Ripristino custodia in carcere per miglioramento della salute

La condanna a lunga pena detentiva e il miglioramento delle condizioni di salute possono comportare il ripristino della custodia in carcere?

Allegati

La condanna a lunga pena detentiva e il miglioramento delle condizioni di salute possono comportare il ripristino della custodia in carcere? Per supporto ai professionisti, abbiamo preparato uno strumento di agile consultazione, il “Formulario annotato del processo penale 2025”, giunto alla sua V edizione.

Corte di Cassazione -sez. I pen.- sentenza n. 7524 del 20-02-2025

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Indice

1. La questione: ripristino custodia cautelare in seguito ad emissione sentenza di condanna


Il Tribunale per il riesame di Catanzaro respingeva un appello proposto ai sensi dell’art. 310 cod. proc. pen. dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro avverso un’ordinanza del Tribunale di Vibo Valentia in composizione collegiale che, a sua volta, aveva rigettato un’istanza di applicazione a carico dell’imputato, in atto sottoposto agli arresti domiciliari, della più grave misura della custodia cautelare in carcere a seguito della sua condanna, a conclusione del giudizio di primo grado, alla pena di anni diciotto di reclusione per il reato di associazione mafiosa.
In particolare, secondo il Tribunale, la condanna a pena detentiva di severa entità non era sufficiente ad integrare le condizioni per applicare la massima misura perché inidonea da sola come elemento nuovo dimostrare la ricorrenza delle eccezionali esigenze cautelari.
Ciò posto, avverso questa decisione ricorreva per Cassazione il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, denunciando, con un unico motivo, inosservanza e/o erronea applicazione degli artt. 274 e 275 cod. proc. pen., nonché carenza e/o manifesta illogicità della motivazione in relazione alle esigenze cautelari sottese al giudizio di colpevolezza, omessa pronuncia e carenza di motivazione in ordine alle ulteriori risultanze documentali in atti. Per supporto ai professionisti, abbiamo preparato uno strumento di agile consultazione, il “Formulario annotato del processo penale 2025”, giunto alla sua V edizione.

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2. La soluzione adottata dalla Cassazione


La Suprema Corte, nel ritenere il ricorso suesposto fondato, osservava in via preliminare che “l’intervenuta sentenza di condanna a rilevante pena detentiva al termine del giudizio di primo grado e il miglioramento delle condizioni di salute del soggetto, che avevano determinato l’affievolimento della misura per incompatibilità con il regime detentivo, costituiscono elementi di novità idonei a fondare il ripristino della custodia in carcere in sostituzione degli arresti domiciliari, qualora persistano i “pericula libertatis”” (Sez. 6, n. 43194 del 10/10/2024; così già Sez. 6, n. 31901 del 26/06/2002).

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3. Conclusioni: la condanna e il miglioramento delle condizioni di salute possono giustificare il ripristino della custodia in carcere se persistono i “pericula libertatis”


La decisione in esame desta un certo interesse essendo ivi chiarito quando la condanna a lunga pena detentiva e il miglioramento delle condizioni di salute possono comportare il ripristino della custodia in carcere.
Si afferma difatti in tale pronuncia, sulla scorta di un pregresso orientamento nomofilattico, che la condanna a lunga pena e il miglioramento delle condizioni di salute possono giustificare il ripristino della custodia in carcere, sostituendo gli arresti domiciliari, se persistono i “pericula libertatis“.
Tale provvedimento, quindi, può essere preso nella dovuta considerazione ogni volta si debba appurare se codeste condizioni siano in grado di consentire il ripristino di siffatta misura cautelare.
Ad ogni modo, il giudizio in ordine a quanto statuito in codesta sentenza, poiché prova a fare chiarezza su tale tematica procedurale sotto il versante giurisprudenziale, non può che essere positivo.

Avv. Di Tullio D’Elisiis Antonio

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