Welfare aziendale: occasione irresistibile per le aziende, vantaggio prezioso per i lavoratori

Daniele Dante 20/06/24
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Approfondimento sul welfare aziendale.

Per approfondimenti si consiglia il seguente volume il quale analizza compiutamente l’intera disciplina del rapporto di lavoro subordinato, così come contenuta nel codice civile (con la sola eccezione delle regole relative al licenziamento e alle dimissioni): Il lavoro subordinato

Indice

1. Il concetto di welfare aziendale

La nozione di welfare aziendale poggia le fondamenta negli anni Sessanta, quando venne definito per la prima volta dal britannico Richard Titmuss come «l’insieme delle prestazioni sociali erogate dalle aziende ai propri lavoratori in virtù del contratto di lavoro che lega le une agli altri». Il concetto anglosassone di welfare viene letteralmente tradotto con il termine italiano benessere e proprio al benessere dei lavoratori aspirano queste iniziative contrattuali o unilaterali da parte del datore di lavoro.
Veniamo ora all’attuale definizione di welfare aziendale: esso si concretizza con riferimento al rapporto di lavoro subordinato ed è costituito dall’insieme delle iniziative realizzate dal datore di lavoro, al fine di incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia, mediante una differente ripartizione della retribuzione, che può consistere in: benefit rimborsabili, fornitura diretta di servizi, oppure da un mix di ambedue le soluzioni.
Il riferimento normativo in materia è rappresentato dall’articolo 51 commi 2,3,4, dall’articolo 95 e dall’articolo 100 del T.U.I.R. (d.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917), i quali indicano espressamente quali sono i beni e i servizi di welfare che non concorrono alla formazione del reddito, totale o parziale che sia.
In tal senso, è proprio la non concorrenza dei suddetti beni e servizi alla formazione del reddito che permette di garantire un’ottimizzazione del vantaggio fiscale e previdenziale, sia a favore del datore di lavoro, il quale sosterrà un minor costo, sia a favore del lavoratore, il quale avrà un netto maggiore in busta paga.
Per approfondimenti si consiglia il seguente volume il quale analizza compiutamente l’intera disciplina del rapporto di lavoro subordinato, così come contenuta nel codice civile (con la sola eccezione delle regole relative al licenziamento e alle dimissioni):

FORMATO CARTACEO

Il lavoro subordinato

Il volume analizza compiutamente l’intera disciplina del rapporto di lavoro subordinato, così come contenuta nel codice civile (con la sola eccezione delle regole relative al licenziamento e alle dimissioni). L’opera è stata realizzata pensando al direttore del personale, al consulente del lavoro, all’avvocato e al giudice che si trovano all’inizio della loro vita professionale o che si avvicinano alla materia per ragioni professionali provenendo da altri ambiti, ma ha l’ambizione di essere utile anche all’esperto, offrendo una sistematica esposizione dello stato dell’arte in merito alle tante questioni che si incontrano nelle aule del Tribunale del lavoro e nella vita professionale di ogni giorno. L’opera si colloca nell’ambito di una collana nella quale, oltre all’opera dedicata alla cessazione del rapporto di lavoro (a cura di C. Colosimo), sono già apparsi i volumi che seguono: Il processo del lavoro (a cura di D. Paliaga); Lavoro e crisi d’impresa (di M. Belviso); Il Lavoro pubblico (a cura di A. Boscati); Diritto sindacale (a cura di G. Perone e M.C. Cataudella). Vincenzo FerranteUniversità Cattolica di Milano, direttore del Master in Consulenza del lavoro e direzione del personale (MUCL);Mirko AltimariUniversità Cattolica di Milano;Silvia BertoccoUniversità di Padova;Laura CalafàUniversità di Verona;Matteo CortiUniversità Cattolica di Milano;Ombretta DessìUniversità di Cagliari;Maria Giovanna GrecoUniversità di Parma;Francesca MalzaniUniversità di Brescia;Marco NovellaUniversità di Genova;Fabio PantanoUniversità di Parma;Roberto PettinelliUniversità del Piemonte orientale;Flavio Vincenzo PonteUniversità della Calabria;Fabio RavelliUniversità di Brescia;Nicolò RossiAvvocato in Novara;Alessandra SartoriUniversità degli studi di Milano;Claudio SerraAvvocato in Torino.

