Presentazione dell’Osservatorio sull’Autonomia Universitaria

 

Il tema dell’autonomia universitaria torna con insistenza sulla stampa quotidiana per i continui interventi ministeriali sia su singoli profili, sia sul quadro generale della normativa.

A partire dai primi anni novanta e dall’emanazione di una serie di provvedimenti in materia di autonomia (il cd. “quadrifoglio”) il modello, fissato dalla legislazione ispirata da Giovanni Gentile tra gli anni venti e trenta del novecento, è stato rimaneggiato, rivisto e modificato con esiti alterni e con l’effetto di determinare una straordinaria provvisorietà delle norme vigenti e una sostanziale ultrattività di comportamenti, convinzioni e, persino, espressioni del lessico corrente ispirate a norme di cui non si riesce a verificare l’abrogazione, come pure ad abitudini tramandate senza capacità di valutazione critica.

Paradossalmente, sembra che dei problemi di riforma universitaria si parli tanto più in termini di cronaca (spesso scandalistici) e di opinioni (ancora più frequentemente ‘interessate’), quanto più ridotta è la riflessione sui profili giuridici dell’autonomia.

Vivo nell’università, ormai, da quarant’anni, avendo speso i primi quattro come studente, tutti gli altri lungo tutto l’arco della carriera accademica, con impegni specifici di sindacato e di governo, e posso ricordare una straordinaria sequenza di provvedimenti “urgenti” e, soprattutto, dagli effetti tanto più transitori quanto più annunciati come ‘riformatori’.

Sento che è venuto il momento di affrontare i temi dell’università con un certo distacco dalla quotidianità, dalle urgenze, dalle transizioni (nel senso di ‘transitorietà’) e, soprattutto, con l’attenzione rivolta ai principi e alle caratteristiche essenziali di un sistema che fonda la propria legittimazione sulla libertà di trasmettere ai giovani e di condividere con loro i percorsi, le suggestioni e i risultati di una ricerca altrettanto libera.

Mi rendo conto che proprio la struttura e le dimensioni della specifica libertà esigono adeguati livelli di corrispondenti responsabilità nei confronti degli stessi giovani e, quindi, dell’intera società.

Nell’equilibrio tra i due poli, delle libertà e delle responsabilità dei docenti, e nella capacità di costruire apparati funzionali al progetto istituzionale si gioca il futuro dell’istituzione universitaria.

È ovvio che i progetti ministeriali, a prescindere dal merito di ciascuno di essi e dalle scelte dei vari ministri che si sono succeduti nel corso degli ultimi quindici anni, si confrontano con una corporazione tanto più forte quanto più diversificata, articolata e magmatica. Una corporazione che ricorre alla comunicazione pubblica come strumento di rivalsa ed evita accuratamente il dibattito scientifico, la verifica, il confronto sui temi generali. Anche la comparazione con altri ordinamenti universitari si presenta spesso come acritica proposta di importazione di schemi, di modelli, a volte di semplici denominazioni in lingua straniera, senza alcuna verifica sulle analogie e le differenze con gli istituti vigenti nel nostro ordinamento, con i contesti sociali e istituzionali, con i reciproci rapporti con i mercati e gli stati.

L’università rischia, ormai, di essere il simulacro di un’autonomia istituzionale che aveva attraversato l’età dello statalismo, aveva resistito dignitosamente al dirigismo, era stata capace di misurarsi con le istanze di una crescente e diffusa domanda di formazione superiore.

In ogni fase della storia del rapporto fra l’università e lo stato nazionale si sono consumate alterne concezioni della funzione pubblica dell’istruzione superiore, della libertà della cultura, della natura giuridica dell’istituzione e dei rapporti che essa instaura con gli studenti, i docenti, la società.

Le dimensioni, la forza, il radicamento dell’autonomia hanno segnato le caratteristiche essenziali.

L’incertezza sulle prospettive dell’autonomia è, oggi, il più significativo indicatore della profondità della crisi.

La proposta che intendiamo avanzare con l’attivazione dell’Osservatorio che ci è gentilmente consentita dalla Redazione di Diritto.it è quella di aprire una riflessione insieme a tutti coloro che vogliono approfondire i temi dell’ordinamento universitario al di fuori delle polemiche di ciascuna tornata concorsuale, delle vicende di ciascuna sede, delle cadenze di varie elezioni di sistema.

Il rapporto fra libertà di ricerca, libertà d’insegnamento e funzioni di governo; i temi della valutazione delle attività di ricerca e di insegnamento; i rapporti fra funzionamento delle istituzioni universitarie e canali di finanziamento; i rapporti fra autonomia e responsabilità nei confronti della società e delle istituzioni democratiche esigono riflessioni libere dai condizionamenti delle singole vicende e attente all’evoluzione dei processi generali di sviluppo delle autonomie.

 

 

 

Cosimo Costa

Giuseppe Vecchio

 

Vecchio Giuseppe

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