Violenza di genere: come riconoscerla, cosa dice la legge, cosa fare per allontanarsi

Lorena Papini 19/09/23

Violenza di genere, violenza sulle donne, femminicidio, sono termini sempre più diffusi nei media, sia tradizionali che non. Ma da dove nasce la violenza di genere, come si riconosce, e, una volta riconosciuta, cosa si può fare? Vediamo di seguito qualche concetto fondamentale e qualche indicazione concreta in merito.

Indice

1. Che cos’è la violenza di genere


La violenza di genere è un concetto estremamente sfaccettato, che include “qualsiasi forma di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne” (definizione l’art 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne); essa comprende varie forme di violenza, dal caso estremo del femminicidio alla reclusione in casa, a stalking e revenge porn, saliti di recente a dubbi onori nella cronaca.
Per comodità, si possono raggruppare le forme di violenza di genere in quattro grandi gruppi:

  • Violenza fisica: è la più evidente e tracciabile, perché è anche la più denunciata (anche tramite gli ospedali). È quella che può degenerare, nella forma più grave, in femminicidio, ma si declina in varie forme, a partire dalla minaccia (reato autonomo, previsto all’art.612 c.p.).
  • Violenza sessuale: include qualsiasi atto sessuale ottenuto tramite minaccia, imposizione o inganno, o in situazioni in cui la vittima sia in qualche modo impossibilitata a fornire un consenso pieno e consapevole. Lo stupro ne è la manifestazione più grave, ma certamente non l’unica.
  • Violenza psicologica: è la forma di violenza più devastante e che ha un impatto sulla vittima più a lungo termine. Si tratta di tutti gli atteggiamenti atti a sminuire e svalutare la persona di fronte a sé stessa e agli altri, o provocarle stati di ansia e insicurezza. Un esempio è il gaslighting, una forma di violenza che si concretizza nell’indurre la vittima a dubitare dei propri ricordi e percezioni sminuendoli costantemente (il termine deriva da un film omonimo del 1944, in cui la protagonista veniva portata a credersi pazza dalla manipolazione del compagno). Altro esempio tristemente famoso è lo stalking.
  • Violenza economica: è una forma di violenza per cui si crea una disparità economica tanto grande che la vittima si trova a dipendere totalmente dal carnefice, venendole così a mancare anche un supporto per sottrarsi dalla situazione.

I dati ISTAT indicano che fenomeni di violenza fisica hanno riguardato, tra il 2017 e il 2021, il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) nel corso della propria vita: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21 violenza sessuale, il 5,4% le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro. Si stima inoltre che il 21,5% delle donne nella stessa fascia d’età abbia subito comportamenti persecutori da parte di un ex partner (stalking), e che il 26,4% abbiano subito volenza psicologica od economica dal partner attuale, con un picco di 46,1% da parte di un ex partner.
I dati riportati si riferiscono comunque a stime al ribasso e ai numeri delle denunce, poiché moltissime vittime, per vari motivi, non denunciano.

2. Cosa dice la legge in merito?


La normativa italiana rientra nel quadro della cosiddetta Convenzione di Istanbul (2011), primo strumento internazionale giuridicamente vincolante ‘sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica’. Questa Convenzione riconosce la violenza sulle donne come forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione. Essa prevede anche la protezione dei bambini testimoni di violenza domestica e richiede, tra le altre cose, la penalizzazione delle mutilazioni genitali femminili.
Inoltre, risponde alla Direttiva europea 2012/29 del Parlamento europeo e del Consiglio, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato.
Ovviamente, poi, i singoli reati che accompagnano le violenze di genere (minacce, percosse ecc…) sono trattati in articoli appositi del codice penale.


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3. Come si riconosce una situazione di violenza di genere?


Prima di arrivare alle forme più eclatanti di violenza (minacce dirette, percosse, insulti ecc…), ci sono numerosi fattori d’allarme (red flags, in inglese “bandierine rosse”), che possono essere indizi di una situazione di violenza di genere. Tra questi ci sono gli atteggiamenti controllanti (es. controllare come la compagna si veste, con chi esce, quanto, dove), l’isolamento della vittima da amici e famigliari ed esplosioni di rabbia sproporzionate scatenate da fatti irrilevanti, e seguite da grandi scuse.
Nei casi più gravi, la vittima manifesta stati apparentemente ingiustificati di paura, ansia, depressione, attacchi di panico, perdita di fiducia, senso di colpa; può arrivare addirittura a sviluppare dei disturbi alimentari.

4. Cosa si può fare in una situazione di violenza?


È necessario tenere a mente che una vittima può uscire da una situazione di violenza solo se ha un’adeguata rete di supporto a cui chiedere aiuto, una rete personale di risorse sociali (amici, famigliari, persone di sostegno) e di risorse economiche (entrata o deposito personale per emergenze).
Il primo grande ostacolo, infatti, è superare tutte le paure e le insicurezze legate alla rottura della situazione di violenza (di non essere creduta, di rompere una situazione famigliare stabile, di non poter sostenere economicamente la rottura, di vedersi tolti figli/diritti di permanenza), e chiedere aiuto.
Solo superato quest’ostacolo, si potrà cercare il necessario supporto psicologico e legale, che dovranno essere coordinati e rispettare i tempi necessari per la vittima e la sua sensibilità.

5. A chi si può chiedere aiuto?


Fortunatamente, sul territorio italiano non mancano servizi a cui rivolgersi per avere assistenza nel caso di una situazione di violenza. Tra questi, i principali, richiamati anche sulla pagina dedicata del Ministero della Salute, sono:

  • Numero antiviolenza e anti stalking 1522 – Il numero di pubblica utilità attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno, accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo.
  • App YouPol realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio e bullismo, l’App è stata estesa anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche
  • Pronto Soccorso, soprattutto se si ha bisogno di cure mediche immediate e non procrastinabili. Gli operatori sociosanitari del Pronto Soccorso, oltre a fornire le cure necessarie, sapranno indirizzare la persona vittima di violenza verso un percorso di uscita dalla violenza
  • Consultori e Centri antiviolenza sul sito del Dipartimento delle Pari opportunità
  • Case di accoglienza (anche disponibili per donne con figli al seguito)
  • Avvocati

Inoltre, sul territorio nazionale, sono presenti svariate associazioni senza fini di lucro, che operano sia sul piano dell’accoglienza, sia su quello dell’assistenza, psicologica, economica e legale, sia su quello della sensibilizzazione, tramite attività di divulgazione e, in alcuni casi, manifestazioni. Tra queste segnaliamo:

  • UDI (Unione Donne in Italia): servizio di risposta telefonica e centri antiviolenza
  • Ihaveavoice: fornisce assistenza legale e psicologica gratuita, oltre ad essere attiva in iniziative di sensibilizzazione sulla violenza di genere (tra cui una manifestazione, prevista per il 30 settembre 2023, in tutte le maggiori piazze italiane)
  • Rete D.i.Re (Donne in Rete -contro la violenza): un gruppo di 84 organizzazioni sul territorio italiano, che gestiscono oltre 100 Centri antiviolenza e più di 60 Case rifugio, ascoltando ogni anno circa 21mila donne.

Lorena Papini

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