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Non sono previsti limiti di tempo per la presentazione della domanda di pensione tramite l’Opzione donna. Le lavoratrici che decidono di usufruire del trattamento possono prendere tutto il tempo necessario per riflettere e valutare le opzioni. A volte, però, risulta più conveniente non avvalersi dell’opzione e attendere il raggiungimento della normale pensione di vecchiaia o delle altre pensioni anticipate.
Vediamo nel dettaglio in cosa consiste l’Opzione donna e cosa comporta.
Che cos’è l’Opzione donna?
L’Opzione donna è una misura che consente alle lavoratrici dipendenti e alle autonome di andare in pensione anticipata rispettivamente a 57 anni e sette mesi e 58 anni e sette mesi se possiedono almeno 35 anni di contributi.
Dal 2017, grazie all’ampliamento previsto dalla nuova Legge di Stabilità, per beneficiare della misura le lavoratrici dovranno aver maturato tali requisiti entro la data del 31 luglio 2016 (e non più entro il 31 dicembre 2015). A partire dall’anno prossimo, dunque, potranno usufruire dell’opzione donna le lavoratrici dipendenti nate fino a dicembre del 1958 e le autonome nate fino a dicembre del 1957.
Opzione donna: è necessario attendere 12 mesi
Nel 2017 l’Opzione donna sarà quindi estesa a circa 2.600 lavoratrici dipendenti, 670 autonome e 860 lavoratrici del pubblico impiego, per un totale di oltre 4.000 nuove donne.
La nuova Opzione donna prevede però che la decorrenza della pensione anticipata scatterà 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti di età e anzianità contributiva. Le lavoratrici autonome, ancora una volta, godranno di trattamenti meno favorevoli: per loro la decorrenza partirà 18 mesi dopo la maturazione di tutti i requisiti.
Pensione anticipata, non sono previsti limiti di tempo
Una volta trascorso il periodo di 12 o 18 mesi, come accennato, è però possibile presentare domanda per la pensione anticipata quando si vuole, senza vincoli di tempo. Si tratta, come confermato dall’Inps, della cosiddetta cristallizzazione dei requisiti.
Dato che non sono previste scadenze, conviene riflettere bene sul da farsi e decidere se davvero conviene abbandonare il lavoro a 57 (o 58) anni e usufruire dell’Opzione donna. Dal punto di vista economico, infatti, l’opzione presenta degli evidenti svantaggi.
Gli svantaggi dell’Opzione donna
L’Opzione donna, pur rappresentando indubbiamente un’opportunità per chi vuole dedicarsi maggiormente alla famiglia o è stata licenziata, comporta un forte taglio della pensione.
Chi decide di avvalersi dell’opzione dovrà infatti accettare il ricalcolo contributivo dell’importo della pensione. Le regole del sistema contributivo prevedono, in sostanza, il calcolo della pensione basato sui contributi effettivamente versati e non, come nel sistema retributivo, sulla media dei redditi degli ultimi 10 o 15 anni. Questo porterà a una decurtazione dell’assegno piuttosto rilevante: le stime ufficiali parlano di un taglio del 18% della pensione per le lavoratrici dipendenti e addirittura del 27% per quelle autonome.
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