Il welfare aziendale per gli stagisti: un approccio innovativo

Il welfare aziendale è diventato un elemento fondamentale nel mondo del lavoro odierno. Le aziende stanno apprezzando l’importanza di fornire a tutti i loro dipendenti, compresi gli stagisti, benefit e servizi che vanno oltre la classica retribuzione. Questo modello, oltre a migliorare il benessere dei dipendenti, allo stesso tempo cerca di aumentare la produttività e la sostenibilità delle aziende. Il mondo del lavoro, oggi, è sempre più in continua evoluzione, il welfare aziendale rappresenta uno strumento indispensabile per attrarre e trattenere i migliori talenti, migliorare la soddisfazione sul lavoro e cercando di promuovere un ambiente di lavoro positivo e accogliente. Questo è particolarmente significativo in un’epoca, come la nostra, in cui le aspettative dei lavoratori cambiano rapidamente, in quanto si ricerca un equilibrio tra lavoro e vita privata, opportunità di sviluppo personale e un ambiente di lavoro che promuove il benessere generale.

Per approfondimenti si consiglia il seguente volume il quale analizza compiutamente l’intera disciplina del rapporto di lavoro subordinato, così come contenuta nel codice civile (con la sola eccezione delle regole relative al licenziamento e alle dimissioni): Il lavoro subordinato

Indice

1. Il welfare aziendale in Italia e per gli stagisti

In Italia, il welfare aziendale è sempre stato regolato da diverse normative e leggi. Una delle più rilevanti è la Risposta n. 10 del 25/01/2018 dell’Agenzia delle Entrate, che riguarda gli articoli 51, comma 2, lettere f) “l’utilizzazione delle opere e dei servizi riconosciuti dal datore di lavoro volontariamente o in conformità a disposizioni di contratto o di accordo o di regolamento aziendale, offerti alla generalità dei dipendenti o a categorie di dipendenti e ai familiari indicati nell’articolo 12 per le finalità di cui al comma 1 dell’articolo 100” e f-bis) “le somme, i servizi e le prestazioni erogati dal datore di lavoro alla generalità dei dipendenti o a categorie di dipendenti per la fruizione, da parte dei familiari indicati nell’articolo 12, dei servizi di educazione e istruzione anche in età prescolare, compresi i servizi integrativi e di mensa ad essi connessi, nonché per la frequenza di ludoteche e di centri estivi e invernali e per borse di studio a favore dei medesimi familiari” e 95 del TUIR di cui al d.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917. Questi articoli trattano il Piano di welfare aziendale, che è un insieme di iniziative, benefit e piani che le aziende offrono ai dipendenti per migliorare il loro benessere e la produttività. Questo piano di welfare può contenere una serie di servizi come buoni spesa, sport e benessere, assistenza, trasporto pubblico e tanto altro. Tutti questi servizi oltre a migliorare il benessere dei dipendenti, possono anche portare a una maggiore soddisfazione sul lavoro e a una maggiore lealtà verso l’azienda.
Il welfare aziendale può essere dato anche agli stagisti, avere la possibilità di usufruire di questi benefit può essere molto prezioso. Può aiutare ad agevolare il passaggio nel mondo del lavoro, fornire supporto in aree chiave della vita e contribuire a creare un ambiente di lavoro positivo e accogliente. Inoltre, può aiutare ad attrarre e trattenere i talenti, in quanto gli stagisti che possono usufruire di un piano di welfare aziendale possono essere più propensi a rimanere nell’azienda dopo il completamento del tirocinio. Inoltre, un dato importante sia per le aziende che per i tirocinanti/lavoratori,  la risposta sottolinea che tutti gli elementi di welfare aziendale sono esenti dall’IRPEF (art. 51 TUIR): non aumentano il reddito imponibile del lavoratore, quindi, aumentano il suo potere d’acquisto senza conseguenze sulle tasse che dovrà pagare.
Per approfondimenti si consiglia il seguente volume il quale analizza compiutamente l’intera disciplina del rapporto di lavoro subordinato, così come contenuta nel codice civile (con la sola eccezione delle regole relative al licenziamento e alle dimissioni):

