Migranti, i 13 punti del Codice per le navi Ong

Redazione 03/08/17
Sono tredici i punti fondamentali del Codice di comportamento stilato dal Ministero dell’Interno per le Ong che si occupano di salvare i migranti in mare. Tra questi, il divieto di entrare nelle acque libiche e di trasferire i migranti su altre navi e soprattutto l’impegno a ricevere a bordo, ove necessario, le forze di Polizia. Il Codice è stato accettato e sottoscritto da alcune Ong ma rifiutato da altre, tra le quali spicca Medici senza frontiere. Intanto, fa discutere il caso della Iuventa, la nave della Ong tedesca Jugend Rettet accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Vediamo di fare chiarezza.

 

Nuovo Codice Ong, no di Medici senza frontiere

Il Codice di comportamento per il salvataggio in mare da parte delle Ong è stato presentato lunedì 31 luglio al Palazzo del Viminale, ma come accennato solo alcune delle organizzazioni umanitarie hanno accettato le nuove regole del Ministero dell’Interno. Tra queste, Save the Children, Moas e Proactiva Open Arms. Ha invece rifiutato il Codice italiano Medici senza frontiere.

I punti della controversia, per Medici senza frontiere, sono fondamentalmente due: il divieto di effettuare trasbordi dalle proprie imbarcazioni a quelle ufficiali e la possibile presenza di forze di Polizia armate sulle loro navi. È stato lo stesso direttore generale dell’organizzazione, Gabriele Eminente, a dichiarare che “in nessun Paese” Medici senza frontiere “accetta la presenza di armi”.

 

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L’impegno a ricevere la Polizia a bordo

Tra gli obblighi previsti dal nuovo Codice di comportamento del Viminale, dunque, il più controverso è quello che prevede l’impegno a ricevere agenti di Polizia armati a bordo della nave Ong. Nello specifico, le nuove regole stabiliscono che gli ufficiali di Polizia giudiziaria, dietro istanza delle autorità competenti, possano salire a bordo “per il periodo rigorosamente necessario” e per raccogliere notizie relative alle indagini sul traffico di esseri umani.

Importanti anche il divieto di trasferimento dei migranti soccorsi in mare a bordo di ulteriori navi e l’impegno a evitare l’ingresso nelle acque libiche, fatte salve le situazioni “di grave e imminente pericolo che richiedano assistenza immediata”.

Gli obblighi di comunicazione e cooperazione

Le Ong dovranno inoltre dichiarare alle autorità competenti dello Stato in cui sono registrate le fonti di finanziamento delle loro attività e comunicare le stesse informazioni alle autorità italiane. Il Codice prevede anche l’obbligo di non spegnere o ritardare la trasmissione dei segnali Ais (Automatic Identification System) e Lrit (Long Range Identification and Tracking) e il divieto di inviare segnali per agevolare la partenza di imbarcazioni che trasportano migranti.

Ma non solo: le navi Ong dovranno tenere costantemente aggiornato il competente Centro di coordinamento marittimo e lo Stato di Bandiera e, più in generale, assicurare una leale cooperazione con le autorità di pubblica sicurezza.

Infrazioni per chi non segue il Codice

Gli altri punti del Codice del Viminale prevedono l’obbligo di attestare l’idoneità tecnica di nave ed equipaggiamento per le attività di soccorso, l’obbligo di riportare in salvo anche le imbarcazioni improvvisate e i motori fuoribordo utilizzati dai trafficanti e l’impegno a informare il proprio Stato di bandiera in ipotesi di soccorso al di fuori di una zona ufficialmente istituita. Fa però discutere il fatto che l’omessa sottoscrizione del Codice di condotta comporta l’adozione di misure di infrazione da parte delle autorità italiane, “nel rispetto della legislazione nazionale e internazionale”.

Jugend Rettet accusata di immigrazione clandestina

È di questi ultimi giorni, però, la notizia dell’indagine da parte della procura di Trapani sui membri dell’equipaggio dell’imbarcazione Iuventa, gestita dalla Ong tedesca Jugend Rettet. L’accusa-shock è quella di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La Iuventa è stata quindi fermata dalla Guardia costiera italiana e condotta nel porto di Lampedusa per accertamenti. La Jugend Rettet non ha firmato lunedì il Codice di condotta delle Ong preparato dal Viminale, ma adesso alcuni dei suoi membri – incluso il capitano della Iuventa – potrebbero andare incontro a conseguenze molto più pesanti.

Redazione

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