Opposizione a sanzioni stradali e fede privilegiata

L’ordinanza n. 30129 del 22 novembre 2024 della Corte di Cassazione si distingue per l’approfondimento su due temi centrali per il diritto amministrativo e civile: i limiti della fede privilegiata dei verbali di accertamento per infrazioni stradali e la corretta ripartizione dell’onere probatorio nell’opposizione alle sanzioni.

Chiara Schena 09/12/24
Allegati


L’ordinanza n. 30129 del 22 novembre 2024 della Corte di Cassazione si distingue per l’approfondimento su due temi centrali per il diritto amministrativo e civile: i limiti della fede privilegiata dei verbali di accertamento per infrazioni stradali e la corretta ripartizione dell’onere probatorio nell’opposizione alle sanzioni. Il caso trattato mette in luce, da un lato, la complessità delle procedure di accertamento automatizzato tramite autovelox e, dall’altro, le difficoltà pratiche e giuridiche che i cittadini incontrano nell’impugnare tali sanzioni.  
Per chi desidera approfondire queste problematiche e acquisire gli strumenti pratici per contestare efficacemente le contravvenzioni, il volume “Come opporsi alle contravvenzioni del nuovo Codice della Strada”, edito da Maggioli Editore, rappresenta una risorsa indispensabile. Questo manuale, aggiornato alle più recenti novità normative e giurisprudenziali, offre un’analisi dettagliata delle procedure di accertamento e impugnazione, fornendo indicazioni operative per la redazione dei ricorsi e la gestione delle udienze.

Corte di Cassazione-Sez. II-ord. n. 30129 del 22-11-2024

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Indice

1. Il fatto


La controversia nasce da una multa per eccesso di velocità elevata dal Comune di C. tramite un’autovelox posizionato lungo una strada cittadina. Nel verbale di contestazione, la polizia municipale certificava che la postazione era “regolarmente segnalata e ben visibile”. Questo dettaglio, secondo la pubblica amministrazione, avrebbe garantito la legittimità dell’accertamento.  
Il cittadino destinatario della sanzione ha presentato opposizione, sostenendo che l’autovelox non fosse adeguatamente visibile. In primo grado, il giudice ha accolto l’opposizione, affermando che la scarsa visibilità della postazione costituiva un vizio tale da invalidare la sanzione. In appello, la pubblica amministrazione ha insistito sul fatto che la visibilità attestata nel verbale fosse coperta da fede privilegiata e che, per essere contestata, avrebbe richiesto una querela di falso.  
La questione è giunta in Corte di Cassazione, dove il Comune ha articolato tre motivi: il valore probatorio del verbale, il riparto dell’onere della prova e l’omessa valutazione della questione sulla visibilità da parte del giudice d’appello.  

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2. I motivi del ricorso: la postazione degli autovelox


Il tema della visibilità delle postazioni autovelox è da tempo oggetto di attenzione giurisprudenziale, in quanto costituisce un requisito essenziale per la legittimità degli accertamenti di velocità. La Corte di Cassazione, respingendo il primo motivo del Comune, ha chiarito che la visibilità è un fatto soggetto a valutazioni che dipendono da elementi mutevoli e contestualizzati, come le condizioni atmosferiche o la presenza di ostacoli temporanei.  
Questa caratteristica impedisce di ricondurre la visibilità entro l’ambito della fede privilegiata, che si applica invece solo a fatti oggettivamente rilevabili e percepiti direttamente dall’agente verbalizzante. La Corte si richiama esplicitamente al precedente delle Sezioni Unite (Cass. S.U. n. 17355/2009), ribadendo che le dichiarazioni dei verbali possono godere di efficacia probatoria solo nei limiti di ciò che non richiede margini di apprezzamento.
Nel caso concreto, il giudice di merito ha correttamente rilevato che l’attestazione della visibilità non poteva considerarsi immune da contestazioni, e pertanto l’opponente poteva sollevare la questione senza dover ricorrere a una querela di falso.

Per chi desidera approfondire queste problematiche e acquisire gli strumenti pratici per contestare efficacemente le contravvenzioni, il volume “Come opporsi alle contravvenzioni del nuovo Codice della Strada”, edito da Maggioli Editore, rappresenta una risorsa indispensabile. Questo manuale, aggiornato alle più recenti novità normative e giurisprudenziali, offre un’analisi dettagliata delle procedure di accertamento e impugnazione, fornendo indicazioni operative per la redazione dei ricorsi e la gestione delle udienze.

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3. Distribuzione dell’onere probatorio nell’opposizione


Accogliendo il secondo motivo di ricorso, la Corte ha ribadito un principio consolidato: spetta all’opponente dimostrare i fatti impeditivi della pretesa amministrativa, in questo caso l’inadeguata visibilità della postazione. Questa regola, tipica del diritto civile, impone a chi impugna una multa di fornire prove concrete a sostegno delle proprie affermazioni.  
Tuttavia, la pronuncia mette in luce anche le difficoltà pratiche che derivano da questo principio. Per un automobilista, dimostrare che un autovelox non fosse visibile può essere un compito complesso, soprattutto se l’opposizione viene presentata a distanza di tempo dall’accertamento. Le prove richieste – come fotografie, testimonianze o rilievi tecnici – non sono sempre facilmente acquisibili e possono risentire delle mutazioni del contesto nel tempo.  
D’altra parte, la pubblica amministrazione, per quanto non tenuta a dimostrare la regolare visibilità dell’autovelox salvo contestazione specifica, potrebbe adottare misure preventive per ridurre il rischio di contenziosi, come l’uso di documentazione fotografica o video al momento dell’installazione delle postazioni.  

4. Ruolo del giudice d’appello


Il terzo motivo di ricorso sollevato dal Comune ha portato la Cassazione a riflettere sui confini dell’effetto devolutivo dell’appello. La Corte ha osservato che il giudice di secondo grado, pur essendo vincolato ai motivi sollevati dalle parti, ha il compito di riesaminare la vicenda nel suo complesso, includendo questioni logicamente connesse ai motivi proposti. Nel caso di specie, il giudice d’appello avrebbe potuto considerare più approfonditamente il tema della visibilità e del riparto degli oneri probatori, dato che questi erano strettamente legati alla questione della querela di falso.  

6. Diritto e trasparenza amministrativa


Questa ordinanza della Cassazione si inserisce in una linea di continuità con precedenti consolidati, ma pone l’accento su aspetti pratici spesso sottovalutati. Da un lato, ribadisce il diritto del cittadino a contestare le sanzioni senza ostacoli procedurali sproporzionati; dall’altro, richiama l’amministrazione alla necessità di garantire che gli accertamenti siano gestiti con la massima trasparenza e chiarezza.  

Chiara Schena

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