“Nella nuova riforma la dignità della figura dell’avvocato entrerà in Costituzione”. Queste le parole del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel videomessaggio inviato all’Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) in occasione della IV edizione del Festival della Giustizia, titolata “Una ‘costituente’ per l’avvocatura” che si è tenuta presso la sede del Cnel (Consiglio nazionale economia e lavoro). Parole pronunciate a qualche giorno dalla diffusione dei dati del report Censis sull’avvocatura.
Indice
1. La dichiarazione del Ministro Nordio
“La cultura della giurisdizione poggia su un tavolo a tre gambe: accusatore, difesa e giudice, senza uno di loro sarebbe una giurisdizione monca. Nella riforma costituzionale la figura dell’avvocato avrà una menzione autonoma come elemento strutturale della giurisdizione”. Sono le parole del Guardasigilli riportate il 17 maggio dalla rivista online del Ministero della Giustizia, e pronunciate in occasione di un videomessaggio registrato in occasione della IV edizione del Festival della Giustizia.
Il Ministro ha fatto riferimento anche alla ‘sofferenza’ della giustizia, e quindi alla lentezza dei processi che incide anche sull’attività degli avvocati, determinata “dalla complessità delle procedure, la burocrazia, che cerchiamo di snellire”, bensì pure dalla carenza di magistrati, che presentano a oggi un 15% in meno di personale, e che “colmeremo nel 2026”, facendo riferimento ai tre concorsi in itinere e agli altri due che a breve verranno avviati. “Sarà quindi una facilitazione per la vostra professione” ha evidenziato il Ministro Nordio.
2. La figura dell’avvocato in Italia
Le dichiarazioni del ministro seguono di un paio di settimane la pubblicazione dei risultati dell’VIII Rapporto Censis sull’avvocatura, realizzato per conto di Cassa Forense, dal quale emerge che la professione forense non brilla più come un tempo.
Nel corso del 2023 si è infatti ridotto ulteriormente, dell’1,3%, il numero degli iscritti alla Cassa: 8.043 cancellazioni fra gli iscritti a Cassa Forense, a fronte di 6.393 nuove iscrizioni, con un saldo negativo di 1.650 unità, e con la cancellazione di ben 5.408 da parte di donne avvocato, la metà circa con un’anzianità professionale inferiore ai 10 anni. Nello stesso anno la quota delle donne avvocato sul totale è tornata a 47,1%, riportando la distribuzione fra uomini e donne avvocato a quella che era stata registrata nel 2014.
Si innalza a 48,3 anni l’età media degli avvocati, e che tuttavia è un dato distante dalla media della popolazione italiana, pari a 46,6 anni. Al contempo il tasso di dipendenza (cioè, il numero di avvocati attivi per ogni pensionato) è disceso a 6,7 (nel 2019 era pari a 7,7) mentre il numero dei pensionati si è innalzato del 4,5%.
Quanto alla condizione professionale percepita, il 54,2% degli avvocati la definisce abbastanza critica o molto critica. Secondo il 50,2% degli avvocati le prospettive 2024-2025 rimangono stabili, tuttavia per il 27,9% non saranno positive. Il 34,6% abbandonerebbe la professione soprattutto a causa dei costi eccessivi e del modesto ritorno economico.
In ambito assetto normativo della professione, gli avvocati sollecitano: una regolamentazione della figura dei collaboratori di studio, senza però trasformare il professionista in un lavoratore subordinato (d’accordo il 48,7% degli avvocati); una revisione delle incompatibilità con qualsiasi attività di lavoro subordinato, anche se con orario di lavoro limitato (favorevole il 34,9%); l’estensione dell’esclusività dell’attività dell’avvocato in tutti quegli ambiti in cui può sorgere un contenzioso (46,4%). La quota dell’attività stragiudiziale sul totale del fatturato dei professionisti è in media del 40,7%.
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