Si parla di tasse e manette e mai di difesa del contribuente

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In questi giorni, in occasione della manovra finanziaria 2020, si parla tanto di combattere l’evasione fiscale, anche con la previsione di rivedere in peius il sistema penale -tributario.

A scanso di equivoci, faccio presente che è giusto combattere l’evasione fiscale, anche se le cifre che vengono pubblicate non mi convincono del tutto in quanto basate su generiche presunzioni.

In ogni caso, secondo me, ciò che manca nell’attuale dibattito politico e mediatico è l’approfondimento sul concetto di “evasione fiscale” e, soprattutto, l’analisi sui grossi limiti di difesa che ha l’onesto cittadino – contribuente al quale viene notificato un avviso di accertamento o una cartella esattoriale per importi non dovuti.

L’evasione fiscale

È bene subito chiarire che, oggi, oltre la classica evasione fiscale, che consiste nel non dichiarare o dichiarare parzialmente il reddito prodotto, esiste anche:

  • l’evasione da interpretazione, causata da una normativa fiscale complessa, confusa e contraddittoria; tale tipo di evasione, per esempio, si ha quando gli uffici fiscali contestano un’agevolazione tributaria o il mancato rispetto della competenza, disconoscendo i costi di un periodo d’imposta e costringendo il contribuente a chiedere il rimborso per l’altro periodo d’imposta in cui ha dichiarato di più;
  • l’evasione causata dai ritardi della pubblica amministrazione, che costringe il contribuente a pagare tempestivamente le tasse, mentre si deve attendere mesi o anni per incassare il dovuto; questa assurda situazione porta poi il contribuente ad arretrarsi con i pagamenti, con il rischio di gravi sanzioni fiscali e penali.

La grave limitazione che ha il contribuente nell’esercitare correttamente ed efficacemente il proprio diritto di difesa

Chiarito che, quando si parla di evasione fiscale non si deve fare di tutta un’erba un fascio, l’altro importante tema che viene sistematicamente e pubblicamente ignorato è la grave limitazione che ha il contribuente nell’esercitare correttamente ed efficacemente il proprio diritto di difesa (art. 24 della Costituzione).

Oggi, infatti, per il principio del c.d. “doppio binario”, il contribuente, in alcune particolari situazioni, con il rischio di sentenze contrastanti e contraddittorie, deve difendersi:

  1. in sede penale, con la possibilità di utilizzare tutti gli strumenti di difesa, come la testimonianza; in ogni caso, la minaccia penale non ha mai risolto il problema dell’evasione fiscale, tanto è vero che, oggi, rispetto al totale dei detenuti presenti in carcere al 30 settembre 2019, in tutto 60.881, i detenuti per reati fiscali rappresentano lo 0,5% scarso;
  2. in sede tributaria, presso le Commissioni tributarie, composte da giudici a tempo parziale, nominati su proposta del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che percepiscono 15 euro nette a sentenza depositata e nulla per le sospensive; inoltre, nel processo tributario, è vietato il giuramento e la testimonianza, mentre la Guardia di Finanza e gli Uffici fiscali possono raccogliere le dichiarazioni di terzi.

Oggi, in Parlamento, sono presenti sei disegni di legge per una generale ed organica riforma della giustizia tributaria, con la previsione di giudici professionali, competenti, vincitori di concorso pubblico, ben retribuiti e dipendenti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e non più dal MEF, come ho più volte scritto nei miei articoli pubblicati sul mio sito (www.studiotributariovillani.it).

Nell’attuale caotica e complessa situazione del fisco italiano, non dobbiamo meravigliarci se poi gli imprenditori si suicidano, falliscono o trasferiscono la propria sede all’estero (in particolare, in Olanda, Lussemburgo e Irlanda), facendo perdere opportunità e posti di lavoro in Italia.

Si continua, invece, a minacciare la confisca per sproporzione e la responsabilità amministrativa delle imprese, come per i reati di mafia.

Secondo me, invece, bisogna assolutamente ridurre le imposte e semplificare gli adempimenti fiscali, incidendo fortemente sull’elefantiaca spesa pubblica.

Già oggi ci sono gli strumenti, amministrativi e penali, per combattere efficacemente e seriamente l’evasione fiscale, senza crearne dei nuovi (come per esempio gli ISA che tanti problemi stanno creando ai contribuenti) o minacciarne altri.

Soprattutto, però, bisogna consentire al contribuente di potersi veramente difendere senza lacci e lacciuoli davanti ad un giudice terzo ed imparziale, in condizione di parità, come prescrive l’art. 111, secondo comma, della Costituzione, sino ad oggi totalmente ignorato.

 

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Avv. Villani Maurizio

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