I tecnici del Ministero degli affari regionali stanno lavorando a un decreto-legge di riordino dell’intero settore anche alla luce del d.d.l. Delrio
tratto da www.lagazzettadeglientilocali.it
Tra bocciature costituzionali, revisioni continue e scadenze in arrivo la normativa riguardante i servizi pubblici locali ha urgente necessità di una riforma organica che restituisca coerenza e chiarezza. A tutto ciò si aggiunge inoltre il d.d.l. Delrio recante “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” (presentato alla Camera il 20 agosto scorso con il n. 1542). È questa la ragione per cui i tecnici del Ministero degli affari regionali stanno lavorando a un decreto-legge.
Sul punto, però, come più di un esponente del Governo ha ribadito negli ultimi mesi, non si interverrà con un nuovo tentativo di riforma “organica”, dopo le prove fallite fra 2008 e 2011.
L’idea è quella di agganciare l’organizzazione dei servizi pubblici locali alla struttura degli enti “di area vasta” chiamati a sostituire le province secondo il d.d.l. Delrio, superando per questa via l’iper-frammentazione che, soprattutto nelle regioni del Centro-Sud, ha finora moltiplicato le spese di gestione e azzoppato le performance. In prospettiva, utilizzando gli strumenti della concertazione, si vorrebbe spingere anche le Regioni a spostare sui nuovi enti le competenze sui servizi pubblici, per arrivare a una struttura organica in tutte le realtà territoriali.
Sul tema, cruciale, degli affidamenti, il progetto è quello di seguire la normativa europea, che incentiva il ricorso alle gare lasciando l’in house come possibilità residuale, a cui rivolgersi quando il contesto economico e sociale del territorio non permette l’apertura alla concorrenza, ma rimane neutra sul piano della struttura societaria, nel senso che non prevede regole diverse fra operatori pubblici e privati. La spinta alla privatizzazione era invece stato il tratto che più aveva distanziato le regole italiane da quelle Ue nelle riforme del 2008-2011, ma è stata travolta prima dai referendum e poi dalla Corte costituzionale.
Nel disegno che sta prendendo forma in questi giorni trova spazio anche il capitolo delle responsabilità, che dopo il fallimento dei tentativi di regolazione a monte dovrebbero spostarsi a valle, concentrandosi cioè sull’analisi dei risultati. Un’idea, questa, che potrebbe concretizzarsi nella previsione di parametri obbligatori sui bilanci e sulle performance, in grado anche di portare a una forma di “fallimento” (con commissariamento o obblighi di liquidazione) per le società pubbliche che si rendono protagoniste degli sforamenti più consistenti. Questo binario corre parallelo all’estensione del Patto di stabilità alle in house, su cui il ministero dell’Economia sta costruendo una serie di regole che sembrano destinate a trovare spazio a ottobre nella legge di stabilità per il 2014.
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