Il lavoro in questione ha la finalità di analizzare il lungo dibattito economico – aziendale iniziato dagli anni settanta dello scorso secolo ad oggi sia per il settore pubblico che privato sulla responsabilità sociale delle aziende.
Indice
1. Introduzione
Si è osservato come si sia sviluppata sempre più la consapevolezza per le imprese private di guardare oltre l’ottimizzazione del reddito quale fine aziendale, per avere una visione di lungo periodo sull’ambiente e sulla società di riferimento. In tale ottica si sono sviluppate nuove forme di rendicontazione sociale come il bilancio di mandato, il bilancio ambientale, il bilancio sociale che vanno ad affiancarsi a quelle tipicamente economiche e fiscali.
Anche nel settore pubblico nell’ultimo ventennio assistiamo ad un processo di aziendalizzazione della P.A. iniziato dal 1990 con il quale si è abbandonato il modello organizzativo burocratico per applicare un modello manageriale basato non più sui processi, ma sui risultati intesi come miglioramento delle condizioni di benessere del cittadino attraverso la soddisfazione dei suoi bisogni.
Il processo evolutivo innanzi accennato vede l’affermazione di nuovi modelli organizzativi sempre più determinati al rispetto di nuove tematiche che di seguito si vanno ad analizzare
2. La responsabilità sociale delle imprese pubbliche e private
Una tematica piuttosto recente ed in continua evoluzione negli enti locali, soprattutto a partire dal 2004, attiene al principio di accountability ed a quello di pubblicità e comunicazione della PA come parametri di riferimento del bilancio sociale, il quale seppur oggetto di specifica direttiva del Ministero della Funzione Pubblica rimane tutt’oggi ancora volontario e libero nella forma.
I motivi di questo sviluppo sono molteplici, a partire soprattutto dall’affermazione del principio di accountability, che ha avvicinato sempre di più il mondo dei governanti con quello dei governati.
Il Bilancio sociale, come tutte le riforme che hanno riguardato la P.A. dal 1990 in poi ( vedasi il processo di aziendalizzazione della P.A.) prende spunto dal settore privato, dove il bilancio sociale è stato utilizzato come forma integrativa al normale bilancio d’esercizio per meglio rapportarsi con i portatori d’interesse sui risultati e sugli impatti delle loro politiche. Le imprese hanno deciso di arricchire la classica rendicontazione economica e finanziaria con altri fattori quali la qualità dei servizi, dei processi e dell’organizzazione ecc., che possano rapportarsi al punto di vista degli stakeholder [1].
Nel settore pubblico questa introduzione potrebbe essere vista come un allineamento alla logica del Corporate Social Responsability (Responsabilità Sociale delle Imprese), con la quale si intende “l’impegno dell’impresa a comportarsi in modo etico e corretto, andando oltre il semplice rispetto della legge, e arricchendo le scelte di gestione con considerazioni etiche, sociali e ambientali. (…)”[2].
La responsabilità sociale a livello istituzionale, va riferita innanzitutto allo svolgimento delle proprie funzioni in modo adeguato e coerente all’interno di un contesto formato a vincoli legislativi; significa dover scegliere, tra alternative ritenute idonee o considerate efficaci, tenendo in considerazione gli interessi e le attese dei soggetti che fanno parte o interagiscono con l’istituzione stessa (sia in modo diretto che indiretto) [3].
Tra le definizioni principali di responsabilità sociale, va ricordata quella riportata nel Libro verde della Commissione Europea pubblicato nel 2001, il quale la identifica come “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate. Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo “di più” nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate”.
La profonda crisi che ha colpito il mondo nel 2011, ha determinato nella commissione europea la necessità di aggiornare il Libro Verde introducendo una nuova definizione della Responsabilità Sociale delle Imprese, descritta come la “responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società”, ovvero tutto ciò che produce un effetto diretto o indiretto nei confronti della collettività generale. Per soddisfare i requisiti della Responsabilità Sociale “le imprese devono avere in atto un processo per integrare le questioni sociali, ambientali, etiche, i diritti umani e le sollecitazioni dei consumatori nelle loro operazioni commerciali e nella loro strategia di base in stretta collaborazione con i rispettivi interlocutori, con l’obiettivo di: – fare tutto il possibile per creare un valore condiviso tra i loro proprietari /azionisti e gli altri loro soggetti interessati e la società in generale; – identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti avversi”.
In quest’ottica fa quindi la sua comparsa nel panorama aziendale il concetto dell’etica, che non deve però essere visto come un vincolo o un limite, ma piuttosto come un’opportunità per lo sviluppo e il miglioramento di tutta l’attività e la “vita” dell’organizzazione.
Tutto questo si riflette direttamente sul bilancio sociale, che può essere visto proprio come un tentativo delle imprese, sia pubbliche che private, di allinearsi alla responsabilità sociale e “giustificare” alla società il proprio operato, i valori che fungono da guida e la missione che si sta intraprendendo.
Di pari passo con il concetto di responsabilità sociale si afferma il concetto di “sviluppo sostenibile” rinvenibile per la prima volta nel rapporto “Our Common Future” del 1987 dalla Commissione Bruntland del “Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente”, che lo ha definito come “lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare le proprie necessità”.
L’obiettivo è diventato quello di creare un sistema, sia per quanto riguarda la produzione che per il consumo, in grado di “coniugare le esigenze di sviluppo e la crescita economica con il rispetto dell’ambiente ” [4].
Le imprese quindi devono riconoscere le loro responsabilità etico-sociali, adoperandosi adottando comportamenti e strumenti che siano in grado di allineare nel concreto l’azione aziendale mostrandone i risultati agli attori esterni.
Tutto ciò è possibile all’interno dell’azienda o dell’ente attraverso quattro fasi strettamente connesse:
1) l’assunzione della responsabilità (che può essere legale, amministrativa, sociale ed etica);
2) il sistema di rendicontazione sociale;
3) il piano di comunicazione;
4) la revisione o verifica sociale, svolta da parte di un terzo indipendente, detto auditor, che deve esprimere un’opinione professionale, obiettiva e indipendente sul bilancio sociale e sui risultati ottenuti [5].
Tra gli strumenti utilizzati per la gestione della responsabilità sociale, vi sono certamente i codici etici ( una carta dei diritti e dei doveri volta ad evitare comportamenti irresponsabili o illeciti da parte di chi opera con l’impresa, che potrebbero lederne l’immagine o causarle problemi), introdotti nell’ultimo decennio quale obbligo delle pubbliche amministrazioni, insieme ad altri strumenti quali il pianto anticorruzione e della performance ed il bilancio sociale.
2. Il principio di accountability
Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta del secolo scorso, emerge, con sempre maggiore forza e intensità, l’esigenza di monitorare la spesa pubblica, in modo da esercitare un controllo democratico sull’utilizzazione delle risorse pubbliche [6].
La pressione fiscale, una bassa percezione degli effetti della spesa pubblica, la complessità e la scarsa conoscenza del settore pubblico [7], contribuiscono a creare un bisogno sempre crescente di informazione.
A fronte di questa necessità, la risposta delle amministrazioni pubbliche, fondata principalmente sul ricorso a report economico-finanziari, appare insufficiente e bisognosa di un’evoluzione culturale e di nuovi strumenti di rendicontazione. Tale evoluzione del settore pubblico, che si presenta difficile e di non immediata soluzione [8], anche a causa della mancanza di ricerche relative ai processi gestionali della pubblica amministrazione, inizia ad evolversi adottando strumenti propri del settore privato, spesso senza considerare le differenze, a livello di contesto e di fine, esistenti tra i due mondi.
Vengono quindi introdotte nuove tecniche di contabilità (dalla partita semplice alla partita doppia con la rilevazione dell’aspetto economico e non solo di quello finanziario), nuove forme di management, tese ad incentivare una delega dell’autorità che favorisca un miglior collegamento tra responsabilità gestionale e risultati ottenuti.
Più in generale, emerge, soprattutto nei paesi di cultura anglosassone, il bisogno di comportamenti, nella pubblica amministrazione, sempre più orientati al principio di accountability, che diventa così uno dei cardini del processo di cambiamento e di rinnovamento della pubblica amministrazione, assumendo un significato mutevole a seconda del contesto in cui viene utilizzato: talvolta evoca maggiore trasparenza, talvolta responsabilità, talvolta l’attitudine a “rendere conto” [9].
Non esiste quindi una definizione universalmente condivisa di accountability, di volta in volta il suo significato deve essere contestualizzato rispetto al paradigma teorico di riferimento e agli ambiti e ai contenuti di responsabilità [10].
Si possono comunque isolare due caratteristiche comuni alla maggior parte degli enunciati in materia:
– la maggiore complessità di tale concetto nel settore pubblico rispetto a quello privato;
– la necessità della presenza di una parte che ha delle attese verso un’altra, la quale è tenuta a rendere conto.
Per meglio comprendere il concetto di accountability, può essere utile darne una definizione secondo l’orientamento verso l’esterno o verso l’interno dell’organizzazione:
– verso l’esterno, le aziende pubbliche dovrebbero comunicare con trasparenza agli stakeholder le azioni intraprese ed i risultati raggiunti;
– verso l’interno i dirigenti dell’ente dovrebbero assumersi le proprie responsabilità gestionali, acquisire la piena titolarità degli obiettivi da raggiungere e rendicontare le scelte adottate ed i risultati conseguiti [11].
