Separazione carriere dei magistrati: l’appoggio del Presidente del CNF

Redazione 17/09/24
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Nell’ambito delle audizioni presso la commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati, il Presidente del Consiglio Nazionale Forense (CNF), Francesco Greco, ha ribadito la necessità indifferibile della separazione delle carriere dei magistrati in Italia. La proposta di separare le funzioni tra magistratura giudicante e magistratura inquirente è stata presentata come una riforma cruciale per garantire l’attuazione del principio costituzionale del giusto processo, richiamato nell’articolo 111 della Costituzione.
Greco ha sottolineato che la coesistenza di giudici e pubblici ministeri nello stesso corpo professionale mette a rischio la neutralità del processo giudiziario. «È indispensabile», ha affermato, «separare le due funzioni per garantire l’imparzialità del giudice». La sua argomentazione si fonda su una metafora efficace: «Altrimenti è come se l’arbitro di una partita di calcio appartenesse a una delle due squadre in campo». Questo paragone rende evidente come l’attuale assetto rischi di pregiudicare l’equilibrio e l’equità del processo.

Alla riforma abbiamo dedicato l’articolo “Separazione delle carriere: in cosa consiste il nuovo ddl costituzionale”

Indice

1. Il giusto processo e la separazione delle carriere


Il concetto di giusto processo implica che le parti coinvolte – accusa e difesa – debbano avere pari opportunità di esprimere le proprie posizioni davanti a un giudice imparziale. Tuttavia, l’attuale sistema italiano prevede che sia il giudice che il pubblico ministero appartengano allo stesso corpo, ossia la magistratura, e che spesso condividano percorsi formativi e professionali simili, se non comuni. Questa vicinanza, secondo Greco, crea una distorsione intrinseca nel sistema, in quanto giudice e pm possono essere percepiti come “colleghi” che condividono valori e prospettive simili, mentre la difesa si trova in una posizione di estraneità rispetto a questa dinamica.
Greco ha quindi sostenuto che per dare piena attuazione al giusto processo, occorre una chiara distinzione tra chi accusa e chi giudica. Solo una netta separazione delle carriere può garantire la totale indipendenza del giudice dal pm, evitando che questi possano esercitare pressioni o influenze indirette. «Oggi, in Italia», ha osservato Greco, «il processo si celebra tra due colleghi e un estraneo: i due colleghi sono il giudice e il pm, l’estraneo è l’avvocato difensore».

2. Riforma necessaria ma contestata


La separazione delle carriere è un tema che divide il mondo giuridico e politico da anni. Coloro che si oppongono a questa riforma, esprimono preoccupazioni riguardo al rischio che una tale separazione possa portare a una maggiore dipendenza del pubblico ministero dall’esecutivo. Tuttavia, Francesco Greco ha fermamente respinto queste obiezioni, definendole «assolutamente infondate». Secondo il Presidente del CNF, non c’è alcun pericolo che la riforma possa condurre a un’assoggettamento del pubblico ministero al potere politico, affermando che in molti sistemi democratici avanzati, come quelli di Germania e Francia, la separazione delle carriere è già in atto senza intaccare l’indipendenza della magistratura.
Greco ha poi fatto un confronto con i sistemi autoritari, sottolineando come siano le dittature a concentrare il potere nelle mani di un unico soggetto che, contemporaneamente, accusa e giudica. Nei regimi democratici più evoluti, ha spiegato, la divisione dei ruoli è una salvaguardia fondamentale per la trasparenza e l’equità del processo giudiziario. In tale contesto, la separazione delle carriere dei magistrati non è un’eccezione, bensì una norma. Ad un supporto alla riforma abbiamo dedicato l’articolo “Separazione delle carriere magistratura: sostegno dall’OCF”

3. L’opinione degli avvocati


Il mondo forense, rappresentato dal Consiglio Nazionale Forense, da tempo si batte per la separazione delle carriere, considerandola una riforma non solo necessaria, ma urgente. Gli avvocati sono spesso i principali protagonisti di un sistema in cui si trovano a dover difendere i propri clienti di fronte a giudici e pubblici ministeri che, pur con ruoli diversi, appartengono allo stesso corpo e talvolta condividono percorsi comuni di carriera. Questa situazione alimenta la percezione che la difesa sia in qualche modo svantaggiata.
Dal punto di vista dell’avvocatura, la separazione delle carriere consentirebbe di ristabilire un equilibrio tra accusa e difesa, restituendo al giudice il ruolo di terzo imparziale, lontano da qualsiasi contiguità con l’accusa. Inoltre, Greco ha evidenziato come la riforma potrebbe contribuire a ridurre i tempi dei processi, migliorando l’efficienza del sistema giudiziario.

4. Prospettive future


La discussione sulla separazione delle carriere dei magistrati non è nuova nel panorama italiano, ma sembra ora avviarsi verso un punto di svolta. Le proposte di legge attualmente in esame presso la commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati rappresentano una tappa importante per il futuro della giustizia italiana. Tuttavia, restano numerosi nodi da sciogliere, soprattutto riguardo alle modalità di attuazione della riforma e alle garanzie necessarie per preservare l’indipendenza del pubblico ministero.
L’audizione di Greco ha riacceso il dibattito su un tema cruciale per il futuro del sistema giudiziario italiano. Se da un lato la separazione delle carriere appare sempre più come una necessità ineludibile, dall’altro è fondamentale che qualsiasi riforma venga accompagnata da adeguate misure di salvaguardia dell’indipendenza della magistratura, per evitare derive che possano minare uno dei principi fondamentali dello Stato di diritto.

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