Le immagini che hanno fatto il giro del web durante l’alluvione a Bologna, sabato scorso, mostrano uno scenario desolante: strade allagate, con rider in bicicletta che continuano le consegne nonostante l’allerta rossa proclamata dal Comune della città. Queste foto hanno riportato all’attenzione un dibattito centrale nel diritto giuslavoristico: la tutela dei lavoratori delle piattaforme di food delivery e la responsabilità delle aziende che gestiscono tali piattaforme. Ma come si inquadra questa crisi nella cornice giuridica attuale? E quali sono le reali tutele per questi lavoratori?
Indice
1. CCNL per i rider
Nel 2020 è stato firmato il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) tra Assodelivery e UGL Rider. Questo accordo mirava a regolamentare i rapporti di lavoro nel settore del food delivery, stabilendo una serie di diritti e tutele per i rider. Tuttavia, il contratto ha suscitato discussioni, specialmente riguardo alla rappresentatività del sindacato UGL Rider, che è stato considerato da alcune parti come poco radicato tra i lavoratori del settore.
Questo contratto rappresentava un tentativo di inquadrare questi lavoratori nel mondo del lavoro autonomo, prevedendo comunque tutele minime come la retribuzione a cottimo e l’assicurazione contro gli infortuni. L’accordo ha segnato una tappa importante nel riconoscimento di un modello contrattuale specifico, sebbene le condizioni di lavoro fossero diverse da quelle offerte ai lavoratori subordinati.
2. Caso Just Eat
Nel 2021, Just Eat ha deciso di adottare un modello differente, inquadrando i suoi rider come lavoratori subordinati. Questa mossa ha rappresentato un cambio di direzione rispetto a molte altre piattaforme di food delivery. L’accordo ha previsto l’assunzione di circa 4.000 lavoratori con contratti a tempo indeterminato, garantendo loro uno stipendio orario di 9 euro, tutele sociali come contributi pensionistici e malattia pagata, oltre a ferie e altre garanzie tipiche del lavoro subordinato.
Questo accordo ha rappresentato un segnale importante nell’evoluzione della regolamentazione del lavoro nel settore del delivery. Just Eat ha dimostrato che è possibile integrare i rider nel sistema di lavoro subordinato, riconoscendo loro maggiori tutele rispetto al contratto collettivo firmato da Assodelivery. Tuttavia, questo modello non è stato ancora adottato su larga scala dalle altre piattaforme, che continuano a preferire il ricorso a collaborazioni autonome.
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3. Le Unions metropolitane e la sindacalizzazione dal basso
Parallelamente agli sviluppi contrattuali, si è assistito alla nascita di nuove forme di sindacalizzazione. Le Unions metropolitane, come la Riders Union Bologna, hanno giocato un ruolo fondamentale nel rappresentare i lavoratori non sindacalizzati e nel promuovere mobilitazioni a favore di migliori condizioni di lavoro. Questi movimenti, pur non avendo un riconoscimento giuridico formale, sono stati capaci di influenzare il dibattito pubblico e portare all’attenzione delle istituzioni i bisogni dei rider.
Uno degli esempi più significativi di questi sforzi è la Carta dei Diritti dei Lavoratori Digitali, firmata a Bologna nel 2018. La Carta rappresenta un tentativo di fissare dei diritti minimi per i lavoratori delle piattaforme digitali, offrendo un punto di partenza per future regolamentazioni a livello nazionale.
4. Il dibattito sulla rappresentatività sindacale
Uno degli aspetti giuridicamente più rilevanti nel contesto della sindacalizzazione dei rider riguarda la rappresentatività sindacale. In Italia, solo i sindacati più rappresentativi possono stipulare contratti collettivi validi per tutti i lavoratori del settore. Nel caso dei rider, la nascita di sindacati come UGL Rider ha sollevato dubbi sulla loro capacità di rappresentare effettivamente le esigenze dei lavoratori. Al contrario, le Unions metropolitane, pur essendo fortemente rappresentative nelle mobilitazioni, non godono di pieno riconoscimento giuridico, il che limita la loro capacità di influenzare le trattative formali.
Secondo le normative vigenti, come l’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori, la capacità di un sindacato di partecipare alle trattative collettive è legata alla sua rappresentatività. Questo vincolo ha reso complessa l’evoluzione delle relazioni sindacali nel settore del delivery, dove i rider, per la natura del loro lavoro, non si riconoscono facilmente nei modelli tradizionali di sindacalizzazione.
5. Conclusioni
Il dialogo tra piattaforme, sindacati e istituzioni richiede un ripensamento profondo per trovare nuovi equilibri che rispondano alla specificità del lavoro dei rider e della gig economy. Il modello di sindacalizzazione tradizionale, basato su un forte ancoraggio istituzionale e formale, non riesce a intercettare le esigenze di una forza lavoro estremamente frammentata e flessibile come quella dei rider.
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