Medesimo disegno criminoso: la prova in esecuzione

Da cosa il giudice dell’esecuzione può desumere la prova del medesimo disegno criminoso?

Scarica PDF Stampa

Da cosa il giudice dell’esecuzione può desumere la prova del medesimo disegno criminoso? Per un valido supporto per professionisti consigliamo: Codice penale e di procedura penale e norme complementari -Edizione 2024. Aggiornato alla Riforma Nordio e al decreto Svuota Carceri

Indice

1. La questione: mancato riconoscimento della continuazione


Il Tribunale di Palermo in composizione monocratica rigettava un’istanza volta al riconoscimento della continuazione.
Ciò posto, avverso questa decisione il difensore dell’istante ricorreva per Cassazione, deducendo violazione dell’art. 81, commi 1 e 2, cod. pen. in riferimento all’art. 606, comma 1 lett. b) cod. proc. pen.. Per un valido supporto per professionisti consigliamo: Codice penale e di procedura penale e norme complementari -Edizione 2024. Aggiornato alla Riforma Nordio e al decreto Svuota Carceri

FORMATO CARTACEO

Codice penale e di procedura penale e norme complementari

Il presente codice per l’udienza penale fornisce uno strumento di agile consultazione, aggiornato alle ultimissime novità legislative (la riforma Nordio, il decreto svuota carceri, modifiche al procedimento in Cassazione).L’opera è corredata dalle leggi speciali di più frequente applicazione nel corso dell’udienza penale e le modifiche del 2024 sono evidenziate in grassetto nel testo per una immediata lettura delle novità introdotte.Gli articoli del codice penale riportano le note procedurali utili alla comprensione della portata pratica dell’applicazione di ciascuna norma.Il volume è uno strumento indispensabile per avvocati e magistrati, ma anche per studenti universitari e concorsisti.Completa il codice una sezione online che mette a disposizione ulteriori leggi speciali in materia penale e gli aggiornamenti normativi fino al 31 gennaio 2025.Paolo Emilio De SimoneMagistrato presso il Tribunale di Roma, già componente del Collegio per i reati ministeriali presso il medesimo Tribunale. Docente della Scuola Superiore della Magistratura, è autore di numerose pubblicazioni.Luigi TramontanoGiurista, già docente a contratto presso la Scuola di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, è autore di numerose pubblicazioni, curatore di prestigiose banche dati legislative e direttore scientifico di corsi accreditati di preparazione per l’esame di abilitazione alla professione forense.

Paolo Emilio De Simone, Luigi Tramontano | Maggioli Editore 2024

2. La soluzione adottata dalla Cassazione: la desunzione del medesimo disegno criminoso


Il Supremo Consesso riteneva il ricorso suesposto infondato.
In particolare, tra le argomentazioni che inducevano gli Ermellini ad addivenire a siffatto esito decisorio, era richiamato quell’orientamento nomofilattico secondo cui il giudice dell’esecuzione deve desumere la prova del medesimo disegno criminoso «da elementi indizianti quali l’unitarietà del contesto e della spinta a delinquere, la brevità del lasso temporale che separa i diversi episodi, l’identica natura dei reati, l’analogia del “modus operandi” e la costante compartecipazione dei medesimi soggetti, essendo sufficiente l’esistenza anche di alcuni soltanto di tali indici, purché significativi»; ma in ogni caso non può essere escluso il riconoscimento della continuazione in ragione della mancanza di uno di tali indici, senza che si proceda alla valutazione tutti gli altri (sez. 2, n. 10539 del 10/02/2023; analogamente sez. 1, n. 17878 del 25/01/2017).
Difatti, per i giudici di piazza Cavour, il ricorso summenzionato non indicava quali di questi indici fosse stato trascurato, mentre quelli valutati dal giudice dell’esecuzione apparivano essere incompatibili con il riconoscimento della continuazione.

Potrebbero interessarti anche:

3. Conclusioni


La decisione in esame desta un certo interesse essendo ivi chiarito da cosa il giudice dell’esecuzione può desumere la prova del medesimo disegno criminoso.
Si afferma difatti in tale pronuncia, sulla scorta di quell’indirizzo interpretativo, che il giudice dell’esecuzione può dedurre la prova del medesimo disegno criminoso da indizi come l’unitarietà del contesto, la brevità temporale tra episodi, l’identità dei reati, l’analogia del “modus operandi” e la compartecipazione costante degli stessi soggetti fermo restando che, se è sufficiente la presenza anche di alcuni di questi indici, purché significativi, non è però possibile escludere il riconoscimento della continuazione solo per la mancanza di uno di essi, senza considerare al contempo gli altri indici.
Tale provvedimento, quindi, può essere preso nella dovuta considerazione ogni volta si debba verificare se tale valutazione decisoria sia stata correttamente effettuata.
Ad ogni modo, il giudizio in ordine a quanto statuito in codesta sentenza, poiché prova a fare chiarezza su siffatta tematica giuridica sotto il versante giurisprudenziale, non può che essere positivo.

Avv. Di Tullio D’Elisiis Antonio

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento