“Sugar Tax” tra salute pubblica e giustizia fiscale

Lorena Papini 29/03/24

La Corte Costituzionale italiana, con la sua pronuncia numero 49 del 26 marzo 2024, ha gettato nuova luce sulla controversa “Sugar Tax”, ovvero l’imposta sui consumi specifici per le bevande analcoliche edulcorate. Tale sentenza è emersa al culmine di un acceso dibattito sulla validità e l’equità di questa imposta, che mira a disincentivare il consumo di bevande zuccherate per motivi di salute pubblica. Ripercorriamo insieme la vicenda.
Per approfondimenti specifici sulla sentenza, consigliamo l’articolo Sugar Tax: equilibrio tra salute pubblica e principi tributari

Indice

1. Cos’è la “Sugar Tax”?


La “Sugar Tax”, introdotta dalla legge di bilancio 2020 (legge del 27 dicembre 2019, n. 160) nei commi 661-676 rappresenta una tassa sul consumo di bevande analcoliche edulcorate in Italia. Con l’obiettivo di disincentivare l’uso eccessivo di zuccheri e sostanze dolcificanti, mira a combattere problemi di salute pubblica quali obesità e diabete. La normativa prevede un’imposta di 10 euro per ettolitro per i prodotti finiti e di 0,25 euro per kg per quelli da diluire. L’imposta si applica a bevande definite specificamente nella normativa, che abbiano un titolo alcolometrico fino a 1,2% e siano ottenute aggiungendo edulcoranti, sia naturali sia sintetici.
Il decreto del 12 maggio 2021 ha delineato le disposizioni operative, stabilendo le modalità di applicazione e incasso dell’imposta, che è diventata effettiva dal 1° gennaio 2023 dopo vari rinvii. I soggetti passivi dell’imposta includono i fabbricanti nazionali, i condizionatori, gli acquirenti, gli importatori, e coloro che commissionano la produzione o il condizionamento di tali bevande, sia che operino all’interno sia all’esterno dell’UE.
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2. Le radici del contenzioso


Il dibattito si è acceso quando Assobibe, l’associazione italiana delle bevande analcoliche, e Sibeg S.r.l., distributore delle bevande a marchio “The Coca Cola Company”, hanno sollevato dubbi sulla compatibilità dell’imposta con i principi di eguaglianza e capacità contributiva previsti dalla Costituzione italiana. La critica principale riguardava l’applicazione esclusiva della tassa alle bevande analcoliche edulcorate, lasciando fuori altri prodotti alimentari con caratteristiche simili.

3. Giustizia fiscale e salute pubblica


La questione ha sollevato un’importante riflessione su come le politiche fiscali possano influenzare la salute pubblica, in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per limitare il consumo di zuccheri. La Corte ha dovuto valutare se la “Sugar Tax” rispettasse i principi di uguaglianza e non discriminazione, senza trascurare l’obiettivo di tutelare la salute dei cittadini.
Nella sua valutazione, la Corte ha concluso che l’imposta sui consumi per le bevande analcoliche edulcorate è conforme sia ai principi costituzionali di eguaglianza tributaria e capacità contributiva, sia alla normativa dell’Unione Europea. Questo verdetto sottolinea la discrezionalità del legislatore nell’introduzione di politiche fiscali mirate, a patto che queste ultime non introducano discriminazioni ingiustificate.

4. La pronuncia e le conseguenze


La sentenza rappresenta un importante punto di riferimento nel bilanciamento tra la necessità di promuovere la salute pubblica e il dovere di garantire la giustizia fiscale. La Corte riconosce la legittimità dell’obiettivo di salute pubblica perseguito dalla “Sugar Tax”, purché le misure adottate siano proporzionate e basate su evidenze scientifiche.
Con la sua pronuncia, la Corte Costituzionale non solo ha confermato la validità della “Sugar Tax” rispetto ai principi di eguaglianza e capacità contributiva, ma ha anche offerto una guida interpretativa per l’elaborazione di future politiche fiscali orientate alla salute pubblica.

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