Matrimoni e Unioni Civili: il report Istat

Il 22 febbraio 2022 l’Istat ha pubblicato il report “Matrimoni, Unioni Civili, Separazioni e Divorzi – Anno 2020”, rendendo noti i dati, accompagnati da una compiuta analisi delle tendenze relative all’anno 2020, in cui è esordita la pandemia, dove i numeri delle nozze sono risultati quasi dimezzati. Calo registrato anche per le unioni civili.

Indice:

  1. L’impatto della pandemia su nozze e unioni
  2. Matrimoni con almeno uno sposo straniero
  3. Nozze tra stranieri
  4. Il rito civile
  5. Il regime della separazione dei beni
  6. La nuzialità tra i giovani
  7. Unioni civili
  8. I dati provvisori 2021
  9. L’età di sposi e uniti civilmente

L’impatto della pandemia su nozze e unioni

Nel 2020 è esordita la pandemia, impattando in modo significativo su molti aspetti esistenziali, incluse nozze e unioni. I matrimoni celebrati in Italia sono risultati il 47,4% in meno rispetto al 2019, e il calo si è verificato principalmente per le nozze con rito religioso (-67,9%) ed i primi matrimoni (-52,3%). Nei primi nove mesi del 2021 i dati provvisori hanno indicato, rispetto allo stesso intervallo temporale del 2020, un raddoppio dei matrimoni. Una diminuzione significativa si è riscontrata anche le unioni civili tra partner dello stesso sesso, che è stata pari al -33,0%.

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Matrimoni con almeno uno sposo straniero

Nel 2020 sono state celebrate 18.832 nozze con almeno uno sposo straniero, in diminuzione del 44,9% rispetto all’anno precedente. I matrimoni misti (in cui uno sposo è italiano e l’altro straniero) ammontano a oltre 14 mila (circa 10 mila in meno rispetto al 2019) e continuano a rappresentare la parte più consistente dei matrimoni con almeno uno sposo straniero: circa 8 matrimoni su 10 con almeno uno straniero sono costituiti da coppie miste. Oltre i tre quarti dei matrimoni misti riguardano coppie con sposo italiano e sposa straniera (pari all’11,2% delle celebrazioni a livello nazionale nel 2020). Le donne italiane che hanno scelto un partner straniero il 3,6% del totale delle spose. Le cittadinanze coinvolte sono molto diverse a seconda della tipologia di coppia considerata. Gli uomini italiani che nel 2020 hanno sposato una cittadina straniera hanno una moglie:

  • rumena nel 18,0% dei casi,
  • ucraina nel 14,9%,
  • russa nel 7,5%,
  • brasiliana nel 5,9%.

Le donne italiane che hanno contratto matrimonio con un cittadino straniero hanno invece più spesso sposi con cittadinanza:

  • marocchina (15,5%),
  • albanese (10,6%).

Nozze tra stranieri

L’Italia esercita attrazione per numerosi cittadini provenienti soprattutto da paesi a sviluppo avanzato che scelgono l’Italia come luogo di celebrazione delle nozze. Nel 2020 anche questa tipologia di matrimonio (rappresentata da coppie di entrambi stranieri ove nessuno dei due è residente) ha subito una flessione a causa delle restrizioni imposte alla mobilità internazionale, pari al -77,6%. Considerando solo i matrimoni di stranieri in cui almeno uno dei due sposi sia residente in Italia, nel 2020 sono state celebrate 3.591 nozze (-39,4%). I più diffusi sono quelli tra cittadini:

  • rumeni (859 nel 2020, pari al 23,9% dei matrimoni tra sposi stranieri residenti),
  • nigeriani (607, pari al 16,9%),
  • ucraini (317, pari a 8,8%).

Il rito civile

I matrimoni celebrati con rito religioso hanno registrato una diminuzione più che doppia rispetto a quello dei matrimoni civili (-67,9% contro -28,9%). Tale squilibrio ha modificato l’incidenza dei matrimoni celebrati con rito civile, dal 52,6% del 2019 al 71,1% del 2020 (era il 2,3% del totale dei matrimoni nel 1970, il 36,7% nel 2008). Il rito civile è più diffuso nelle seconde nozze (96,7%) e nei matrimoni con almeno uno sposo straniero (95,4% rispetto al 65,2% dei matrimoni di entrambi italiani). Si è diffusa sempre più anche nel caso dei primi matrimoni la scelta del rito civile (61,1% nel 2020).

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Il regime della separazione dei beni

La scelta del regime patrimoniale di separazione dei beni ha mostrato un aumento più evidente nel 2020, riguardando il 74,7% dei matrimoni (72,8% l’anno precedente).

