Il 22 maggio Istat ha diffuso il report “Cittadini e giustizia civile – anno 2023”, da cui emerge che le tematiche più frequenti sono le separazioni, i divorzi, le cause per lavoro. Il 28% degli intervistati si dichiara soddisfatto dell’esperienza nella giustizia civile.
Indice
1. Il report dell’Istat
Nel rapporto presentato il 22 maggio dall’ISTAT sono indicati i dati relativi al modulo di approfondimento inserito, nel 2023, in una più ampia indagine campionaria nazionale denominata “Aspetti della Vita Quotidiana”. Le informazioni rappresentano l’esperienza dei cittadini nel contesto della giustizia civile.
2. Più cause al maschile
Nel 2023 il 12% della popolazione residente maggiorenne (più di 5 milioni e 900mila persone) ha dichiarato di essere stata coinvolta almeno una volta nel corso della vita in un contenzioso civile. L’esperienza ha riguardato, come attore o convenuto, più spesso gli uomini (13,3%) rispetto alle donne (10,7%). La fascia anagrafica maggiormente coinvolta è quella tra 55-64 anni (18,3%). Hanno fatto ricorso al giudice civile più spesso i laureati (14,7%) e in generale il ricorso alla giustizia civile aumenta all’elevarsi del titolo di studio.
3. Territori
I contenziosi in ambito civile risultano più frequenti nel Centro (13,2%), nel Nord-est (13,1%) e nel Nord-ovest (12,9%), rispetto al Sud (9,9%) e alle Isole (9,7%). Tra le regioni emergono la Liguria e l’Emilia-Romagna (14,2%), a seguire Lazio (13,8%) e Abruzzo (12,4%). Valori minimi si riscontrano in Sicilia (9,1%) e Basilicata (6,7%). Le persone che sono state coinvolte in cause civili sono in percentuali maggiori nei grandi comuni “centro dell’area metropolitana” (15,9%) rispetto ai piccoli centri fino a 2 mila abitanti (11,3%) e a quelli fino a 10 mila abitanti (10,6%).
4. Temi
I cittadini risultano coinvolti, come attori o convenuti, principalmente in contenziosi che riguardano la famiglia. Le persone che hanno affrontato nel corso della vita tale tipologia di causa ammontano a 3,5 milioni (il 7,1% della popolazione con più di 18 anni), corrispondente al 41,5% dei cittadini coinvolti in cause civili. Poco più di un milione sono coloro che dichiarano di essere stati coinvolti in una causa in materia di “lavoro” (2,1% della popolazione e 12,0% delle persone coinvolte in cause civili). A seguire, in ordine decrescente, si registrano le cause riguardanti “incidenti stradali e codice della strada”, che hanno coinvolto 776mila cittadini (pari all’1,6% della popolazione); i contenziosi legati a “debiti, problemi finanziari e societari” che hanno coinvolto 598mila cittadini (l’1,2% della popolazione); 380mila cittadini con più di 18 anni dichiarano poi di aver avuto un “contenzioso legato al vicinato e al condominio” (lo 0,8% della popolazione adulta). Le cause per motivi di lavoro che interessano gli uomini sono quasi il doppio rispetto a quelle ove sono coinvolte le donne (2,7% uomini; 1,5% donne); anche i contrasti cliente/fornitore vedono in proporzione impegnati gli uomini in misura più alta, e cioè ben quattro volte rispetto alle donne (1,2% contro 0,3%); tre volte nel caso di “contenziosi legati a debiti, problemi finanziari e societari” (1,9 contro 0,6%), e “contenziosi con la Pubblica Amministrazione” (1,2% e 0,4%); il doppio per i “contenziosi in materia di previdenza e assistenza” e di “contenziosi legati a “incidenti stradali, contravvenzioni al Codice della strada” (rispettivamente 2,0% e 2,2% gli uomini e 1,2% e 1,0% le donne).
5. Distinzione per età
I cittadini tra 55 e 64 anni affrontano soprattutto “cause legate alla famiglia” con il 12,6% dei 55-64enni coinvolti, contro solo il 6,8% degli appartenenti agli over 65.
