per qualche altro motivo di interesse pubblico, sta compiendo un atto doloroso e drammatico? Dov’è la notizia, dov’è l’interesse del pubblico e se c’è (dove?) non dovrebbe essere bilanciato con l’esigenza di proteggere la dignità, la riservatezza e la reputazione della donna e perdere il confronto e quindi niente video Worldwide?
3. La Carta di Treviso
Ci sarebbe poi anche da tenere in conto la questione della Carta di Treviso, il codice deontologico dei giornalisti del 1990, che si riferisce specificamente ai minori. Vero è che il caso di Aprilia riguarda la protezione di una donna adulta, ma l’implicazione di un neonato potrebbe rendere la Carta particolarmente rilevante.
La Carta di Treviso stabilisce linee guida chiare per garantire che i diritti dei minori siano protetti nelle notizie e aggiungerei anche dalle notizie. Essa prescrive che i giornalisti debbano esercitare il massimo riguardo per evitare di causare ulteriori danni ai minori coinvolti in eventi di cronaca. Ciò include la non divulgazione delle loro identità, la cautela nel riportare dettagli che potrebbero portare alla loro identificazione e il rispetto del loro diritto a un futuro non pregiudicato dalla pubblicità data agli eventi che li coinvolgono.
Nel contesto del video diffuso, anche se il neonato non era il soggetto primario dell’immagine, la sua presenza in un contesto così sensibile solleva interrogativi sulla conformità alla Carta di Treviso. I media, nel loro compito di informare il pubblico, devono ponderare attentamente l’effetto che tali notizie potrebbero avere sui minori coinvolti, direttamente o indirettamente.
Ma forse, senza andare a scomodare la Carta, qui si tratterebbe solo di comune buon senso.
4. I pericoli dell’infodemia
Ancora, la vicenda di Aprilia apre una riflessione più ampia sull’era dell’infodemia in cui viviamo, quell’epidemia di notizie che spesso confonde più di quanto illumini e dove l’abbondanza di informazioni, spesso non filtrate, raggiunge rapidamente il pubblico attraverso i media e i social network.
In questo contesto, la domanda sorge prepotente e spontanea: ogni fatto è veramente di rilevanza sociale? È davvero necessario per la collettività conoscere dettagli intimi e personali, come nel caso di una donna, una persona qualunque, che abbandona suo figlio?
La tendenza a considerare ogni evento come notizia di interesse pubblico può portare a una sovraesposizione di informazioni, spesso a scapito della privacy e della dignità degli individui coinvolti. Nel caso dell’abbandono del neonato ad Aprilia, la questione non è tanto la rilevanza del fatto in sé, quanto il modo in cui viene trattato dai media. La divulgazione di un atto così personale e doloroso solleva dubbi sulla sua reale utilità per il pubblico e sulla potenziale violazione dei diritti della donna e del bambino coinvolti.
Questo ci porta a riflettere sulla responsabilità dei media nel discernere cosa sia veramente degno di nota e di interesse pubblico. Non ogni evento merita la stessa attenzione mediatica, e il ruolo dei media dovrebbe essere quello di informare il pubblico in modo responsabile, senza cadere nella trappola di una cronaca sensazionalistica che può avere ripercussioni negative sulle persone coinvolte.
5. Conclusioni
Il richiamo del Garante per la Protezione dei Dati Personali in questa vicenda serve come un promemoria che, nel contesto giornalistico, la libertà di stampa deve essere esercitata con una consapevolezza critica dei suoi impatti sulla privacy individuale. Ciò implica una riflessione profonda sulla necessità di bilanciare il diritto del pubblico all’informazione con il rispetto della vita privata delle persone coinvolte nelle notizie.
In conclusione, la vicenda di Aprilia non è solo un caso di privacy violata, ma deve essere per noi anche un campanello d’allarme su come consumiamo le notizie.
In un mondo dove ogni dettaglio può diventare uno spettacolo, il Garante per la Protezione dei Dati Personali emerge come il custode della saggezza, ricordandoci che, come diceva la divina Audrey, quasi sempre, meno è più e che forse è venuto il momento di chiedersi se veramente vogliamo essere sempre e solo quella società che guarda dal buco della serratura.
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