Ricordiamo che il referendum è il modo con cui, nel nostro Paese, il popolo partecipa attivamente alla formazione delle leggi. Più precisamente, poiché il referendum in Italia è solamente abrogativo, tramite il nostro voto possiamo scegliere se mantenere in vita una legge già esistente ed approvata, oppure abrogarla.
Quindi, quando siamo in cabina, se votiamo SI vuol dire che desideriamo che la legge sottoposta alla nostra attenzione venga abolita. Se invece votiamo NO stiamo dicendo che vogliamo mantenere le cose così come stanno.
1. Primo quesito: incandidabilità dei politici condannati (legge severino)
Allo stato attuale, in Italia non possono essere candidati, e se eletti decadono, i politici condannati in via definitiva per alcuni gravi reati penali (ad esempio corruzione, concussione, peculato). Coloro che sono eletti in un ente locale, invece, vengono sospesi subito dopo la sentenza di condanna in primo grado. Il quesito chiede se si desidera abolire la c.d. legge Severino.
Chi voterà Sì abolirà l’incandidabilità dei condannati e l’automatismo della sospensione. Chi voterà No lascerà che le cose restino come sono, ovvero che i politici condannati in via definitiva diventino incandidabili e che i politici locali vengano sospesi dopo la condanna in primo grado.
2. Secondo quesito: le misure cautelari (dpr 447/1988)
Allo stato attuale, i Giudici italiani possono emettere misure cautelari, ovvero misure limitative della libertà personale nei confronti di soggetti non ancora condannati (o nemmeno processati, ma solo indagati) in tre casi specifici: se sussiste pericolo di fuga, se sussiste pericolo di reiterazione del reato, se sussiste pericolo di inquinamento delle prove. Il decreto chiede se si desidera abolite il DPR 447/1988, limitatamente alla reiterazione del reato.
Chi voterà Sì desidera abolire la possibilità di applicare misure cautelari solo in caso di pericolo di reiterazione del reato. Ricordiamo che le misure cautelari sono: custodia in carcere, arresti domiciliari, sospensione o ritiro del passaporto (divieto di espatrio). Chi voterà No lascerà che le cose restino come sono attualmente, ovvero che le misure cautelari si applichino nei tre casi di cui si è detto.
3. Terzo quesito: separazione delle carriere dei magistrati (ordinamento giudiziario)
Allo stato attuale, una persona che superi il concorso in magistratura e si dedichi al settore penale, può scegliere se diventare giudice oppure un pubblico ministero, cioè la pubblica accusa, la parte che si occupa di perseguire i reati e che perora le parti della condanna dell’imputato (l’avversario dell’avvocato difensore). È possibile per i magistrati passare di funzione, cioè cambiare ruolo e diventare PM dopo che si è stati giudici, o viceversa, quante volte si vuole (ovviamente non nello stesso processo e non nello stesso distretto di corte d’appello). Il quesito chiede se si desidera abolire la legge sull’ordinamento giudiziario relativamente al passaggio tra le diverse carriere.
Chi voterà Sì desidera abolire questa possibilità di cambio di ruolo e pertanto desidera che un magistrato scelga a inizio carriera se fare il giudice o il PM e si fermi in quel ruolo. Chi voterà No desidera invece che le cose restino così come sono, senza separare le carriere dei magistrati.
4. Quarto quesito: valutazione dei magistrati (d. lgs. 25/2006)
Allo stato attuale il Consiglio Superiore della Magistratura, che è l’organo di auto regolamentazione, controllo e disciplina dei magistrati, prevede che al suo interno vi siano magistrati, professori universitari di diritto ed avvocati. Tuttavia, nei giudizi sulla valutazione professionale dei magistrati (giudizio che avviene periodicamente per tutti i facenti parte della magistratura) possono votare solo i magistrati e non anche avvocati e professori. Il quesito chiede di abolire il d.lgs. 25/2006.
Chi voterà Sì farà in modo che anche professori e avvocati esprimano il voto nei giudizi di professionalità dei magistrati. Chi voterà No lascerà che solo i magistrati esprimano valutazioni in ordine alla professionalità dei colleghi.
5. Quinto quesito: riforma del CSM (legge 195/1958)
Allo stato attuale, il Consiglio Superiore della Magistratura, che è l’organo di auto regolamentazione, controllo e disciplina dei magistrati, prevede che per candidarsi al proprio interno si debbano raccogliere almeno 25 firme a sostegno della candidatura.
Chi voterà Sì farà in modo che qualsiasi magistrato in servizio possa proporre la propria candidatura senza alcuna firma a sostegno. Chi voterà No desidera che invece si possa entrare nel consiglio solo con almeno 25 colleghi a supporto.
Si voterà domenica 12 giugno dalle ore 7 alle 23. Per votare sarà necessario presentarsi alle urne con un documento di identità in corso di validità e con la tessera elettorale, che si potrà richiedere all’ufficio elettorale competente.
Le schede saranno 5, una per ogni quesito.
Per essere valido, ogni quesito dovrà aver ottenuto la maggioranza degli aventi diritto al voto in Italia.
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