Sezioni Unite penali: la pena nel reato continuato non può essere inferiore nel minimo a quella prevista per uno dei reati-satellite

Redazione 17/06/13

Lucia Nacciarone

Con la sentenza n. 25939 del 13 giugno 2013 le Sezione Unite hanno così chiarito i presupposti per il calcolo della pena in caso di reato continuato.

Ad avviso degli ermellini in primo luogo il giudice deve individuare la sanzione più grave, in astratto in base alla pena edittale prevista ma anche in concreto, in rapporto alle singole circostanze in cui la fattispecie si è manifestata e in base all’eventuale giudizio di comparazione fra aggravanti ed attenuanti.

In secondo luogo, laddove vi sia un concorso fra reati puniti con sanzioni omogenee, nel genere e nella specie, per i quali è riconosciuto il vincolo della continuazione, il giudice individua il trattamento sanzionatorio per il reato che ritiene più grave, non potendo in nessun caso irrogare una pena inferiore nel minimo a quella prevista per uno dei reati-satellite.

La nozione di ‘violazione più grave’, continuano i giudici, ha una valenza complessa: è necessario infatti partire dalla sanzione edittale comminata in astratto per una determinata fattispecie ma poi bisogna anche valutare le sue concrete manifestazioni e quindi l’eventuale giudizio di comparazione fra aggravanti ed attenuanti.

In ogni caso, concludono infine gli ermellini, quando il giudice intende graduare la pena al livello più basso non può comunque applicare una pena-base inferiore al minimo edittale previsto per uno qualsiasi dei reati unificati dall’unicità del disegno criminoso.

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