Il termine accountability, nell’ambito delle amministrazioni pubbliche, richiama almeno due elementi fondamentali [12]: il rendere conto ai cittadini dell’utilizzo delle risorse a disposizione nel perseguimento delle missioni istituzionali [13] e l’esigenza di introdurre sistemi di programmazione e controllo, in grado di operare una suddivisione chiara ed efficace delle risorse e delle responsabilità ad esse connesse.
L’inquadramento del principio di accountability non è ad appannaggio esclusivo del settore pubblico, ma riguarda anche il settore privato. Secondo Hinna [14], ad esempio, la nozione di accountability deriva dalle imprese for profit, ma coinvolge tutte le tipologie di aziende “…i casi aziendali in termini di bilancio sociale dimostrano come non esista una prerogativa particolare per le aziende profit oriented, infatti, il concetto di “accountability” anche se coniugato in maniera diversa, coinvolge tutte le categorie di aziende, private, pubbliche e non profit…quando l’azienda che produce servizi e supporti si finanzia con trasferimenti di fondi pubblici o con fondi raccolti presso la collettività, come nel caso delle strutture non profit, godendo magari di particolari condizioni di favore, il valore dell’”accountability” viene immediatamente a essere elevato al quadrato in termini di importanza e con essa i suoi strumenti di rendicontazione sociale”.
Rusconi [15], propone una definizione di accountability con riferimento ai bilanci aziendali:“l’accountability si può intendere come il dovere e la responsabilità di spiegare, giustificare, a chi ne ha diritto che cosa si sta facendo per rispettare gli impegni presi con gli interlocutori, sia sul piano economico- reddituale (per esempio verso gli investitori attuali o potenziali), sia da altri punti di vista”.
Si nota quindi come il termine accountability, con le sue molteplici sfaccettature, abbracci anche e soprattuto il mondo delle imprese private, seppur con sfumature diverse rispetto al settore pubblico. Per quest’ultimo assume particolare importanza una specifica forma di accountability, la così detta “public accountability”.
3. La public accountability
Il termine accountability, è utilizzato sovente, quasi come un ombrello che copre concetti anche molto diversi fra loro: trasparenza, equità, democrazia, efficienza, efficacia, responsabilità ed integrità.
In contrapposizione a questa visione, viene elaborato il concetto di “accountability in senso stretto”, partendo dalla definizione di accountability, tanto concisa quanto efficace, elaborata da Pollitt [16]: “…è l’obbligazione di illustrare e giustificare un comportamento”.
La definizione di accountability in senso stretto adottata da Bovens [17] parte da queste considerazioni e le esprime in un unico enunciato: “l’accountability è una relazione tra un attore ed un’assemblea, nella quale l’attore ha l’obbligo di illustrare e spiegare le sue azioni, l’assemblea può porre domande ed emettere giudizi e l’attore può essere sanzionato”.
Questa definizione può trovare piena applicazione nel campo degli enti pubblici dove c’è un pubblico cui rendicontare le azioni svolte ed esiste per quest’ultimo la possibilità di emettere giudizi e sanzioni, soprattutto attraverso il meccanismo del voto, ma tuttavia, può essere estesa anche ad altre tipologie di organizzazioni.
Appare quindi utile chiarire il concetto di public accountability come definito dallo stesso Bovens. Nel campo dell’accountability, l’aggettivo “public” (pubblica), si riferisce a diversi aspetti:
– pubblica nel senso di un’accountability aperta alla collettività in generale, con un’ampia disponibilità di informazioni accessibili a tutti;
– pubblica perché riguardante questioni di pubblico dominio.
Secondo Bovens quindi esistono diverse condizioni fondamentali perché si possa parlare di public accountability:
1. deve esserci la possibilità di un accesso libero da parte del pubblico alle informazioni fornite;
2. devono essere fornite spiegazioni e giustificazioni della condotta seguita;
3. le spiegazioni devono essere fornite ad un’assemblea;
4. l’agente deve sentirsi obbligato a “farsi avanti” nella rendicontazione; deve esserci la possibilità di dibattito e giudizio, inclusa la possibilità di emettere sanzioni.
La nozione di public accountability aiuta quindi a focalizzare il concetto di accountability allo studio delle istituzioni pubbliche, in particolar modo concentrando l’attenzione delle stesse verso l’esterno.