6. Soddisfazione
A tutti coloro che hanno o hanno avuto in passato un’esperienza diretta col sistema della giustizia civile è stato domandato il grado di soddisfazione. Il 54,2% delle persone maggiorenni che sono parte in una causa civile, o lo sono state in passato, si ritiene “molto o abbastanza soddisfatto” del sistema giudiziario (erano il 44,7% nel 2015) contro il 45,8% che è “poco o per niente soddisfatto”. Minore soddisfazione si registra tra gli uomini: il 49,6% si dichiara molto o abbastanza soddisfatto contro il 59,6% delle donne; la quota di soddisfatti risulta più alta tra gli intervistati con età tra 35 e 44 anni (59,6%). I giovani fra i 18-34 anni risultano soddisfatti nel 49,2% dei casi, gli anziani con 65 anni e più nel 51,5%.
7. Livelli di soddisfazione nelle diverse aree geografiche
I giudizi sono meno critici nel Nord-ovest, dove il 59,7% degli intervistati si dichiara molto o abbastanza soddisfatto, contro il 47,7% degli abitanti delle Isole. Gli abitanti del Sud, del Centro e del Nord-est esprimono una posizione simile e intermedia (“molto o abbastanza soddisfatti” rispettivamente il 52,0%, il 52,5% e il 53,3%).
8. Tempistiche
Solo il 28% degli intervistati dichiara che la controversia si è conclusa nel medesimo anno dell’origine. Il 49,7% delle cause si sono concluse entro due anni; il 33,4% tra i due e i cinque anni successivi all’anno di inizio e il 16,9% delle cause per concludersi ha avuto bisogno di un periodo superiore al lustro. Tali proporzioni sono differenti confrontando le ripartizioni territoriali: il Nord-ovest conta la quota più elevata di cause concluse entro due anni (56,2%) rispetto al Sud o alle Isole per le quali tale proporzione è minore: (rispettivamente 44,4% e 46,3%; media italiana 49,7%). Le cause che si concludono più frequentemente entro due anni dall’inizio sono quelle afferenti a interdizioni/inabilitazioni (68,8% di tali cause), separazioni e divorzi (52,8%), incidenti stradali/contravvenzioni al Codice della strada (48,0%) e rilascio di un immobile e fermo amministrativo di bene mobile (47,3%). Le cause che sono risultate durare più a lungo sono quelle relative a eredità e successioni (il 30,5% dura più di sei anni), diritti della persona (18,2%) proprietà su beni mobili e immobili (25,5%). Risultano essere in corso, in misura maggiore, cause relative a rapporti con la Pubblica Amministrazione (39,0%), tributi/cartelle esattoriali (34,6%), previdenza e assistenza (33,5%), tutti procedimenti che sono stati influenzati nel loro iter dalla pandemia Covid.
9. Chi rinuncia a ricorrere alla giustizia civile
Più di 900mila cittadini (2,1%) riferiscono di avere rinunciato, per varie ragioni, a esercitare il diritto a ricorrere alla giustizia civile. La decisione di non rivolgersi al sistema giurisdizionale per il soddisfacimento di una controversia giuridica è generata da una pluralità di ragioni: emergono la sproporzione tra i costi ipotizzati e i possibili vantaggi ricavabili (21,5%), il rischio di perdere troppo tempo (17,5%), la complessità e farraginosità delle procedure (10,8%), la considerazione dell’incertezza dell’esito (10,1%), la scelta di risolvere per proprio conto la controversia (10,1%) e le scarse possibilità economiche (8,6%). Seguono per minore frequenza, la scarsa importanza attribuita al motivo del contenzioso (5,9%), la preoccupazione derivante da un giudizio di parzialità dei magistrati (4,5%), la scelta di praticare forme alternative delle controversie (4,3%), il disorientamento rispetto alle azioni da intraprendere e alle persone a cui rivolgersi (3,5%) e la ritrosia nel chiamare in causa amici e/o familiari (2,9%). La rinuncia a instradare una controversia civile per via giudiziaria interessa in misura maggiore gli uomini (2,4%) rispetto alle donne (1,9%).
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