A cura di Vincenzo Ferrante | Maggioli Editore 2023

2. Le modalità di attivazione del piano di welfare aziendale

Il piano di welfare aziendale può essere attivato attraverso l’ausilio di tre differenti strumenti:
Welfare unilaterale: l’azienda decide in maniera volontaria di adottare un piano di welfare. La specificazione da fare è che, se tale piano viene adottato con regolamento aziendale a seguito di un confronto con le RSA o le RSU, ove sussistenti, l’azienda potrà fruire del massimo vantaggio fiscale e previdenziale accordato dalla legge. Nell’evenienza in cui il piano dovesse essere adottato senza regolamento aziendale ci saranno importanti limiti alla deducibilità dei costi aziendali.
Welfare garantito e riconosciuto dal CCNL applicato: il CCNL di riferimento può regolamentare l’ammontare, l’erogazione e le modalità di concessione del welfare aziendale a favore del lavoratore. Il datore di lavoro chiamato all’applicazione di tale CCNL dovrà erogare i beni e i servizi di welfare entro i termini previsti dallo stesso. Il CCNL dei metalmeccanici prevede ad esempio che «a decorrere dal 1° giugno di ciascun anno le aziende dovranno mettere a disposizione dei lavoratori strumenti di welfare del valore di € 200,00 da utilizzare entro il 31 maggio dell’anno successivo».
Welfare derivante dalla conversione del premio di risultato: la Legge di stabilità del 2016 ha riconosciuto la possibilità di convertire il premio di risultato in beni e servizi di welfare aziendale. Tale opportunità ha garantito sia all’azienda, sia al lavoratore, un’importante soluzione in termini di detassazione e decontribuzione.

3. Un’occasione irresistibile per le aziende

Le aziende in Italia si trovano a dover operare in un mercato del lavoro sempre più agguerrito dal punto di vista concorrenziale. Le difficoltà che queste si trovano ad affrontare sono molteplici e possono essere sintetizzate principalmente in tre ragioni:
1. la presenza di una macchina burocratica lenta e complessa che non sempre favorisce le attività imprenditoriali;
2. una non indifferente pressione fiscale e contributiva che influisce direttamente sui costi, sui profitti e sui salari dei lavoratori;
3. un costo del lavoro in costante aumento.
Le iniziative di welfare aziendale costituiscono uno strumento appetibile in grado di accrescere il benessere e lo stato d’animo dei lavoratori, i quali si vedranno riconosciuta una retribuzione maggiore. A fronte di questa crescente soddisfazione del lavoratore, l’articolo 95, comma 1 del T.U.I.R., riconosce al datore di lavoro la possibilità di dedurre dal reddito di impresa le spese sostenute, in denaro o in natura, a favore dei lavoratori.
Preme specificare che il welfare aziendale non ha come unica e limitata finalità il benessere dei lavoratori subordinati. L’utilizzo di questo strumento rappresenta anche una strategia vincente per l’azienda, capace di garantire aumenti di produttività, miglioramenti delle prestazioni lavorative, fidelizzazione del personale e attrattività per i giovani talenti.
Si può dire che il welfare aziendale costituisce uno strumento di retention potentissimo, soprattutto in un mercato del lavoro come quello attuale, nel quale le imprese faticano a reperire personale e nel quale le esigenze delle nuove generazioni di lavoratori sono sempre più improntate verso una maggiore conciliazione tra vita professionale e vita privata.

4. Un vantaggio prezioso per i lavoratori

Alla luce di quanto esposto finora, è importante evidenziare l’importanza che hanno assunto le iniziative di welfare aziendale, diventate ormai irrinunciabili per i lavoratori. I lavoratori subordinati hanno la necessità che il loro benessere psicofisico venga tutelato e garantito, in accordo con quanto previsto dall’articolo 32 della Costituzione.
Nell’attuale mercato del lavoro, si sta procedendo verso un sistema in cui vengono riconosciuti strumenti retributivi aggiuntivi alla retribuzione di base per tutti i lavoratori dipendenti, diversamente dal passato, quando erano riservati solo ai lavoratori in difficoltà.
In conclusione, si può sottolineare come effettivamente il welfare aziendale permetta di creare un ambiente di lavoro positivo e collaborativo, all’interno del quale il benessere dei lavoratori e la crescita sostenibile dell’azienda rappresentano le due colonne portanti.
Garantire politiche di welfare aziendale significa investire nel capitale umano che rappresenta il cuore di ogni organizzazione di successo. 
 

Daniele Dante

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