Un’altra classificazione che aiuta ad inquadrare il concetto della public accountability è proposta da Farneti [18] che pone in relazione il bisogno di accountability con le categorie dei diversi portatori di interessi, detti stakeholder, che esprimono la necessità di essere informati. Gli stakeholder sono tutti quei soggetti che, singolarmente o come gruppi, possono influenzare l’azione e le scelte dell’organizzazione e quindi i comportamenti di tutti i soggetti che operano all’interno dell’ente devono essere improntati all’assunzione di responsabilità, nei confronti degli stakeholder, per tutte le azioni intraprese.
In relazione al binomio tra accountability e stakeholder è possibile distinguere cinque forme di accountability:
1. accountability politica: implica che vi debba essere una chiara identificazione delle responsabilità di chi è chiamato ad assumere un ruolo pubblico;
2. accountability pubblica costituisce la forma più diretta della comunicazione, a tutti i soggetti interessati, di come sono state utilizzate le risorse pubbliche;
3. accountability manageriale: riguarda i risultati conseguiti da ogni soggetto facente parte della struttura organizzativa dell’ente e dipende quindi dal grado di responsabilità e dalle connesse risorse attribuite ad ogni soggetto;
4. accountability professionale: attiene al senso del dovere conseguente all’appartenenza ad una determinata categoria professionale ed ai relativi codici deontologici;
5. accountability personale: fa riferimento a valori intimamente connessi con la propria coscienza come l’onestà e la lealtà, valori che dovrebbero essere anche integrati nella cultura organizzativa dell’ente.
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Note
- [1]
M. Marangon, “La rendicontazione sociale nelle RSA, il bilancio sociale nei servizi alla persona”, Santarcangelo di Romagna (RN), Maggiola Editore, 2013
- [2]
Definizione della Camera valdostana delle imprese e delle professioni, <http://www.ao.camcom.it/sportello-csr.aspx>
- [3]
G. Rusconi, M. Dorigatti, “Teoria generale del bilancio sociale e applicazioni pratiche”, Milano, FrancoAngeli,2004
- [4]
L. Hinna, “Il bilancio sociale : scenari, settori e valenze; modelli di rendicontazione sociale; gestione responsabile e sviluppo sostenibile; esperienze europee e casi italiani”, Milano, Il Sole 24 Ore, 2002
- [5]
L. Hinna, “Il bilancio sociale: scenari, settori e valenze; modelli di rendicontazione sociale; gestione responsabile e sviluppo sostenibile; esperienze europee e casi italiani”, Milano, Il Sole 24 Ore, 2002
- [6]
Farneti F., Il progressivo affermarsi del principio di accountability negli enti locali – Le implicazioni di tipo manageriale, Franco Angeli, Milano, 2004
- [7]
Lapsley I., Research in Public Sector Accounting: an appraisal, Accounting, Auditing Accountability Journal, Vol. 1, n. 1, 1998
- [8]
Sharp, Lapsley, Broadbent, Guthrie
- [9]
Secondo Dubnick (2003) nei paesi anglosassoni il concetto di accountability ha finito per essere utilizzato come uno slogan, come un’icona in quanto è stato impiegato negli ultimi anni da chi lo considera uno strumento di centrale importanza per la realizzazione di obiettivi desiderabili. In questo processo il concetto è divenuto via via più ambiguo al punto da essere definito come “notoriamente impreciso”.
- [10]
Steccolini I., Accountability e sistemi informativi negli enti locali – dal rendiconto al bilancio sociale, Giappichelli, Torino, 2004
- [11]
Caperchione E., Pezzani F., a cura di, Responsabilità e trasparenza nella gestione dell’ente locale, Egea, Milano, 2000
- [12]
Monteduro F., , La rendicontazione sociale delle amministrazioni pubbliche in una prospettiva internazionale. Spunti di riflessione per l’esperienza italiana, in Azienda Pubblica, Vol. 19, Fascicolo 3, 2006
- [13]
Pezzani F., a cura di, L’accountability delle amministrazioni pubbliche, Egea, Milano, 2003
- [14]
L. Hinna, “Il bilancio sociale : scenari, settori e valenze; modelli di rendicontazione sociale; gestione responsabile e sviluppo sostenibile; esperienze europee e casi italiani”, Milano, Il Sole 24 Ore, 2002
- [15]
Rusconi G., Impresa, accountability e bilancio sociale, in Hinna L. (a cura di), Il bilancio sociale, Il Sole 24Ore, 2002
- [16]
Pollitt C., The essential public manager, Open University Press, McGraw Hill, London, 2003
- [17]
Bovens M. Analysing and Assessing Public Accountability. A Conceptual Framework, 2006
- [18]
Farneti F, Il progressivo affermarsi del principio di accountability negli locali. Le implicazioni di tipo manageriale, FrancoAngeli, 2004
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