Si può avere una mentalità mafiosa senza essere criminali. Il sentire mafioso non riguarda solo le aree degradate, le fasce di disoccupazione o i settori di minore indice culturale. Insiste su aree eterogenee e si declina con comportamenti del quotidiano, anche apparentemente banali, come saltare la fila o la prepotenza di chi riveste posizioni di potere. E’ un aspetto culturale che si evidenzia di più nelle realtà di medie dimensioni, dove gli aspetti manipolativi condizionatori sono più pervasivi. Pensieri e atteggiamenti mafiosi sono una dimensione culturale attuale, anche per questo il dialogo con le consorterie e la criminalità è agevolato.
Introduzione: il sentire mafioso
«Per lungo tempo si sono confuse la mafia con la mentalità mafiosa, la mafia come organizzazione illegale e la mafia come semplice modo di essere. Quale errore! Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale». Si deve reprimere la mafia o la mafiosità?
Giovanni Falcone fu tra i primi a sollecitare il mondo accademico a volgere lo sguardo anche verso l’aspetto psicologico e sociologico delle mafie. Il sentire mafioso esiste prima della mafia e pervade ogni aspetto del quotidiano. La mafia è radicata in tutte le regioni, in Italia e nel mondo, dialoga fittamente con i centri di potere e l’imprenditoria. Non è un’entità aliena, ma vive nello stato, nella borgata e nel rione, nelle scelte di ciascuno. Pensieri e atteggiamenti mafiosi sono una dimensione culturale attuale, anche per questo il dialogo con le consorterie e la criminalità è agevolato.
Le consorterie mafiose sono sempre state uno strumento di cui si sono serviti a proprio vantaggio significativi settori delle classi dirigenti, che ne hanno contaminato e plasmato anche la narrazione. Dalla non-esistenza fino alle mafie più cangianti e mutevoli, come quelle delle inchieste del cd Caso Montante e il processo Gotha. Cosa nostra, camorra e ndrangheta sono alcune delle realtà presenti sul territorio, ma a monte vi è un sentire mafioso che è sintomatico di un disagio nazionale più profondo.
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