Sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 17 maggio 2023 è stata pubblicata la direttiva UE 2023/970 del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023 che riconosce nuovi diritti e tutele in capo ai prestatori di lavoro, e al contempo obblighi, in specie informativi, al datore di lavoro. La deadline per l’attuazione da parte degli Stati membri è fissata al 7 giugno 2026.
Indice
- 1. Parità di retribuzione tra donne e uomini per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore
- 2. Trasparenza retributiva nell’UE
- 3. Goals
- 4. Accesso alle informazioni
- 5. Obbligo di comunicazione
- 6. Accesso alla giustizia
- 7. Estensione del campo di operatività
- 8. Contrasto alle discriminazioni
- 9. Entrata in vigore
- Per rimanere aggiornati
1. Parità di retribuzione tra donne e uomini per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore
È sancito dall’articolo 157 TFUE e dalla direttiva 2006/54/CE sulla parità di retribuzione, anche se l’attuazione e l’applicazione di questo principio si sono sempre rivelate difficili. In parte, ciò si deve alla circostanza che la discriminazione retributiva spesso non è nemmeno rilevata proprio a causa di una mancanza di trasparenza retributiva, e il che impedisce alle vittime di presentare ricorso. La trasparenza retributiva basata sul genere è stata inclusa tra le priorità fondamentali della strategia dell’UE per la parità di genere 2020-2025.
2. Trasparenza retributiva nell’UE
L’UE intende rafforzare il principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per il medesimo lavoro tramite nuove norme UE in materia di trasparenza retributiva. La direttiva in parola si pone quale obiettivo combattere la discriminazione retributiva e contribuire a colmare il divario retributivo di genere nell’UE. Sulla base delle nuove norme, le imprese dell’UE saranno tenute a fornire informazioni sulle retribuzioni e a intervenire se il divario retributivo di genere oltrepassa il 5%. La direttiva contiene anche disposizioni in materia di risarcimento per le vittime di discriminazione retributiva, nonché sanzioni, che comprendono ammende per i datori di lavoro che non rispettano le norme.
3. Goals
Le nuove norme sulla trasparenza retributiva dovrebbero contribuire a combattere la discriminazione retributiva sul lavoro e a colmare il divario retributivo di genere. La trasparenza può contribuire a dotare i lavoratori e le lavoratrici dei mezzi necessari per far valere il loro diritto alla parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso una serie di misure vincolanti. La mancanza di trasparenza retributiva è stata individuata come uno dei principali ostacoli all’eliminazione del divario retributivo di genere, che nel 2020 si è attestato, in media, intorno al 13% nell’UE. Ciò significa che, per ora prestata, le donne guadagnano in media il 13% in meno rispetto agli uomini. Il divario retributivo ha ripercussioni a lungo termine sulla qualità della vita delle donne, sul loro rischio di esposizione alla povertà e sulla persistenza del divario pensionistico, che è pari a circa il 30% nell’UE (dati del 2018).
4. Accesso alle informazioni
In base ai nuovi adempimenti, i datori di lavoro dovranno fornire alle persone in cerca di lavoro informazioni sulla retribuzione iniziale o sulla fascia retributiva dei posti vacanti pubblicati, riportandole nel relativo avviso di posto vacante o comunicandole prima del colloquio di lavoro. Ai datori di lavoro sarà fatto divieto di chiedere ai candidati e alle candidate informazioni sulle retribuzioni percepite negli attuali o nei precedenti rapporti di lavoro. Una volta assunti, i lavoratori e le lavoratrici avranno il diritto di chiedere ai loro datori di lavoro informazioni attinenti:
- I livelli retributivi medi, ripartiti per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore,
- I criteri utilizzati per determinare la progressione retributiva e di carriera, che devono essere oggettivi e neutri sotto il profilo del genere.
5. Obbligo di comunicazione
Le imprese con più di 250 dipendenti saranno tenute a riferire annualmente all’autorità nazionale competente in merito al divario retributivo di genere all’interno della propria organizzazione. Per le imprese più piccole, l’obbligo di comunicazione avrà cadenza triennale, mentre le organizzazioni con meno di 100 dipendenti non avranno alcun obbligo di comunicazione. Se dalla comunicazione si evince un divario retributivo maggiore del 5%, non giustificabile sulla base di criteri oggettivi e neutri sotto il profilo del genere, le imprese saranno tenute ad agire svolgendo una valutazione congiunta delle retribuzioni in collaborazione coi rappresentanti dei lavoratori.
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6. Accesso alla giustizia
I lavoratori e le lavoratrici che hanno subito una discriminazione retributiva basata sul genere potranno ottenere un risarcimento, incluso il recupero integrale delle retribuzioni arretrate e dei relativi bonus o pagamenti in natura. Sebbene l’onere della prova, nelle vicende di discriminazione retributiva, risulti solitamente a carico del lavoratore o della lavoratrice, spetterà viceversa al datore di lavoro dimostrare di non aver violato le norme UE in materia di parità di retribuzione e trasparenza retributiva. In ipotesi di violazioni, le sanzioni dovranno essere efficaci, proporzionate e dissuasive e comporteranno delle ammende.
7. Estensione del campo di operatività
La discriminazione intersezionale, cioè fondata su una combinazione di molteplici forme di disuguaglianza o svantaggio, come il genere e l’etnia o la sessualità, è stata inclusa nell’ambito di applicazione della disciplina in disamina. La direttiva contiene anche disposizioni preordinate a garantire che si tenga conto delle esigenze delle persone con disabilità.
8. Contrasto alle discriminazioni
La trasparenza retributiva dovrebbe consentire ai lavoratori e alle lavoratrici di individuare e contrastare eventuali discriminazioni tra donne e uomini. I pregiudizi di genere nei sistemi retributivi e l’inquadramento professionale che non valorizza il lavoro delle donne e degli uomini in modo equo e neutro sotto il profilo del genere sono molto comuni. In considerazione della circostanza che tali pregiudizi risultano sovente inconsci, la trasparenza retributiva può contribuire a sensibilizzare i datori di lavoro sulla questione e aiutarli a individuare disparità retributive discriminatorie basate sul genere che non possono essere spiegate da validi fattori discrezionali e che sono spesso involontarie.
9. Entrata in vigore
La direttiva sulla trasparenza retributiva è entrata in vigore con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE, mentre gli Stati membri dell’UE hanno a disposizione tre anni per il relativo recepimento, adeguando la rispettiva legislazione nazionale per includere le nuove norme.
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