La nuova riforma introdotta dal Governo in carica stabilisce che sarà possibile andare in pensione all’età di 62 anni e con 38 anni di contributi versati. In questo modo coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età saranno favoriti.
In forza di questa rivoluzionare riforma, per permettere all’Inps di gestire l’erogazione delle oltre 400 mila richieste di chi, potenzialmente potrebbe chiedere il pensionamento anticipato, saranno previste quattro finestre di uscita.
Opzione donna
Per i due anni a venire è poi prevista il ritorno dell’opzione donna, con cui: per le lavoratrici dipendenti con 58 anni di età saranno ammesse al pensionamento anticipato; per le autonome a 59 anni, purché abbiano 35 anni di contributi e optino per il sistema contributivo.
Le pensioni d’oro
Un’altra importante novità, prevista per restituire più equità al sistema previdenziale, è volta a ridurre in maniera considerevole le cosiddette pensioni d’oro, ossia di quelle che superano l’importo dei 4500 euro netti mensili, per le quali è previsto inoltre il mutamento del criterio di calcolo, che da retributivo, passa a quello contributivo.
Pensione di cittadinanza
L’ultimo punto della manovra riguarda il reddito di cittadinanza, la misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle e introdotta nella manovra di bilancio, che mira a garantire a ogni cittadino un’ entrata non inferiore a 780 euro mensili. Con lo stesso metro di misura sono stati garantiti dei tetti minimi per le pensioni minime, che verranno parimenti innalzate a 780 euro, anche se, nel riconoscere tale misura si terrà conto della proprietà o meno di un bene immobile.
La manovra ha sortito diversi dubbi: il primo riguarda la pensione anticipata quota 100 e sulla sua capacità di liberare posti di lavoro, si ritiene infatti che saranno poche le aziende che riusciranno ad accaparrarsi i pochi giovani specializzati, con il risultato che quelli non formati saranno comunque fuori dai giochi. Al contempo, è stato considerato che la pensione quota 100 penalizzi coloro che hanno iniziato a lavorare giovanissimi e a versare da subito i contributi. In questo caso infatti costoro, pur avendo accumulato 38 anni di contributi prima dei sessant’anni sono costretti ad attendere, fino a raggiungere il requisito anagrafico richiesto dalla quota 100.
Non si è sottratta alle critiche neppure l’opzione donna che, innalzando di un anno l’età richiesta per la pensione anticipata, di fatto non ha penalizzato le donne lavoratrici che attendevano il realtà una proroga più ampia della misura.
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