La nuzialità tra i giovani

La permanenza nella famiglia di origine, protratta per gran parte della gioventù, ha effetto diretto sul rinvio delle prime nozze che, secondo il report in disamina, si amplifica nei periodi di congiuntura economica sfavorevole. La diminuzione della nuzialità si è accentuata nel 2020 soprattutto tra i più giovani: rispetto al 2019 la propensione a sposarsi per la prima volta è scesa del 54% fino a 34 anni, mentre a partire dai 35 anni il calo è pari al 49% e del 45%, rispettivamente per uomini e donne. Nel 2020, per i primi matrimoni entro i 49 anni di età, gli uomini hanno in media 34,1 anni e le donne 32,0.

Unioni civili

Nel 2016 è entrata in vigore la legge che ha introdotto ’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso. Nel 2020 sono state costituite 1.539 unioni civili presso gli Uffici di Stato Civile dei Comuni italiani, registrando un calo del -33,0%. Quanto alla diffusione geografica, il report riporta che il 35,0% delle unioni civili si celebra nel Nord-ovest, il 29% nel Centro. Anche nel 2020 sono state prevalente le coppie di uomini (62,4%), analogamente al 2019 (62,2%), e tale quota è risultata abbastanza simile in tutte le ripartizioni:

  • 58,9% al Nord-est,
  • 65,5% al Sud.

La classe di età che ha registrato il maggior incremento è quella degli uniti con almeno 60 anni:

  • il 16,5% degli uomini,
  • l’8,7% delle donne.

Risultano in crescita anche gli uniti nella classe di età da 50 a 59 anni.

La struttura per età di chi entra in unione è risultata differente da quella di chi si sposa:

  • gli uomini che hanno costituito un’unione civile sono il 14% tra i 50 e i 54 anni e l’11,7% tra i 55 e i 59 anni: tali quote si dimezzano se si tratta di sposi. In altre parole, gli uniti civilmente presentano valori consistenti di unioni in classi di età in cui i matrimoni solitamente cominciano a diradarsi;
  • il 34,4% delle donne unite civilmente nel 2020 ha tra 30 e 39 anni, un valore molto simile a quanto si registra per le spose (37,3%). Ma, osservando le classi di età limitrofe, si evidenziano comportamenti divergenti: le unite civilmente fino a 29 anni sono l’11,5% mentre le spose nella stessa fascia di età il 28,5%; parallelamente le unite tra 40 e 59 anni sono il 45,3%, le spose il 29,7%.

I dati provvisori 2021

Secondo quanto riportato dal report in questione, i dati provvisori dei primi nove mesi del 2021 registrano un aumento sia per i matrimoni che per le unioni civili:

  • per le nozze si è registrato un raddoppio rispetto allo stesso periodo del 2020. Un ritorno ai livelli del 2019 si è osservato considerando i primi matrimoni civili (-0,2% nel 2021 rispetto al 2019) che, pertanto, sembrano essere stati meno penalizzati. Anche i secondi matrimoni sfiorano i livelli del 2019 (-0,8%). I primi nove mesi del 2021 confermano che le coppie più penalizzate dalla pandemia sono quelle di sposi ambedue stranieri, che ammontano a poco più della metà rispetto al 2019. Pure le coppie miste restano al di sotto dei livelli pre-pandemici, mentre i matrimoni di sposi entrambi italiani mostrano un lievissimo aumento rispetto allo stesso periodo anteriore all’epidemia (+0,8%);
  • le unioni civili, ridotte di un terzo nel 2020, hanno registrato un aumento di oltre il 50% nei primi nove mesi del 2021. Essendo state introdotte da pochi anni, nel periodo pre-pandemico stavano scontando l’effetto di assestamento seguito al boom iniziale del 2016-2017: tra il 2018 e 2019 si era infatti registrato un calo del 18,2%. La diminuzione relativamente contenuta (-6,5%) registrata tra 2021 e 2019 lascia supporre un recupero rispetto al periodo del lockdown.

L’età di sposi e uniti civilmente

In generale, nell’anno 2020 si è registrato un innalzamento dell’età:

  • la classe 30-39 anni in cui cade l’età media al matrimonio è apparsa nel 2021 ancora più consistente soprattutto per gli uomini (49,7% nel 2021; 45,8% nel 2019). L’incidenza dei matrimoni tra sposi fino a 29 anni ha subito una diminuzione rispetto al periodo pre-pandemico sia per gli uomini sia per le donne;
  • il profilo per età degli uniti civilmente, già più maturo, è risultato più accentuato: se nel 2019 il 31,5% degli uomini in unione civile aveva più di 50 anni, nei due anni successivi la quota è pari a oltre quattro su 10. Per le donne unite civilmente la struttura per età è in media più giovane rispetto al periodo precedente alla pandemia.

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Avv. Biarella Laura

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