Articolo a cura di Cesare Tomassetti
Nel suo capolavoro del 1926 “Uno, nessuno e centomila”, Luigi Pirandello ci consegna una vertigine identitaria senza tempo: siamo ciò che crediamo di essere o, piuttosto, l’immagine che gli altri proiettano su di noi? Il tormento interiore del protagonista Vitangelo Moscarda trova un’eco contemporanea nel mondo delle imprese e della sostenibilità.
Nell’era della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), della CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), dei rating ESG, degli audit di seconda e terza parte, l’identità sostenibile dell’organizzazione può apparire definita non tanto da specifiche dimensioni operative e strategiche, quanto dall’insieme delle percezioni, delle richieste, dei moduli da compilare e delle evidenze da fornire.
Il Parlamento Europeo, con il provvedimento “Stop the Clock” del 3 aprile 2025, ha deliberato il rinvio di due anni per l’entrata in vigore degli obblighi di rendicontazione della CSRD per le imprese di media dimensione, e di un anno per quelli relativi alla due diligence CSDDD.
Questo rinvio non deve essere interpretato come un passo indietro: al contrario, rappresenta un’importante occasione per ridurre le duplicazioni, armonizzare gli standard, semplificare senza svuotare, con l’auspicio che le istituzioni europee sviluppino un sistema chiaro, unitario e proporzionale di disclosure ESG. Per approfondire su questi temi, abbiamo organizzato il corso Criteri ESG e Corporate Governance – Dagli Adeguati Assetti alla Rendicontazione della Privacy
Indice
1. Una molteplicità di sguardi: “osservatori” e “osservati” nella catena del valore
Ogni impresa si muove all’interno di un complesso reticolo di relazioni in cui non è più sufficiente essere inclusivi ed etici, e avere un ridotto impatto ambientale: è necessario dimostrarlo, renderlo credibile, verificabile e confrontabile.
Molte società private offrono rating ESG, come EcoVadis o Sustainalytics, proliferano le piattaforme come Open-es, CDP, TCFD, le certificazioni (ISO 14001, ISO 45001, EMAS, B Corp, Fair Trade, FSC, Get It Fair-GIF, etc.).
Da una prospettiva “interna” all’impresa, ci si ritrova a ricevere più questionari, più audit e più richieste di dimostrare, documentare, tracciare ogni aspetto gestionale e organizzativo.
Tale abbondanza, pur essendo testimonianza di un interesse crescente verso la sostenibilità, rischia di generare confusione e costi superflui. L’impresa, specialmente se di dimensioni contenute, fatica a dedicare personale qualificato a un “bestiario documentale” che richiede aggiornamenti costanti, pena l’esclusione da appalti e contratti. Da qui la domanda cruciale: come far sì che la necessità di dati e trasparenza non degeneri in un’impasse burocratica, capace di soffocare l’autentico slancio verso modelli di business più sostenibili?
2. La sostenibilità “percepita”: identità ESG e paradosso della molteplicità
Trovi l’articolo completo sulla rivista Blast, che puoi raggiungere cliccando su questo link
Formazione in materia per professionisti
Criteri ESG e Corporate Governance – Dagli Adeguati Assetti alla Rendicontazione della Privacy
Il corso si concentra sull’integrazione dei principi ESG (Environment, Social, Governance) nel contesto della sostenibilità aziendale, con particolare attenzione alla Governance. Strutturato in quattro sessioni, il programma approfondisce: i fondamenti della sostenibilità e i requisiti normativi, tra cui la finanza d’impatto e la direttiva CSRD; il ruolo cruciale della governance aziendale, dalle procedure organizzative alla gestione del rischio; la protezione dei dati personali e i criteri di reporting legati alla privacy; i rischi legati al greenwashing e le implicazioni della direttiva 825/2024. L’ultimo incontro includerà inoltre l’analisi di casi studio e applicazioni pratiche di contrasto al greenwashing.
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