Il contesto parlamentare è singolare. La Camera, infatti, sta esaminando un testo emanato dal precedente governo giallo-rosso che, sul tema della prescrizione, contiene il compromesso tra M5s, Pd e Leu che a sua volta superava la legge cosiddetta Spazzacorrotti approvata dalla maggioranza M5s-Lega nel gennaio 2019: questa prevedeva che la prescrizione si fermasse dopo il processo in primo grado; il compromesso M5s-Pd-Leu, denominato Lodo Conte 2, dal nome del deputato di Leu Federico Conte, mantiene il fermo della prescrizione dopo il primo grado, ma anche una serie di meccanismi di durata massima di ogni fase del processo, in modo che esso abbia una durata ragionevole.
La scorsa settimana su questo ddl Bonafede tutti i gruppi hanno presentato emendamenti in direzioni diametralmente opposte. M5s ha proposto di cancellare l’accordo con il Pd per tornare allo Spazzacorrotti, come chiede anche la Lega con un suo emendamento. D’altra parte anche il Pd ha presentato proposte che modificano il Lodo Conte, incentrate sul potenziamento dei riti alternativi per sgravare i tribunali, e sul ripristino della prescrizione se si sforano i tempi del processo in appello e Cassazione. Una ulteriore frattura c’è all’interno del centrodestra, tra Forza Italia che ripristina la prescrizione come era prima della Spazzacorrotti, e la Lega che difende quest’ultima.
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A surriscaldare il clima anche l’annuncio di Matteo Salvini di voler promuovere alcuni referendum sulla giustizia con il Partito Radicale, come la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati. E sul tavolo, lunedì, potrebbe finire anche il dossier della riforma del Csm, su cui la Commissione Giustizia della Camera sta esaminando un ddl dell’ex Guardasigilli Bonafede. Anche questo figlio di un governo che non c’è più.
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Antonio Di Tullio DElisiis | 2020 Maggioli Editore
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