Registro titolari effettivi: Il Consiglio di Stato rinvia alla Corte UE

Il tema del Registro dei Titolari Effettivi ha sollevato un acceso dibattito giuridico in Italia, culminato in una recente decisione del Consiglio di Stato.

Lorena Papini 18/10/24
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Negli ultimi mesi, il tema del Registro dei Titolari Effettivi ha sollevato un acceso dibattito giuridico in Italia, culminato in una recente decisione del Consiglio di Stato che ha rinviato alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) la questione della legittimità di alcune disposizioni italiane riguardanti il registro stesso. Questo sviluppo ha importanti implicazioni sia per le normative italiane sia per la gestione della trasparenza e della lotta al riciclaggio di denaro.

Consiglio di Stato -sez. VI- 15 ottobre 2024

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Indice

1. Il contesto normativo


Il Registro dei Titolari Effettivi è stato introdotto in Italia con l’obiettivo di garantire una maggiore trasparenza nella governance delle società e di prevenire fenomeni di riciclaggio e finanziamento del terrorismo. La legge italiana impone infatti l’obbligo per le società di comunicare i dati relativi ai propri titolari effettivi, cioè le persone fisiche che, in ultima istanza, possiedono o controllano la società.
Tuttavia, la normativa italiana ha suscitato preoccupazioni relative alla protezione dei dati personali e alla privacy, soprattutto in relazione all’accessibilità pubblica di queste informazioni. A questo riguardo, il Consiglio di Stato ha evidenziato la necessità di chiarire se la disciplina italiana sia conforme al diritto dell’Unione Europea, in particolare alla direttiva 2015/849, che stabilisce norme minime per la prevenzione del riciclaggio.

2. La decisione del Consiglio di Stato: la sospensione del registro


La questione è emersa in seguito a ricorsi presentati da alcune società che contestavano la legittimità del registro, chiedendo il riconoscimento della loro privacy e il diritto alla riservatezza. Il Consiglio di Stato, in un’ordinanza del 15 ottobre 2024, ha deciso di rinviare la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, chiedendo chiarimenti sulla compatibilità della normativa italiana con le disposizioni europee in materia di protezione dei dati personali.
La decisione del Consiglio di Stato si è basata su considerazioni giuridiche complesse, legate non solo alla necessità di garantire la trasparenza nella proprietà aziendale, ma anche alla tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, come il diritto alla privacy. Questo rinvio segna un momento cruciale per il futuro del Registro dei Titolari Effettivi, poiché la Corte di Giustizia dell’UE avrà il compito di decidere se le attuali disposizioni italiane siano in linea con il diritto europeo.

3. Implicazioni per le imprese


L’incertezza normativa generata da questo rinvio ha significative ripercussioni per le imprese italiane. Fino a quando la Corte di Giustizia non fornirà un chiarimento, le società potrebbero trovarsi in una situazione di limbo, dovendo rispettare una normativa che potrebbe risultare inapplicabile o addirittura illegittima.
Le aziende dovranno quindi essere pronte ad adattarsi a eventuali cambiamenti normativi, che potrebbero includere modifiche nella modalità di registrazione dei titolari effettivi o nell’accesso alle informazioni da parte del pubblico. Inoltre, le imprese dovranno prestare particolare attenzione alla gestione dei dati personali, per evitare violazioni della privacy che potrebbero portare a sanzioni.

4. Il ruolo della Corte di Giustizia dell’Unione Europea


Il rinvio alla Corte di Giustizia dell’UE è un passaggio fondamentale per risolvere le controversie relative al Registro dei Titolari Effettivi. La Corte, infatti, ha il compito di garantire l’interpretazione e l’applicazione uniforme del diritto dell’Unione Europea in tutti gli Stati membri. La sua decisione potrebbe avere un impatto significativo non solo sulla legislazione italiana, ma anche sulle politiche di trasparenza e di lotta al riciclaggio in tutta l’Unione Europea.
Il fatto che il Consiglio di Stato abbia scelto di rinviare la questione alla Corte di Giustizia evidenzia l’importanza di una cooperazione tra gli Stati membri e le istituzioni europee nella gestione delle questioni legali complesse. Ciò potrebbe portare a una revisione della normativa italiana, in modo che possa essere allineata con i principi e le direttive europee.

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