L’Inps ha presentato il Bilancio sociale 2012 e, come ormai d’abitudine, osservati speciali sono, insieme ai pensionati, anche i dipendenti pubblici. Che le due categorie non attraversino il periodo più florido degli ultimi anni è risaputo piuttosto bene dai diretti interessati, ma, ora, anche i dati della previdenza nazionale attestano una situazione da allarme rosso per pensioni e dipendenti dello Stato o degli enti periferici.
I dipendenti pubblici, per effetto delle misure di riduzione del personale finalizzata al contenimento della spesa, sono diminuiti di oltre 130mila unità nel corso dell’anno. Allo stesso modo, le entrate dell’ex Inpdap, ora inglobato nel SuperInps, sono calate dell’8%. A pesare anche il turn over applicato, in realtà, più a senso unico, come il recente decreto sui precari ha testimoniato (> il d.l. 101/2013 > la circolare sui precari 21.11.2013, n. 5).
“I dati diffusi dall’Inps mostrano sul 2012 una sostanziosa diminuzione del numero di dipendenti pubblici, per effetto dei sacrifici compiuti dal settore pubblico in questi ultimi anni, che verrà certamente confermata anche nel 2013, anno nel quale si scenderà sotto quota tre milioni”, ha dichiarato il Ministro D’Alia commentando i dati Inps sui dipendenti pubblici, diminuiti di 130mila unità nel 2012. “A questa riduzione va accompagnato, ed è il percorso che abbiamo avviato col decreto sulla p.a., un processo di riqualificazione del personale delle amministrazione pubbliche: solo inserendo giovani motivati e recettivi alle nuove tecnologie eviteremo il rischio che l’invecchiamento dei dipendenti combinato con i tagli al settore pubblico generi inefficienza”.
Sui pensionati, invece, il quadro drammatico è quello di quasi un pensionato su due che vive con meno di mille euro al mese; nel complesso, oltre 7milioni di ritirati dal lavoro incassano mensilmente meno di mille euro. Di questi oltre due milioni non arrivano a 500 euro. Trend inverso per i 650mila che invece possono godere di un assegno superiore ai 3mila euro.
Altro campanello d’allarme risuonato con la presentazione del Bilancio sociale Inps, è quello del saldo per ammortizzatori, schizzati a più 19% rispetto all’anno precedente, per un esborso pari a 22,7 miliardi di euro. Il capitolo di spesa più gettonato, purtroppo, è quello relativo alla disoccupazione, con 13,811 miliardi di uscite, contro gli 11 dell’anno precedente.
Niente di buono anche per le famiglie, che in questi giorni hanno visto presentare il nuovo Isee da parte del Governo: il potere d’acquisto è sceso al 4,9%.
Il disavanzo complessivo dell’Inps sale a 9,8 miliardi: anche qui, a pesare, come già sottolineato recentemente dal presidente Antonio Mastrapasqua, è l’esborso richiesto dai trattamenti ex Inpdap.
La Corte dei conti lancia l’allarme sul risanamento dei conti Inps
L’Inps ha registrato il primo disavanzo finanziario della sua storia e i conti del 2012 evidenziano un deficit per tutti i grandi fondi da esso amministrati. Queste sono le conseguenze delle riforme del lavoro e delle pensioni, aggravate dall’incorporazione della gestione previdenziale pubblica e dalla forte recessione in corso, pesano come un macigno sui conti dell’Inps. È la conclusione dell’analisi del bilancio Inps 2012 da parte della Corte dei conti, per la quale appaiono indilazionabili misure di risanamento.
Per risanare i conti dell’ente previdenziale sarebbe necessario monitorare costantemente gli effetti delle riforme del lavoro e della previdenza sulla spesa pensionistica, ma anche avere una crescente attenzione al profilo dell’adeguatezza delle prestazioni collegate al metodo contributivo e degli eccessivi divari nei trattamenti connessi a quello retributivo, unitamente all’urgenza di rilanciare la previdenza complementare. Tutto ciò, sottolinea la Corte, introducendo provvedimenti miranti a riassettare l’intero ordinamento in materia, a chiarire la governance e il ruolo stesso dell’Inps, oltre che l’assetto e le competenze dell’organo di vigilanza interno e della vigilanza ministeriale.
La Corte dei conti ha poi rimarcato quanto abbia inciso sui conti e l’assetto dell’Inps l’incorporazione dell’Inpdap (l’altra grande cassa assorbita con la spendig review è l’Enpals). Nel contesto del marcato aumento delle prestazioni, la ripresa del flusso contributivo, alimentata dalla gestione privata e in particolare dal lavoro autonomo e ancor più dai parasubordinati, non riesce a ripianare lo squilibrio tra le ambedue essenziali componenti di quasi tutte le gestioni, non sufficientemente bilanciato da apporti statali quantitativamente e qualitativamente adeguati, con conseguente dilatazione dei saldi negativi e dell’indebitamento, aggravati dal fondo di nuova acquisizione dei dipendenti pubblici, in progressivo e crescente dissesto.
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