FORMATO CARTACEO

Il lavoro subordinato

Il volume analizza compiutamente l’intera disciplina del rapporto di lavoro subordinato, così come contenuta nel codice civile (con la sola eccezione delle regole relative al licenziamento e alle dimissioni). L’opera è stata realizzata pensando al direttore del personale, al consulente del lavoro, all’avvocato e al giudice che si trovano all’inizio della loro vita professionale o che si avvicinano alla materia per ragioni professionali provenendo da altri ambiti, ma ha l’ambizione di essere utile anche all’esperto, offrendo una sistematica esposizione dello stato dell’arte in merito alle tante questioni che si incontrano nelle aule del Tribunale del lavoro e nella vita professionale di ogni giorno. L’opera si colloca nell’ambito di una collana nella quale, oltre all’opera dedicata alla cessazione del rapporto di lavoro (a cura di C. Colosimo), sono già apparsi i volumi che seguono: Il processo del lavoro (a cura di D. Paliaga); Lavoro e crisi d’impresa (di M. Belviso); Il Lavoro pubblico (a cura di A. Boscati); Diritto sindacale (a cura di G. Perone e M.C. Cataudella). Vincenzo FerranteUniversità Cattolica di Milano, direttore del Master in Consulenza del lavoro e direzione del personale (MUCL);Mirko AltimariUniversità Cattolica di Milano;Silvia BertoccoUniversità di Padova;Laura CalafàUniversità di Verona;Matteo CortiUniversità Cattolica di Milano;Ombretta DessìUniversità di Cagliari;Maria Giovanna GrecoUniversità di Parma;Francesca MalzaniUniversità di Brescia;Marco NovellaUniversità di Genova;Fabio PantanoUniversità di Parma;Roberto PettinelliUniversità del Piemonte orientale;Flavio Vincenzo PonteUniversità della Calabria;Fabio RavelliUniversità di Brescia;Nicolò RossiAvvocato in Novara;Alessandra SartoriUniversità degli studi di Milano;Claudio SerraAvvocato in Torino.

A cura di Vincenzo Ferrante | Maggioli Editore 2023

2. Analisi della Risposta n. 10 del 25/01/2018 dell’Agenzia delle Entrate

La Risposta n. 10 del 25/01/2018 dell’Agenzia delle Entrate fornisce notevoli delucidazioni su come le aziende possono implementare un Piano di welfare aziendale e allo stesso tempo come questo può essere utilizzato per produrre benefit ai dipendenti, compresi gli stagisti. In modo particolare, la risposta sottolinea che le spese relative ai beni e i servizi di welfare aziendale sono deducibili integralmente anche quando questi ultimi sono destinati agli stagisti.  Tutto ciò significa che le aziende possono beneficiare di vantaggi fiscali offrendo benefit di welfare aziendale agli stagisti. Inoltre, la risposta sottolinea che tutti gli elementi di welfare aziendale sono esenti dall’IRPEF (art. 51 TUIR): non aumentano il reddito imponibile del lavoratore; quindi, aumentano il suo potere d’acquisto senza conseguenze sulle tasse che dovrà pagare.
Questi chiarimenti forniscono una guida importante per le aziende che vogliono implementare o realizzare un Piano di welfare aziendale in modo tale da offrire benefit anche ai loro stagisti. Si denota come il welfare aziendale può essere un investimento molto vantaggioso sia per l’azienda che per i dipendenti, e, come potrebbe contribuire a realizzare un ambiente di lavoro più equo e inclusivo. Inoltre, la risposta fornisce una chiara indicazione del quadro fiscale connesso al welfare aziendale, sottolineando come le aziende potrebbero ottenere dei benefici significativi per ciò che riguarda le agevolazioni fiscali attraverso l’implementazione di piani di welfare aziendale.
Infatti, supponiamo che un’azienda decida di realizzare un piano di welfare aziendale che prevede sia l’erogazione di servizi di assistenza a domicilio per i familiari anziani dei dipendenti sia dei corsi di lingua per loro i figli. Questi servizi sono considerati benefit di welfare aziendale e, come tali, possono godere di significative agevolazioni fiscali.
Dal punto di vista fiscale, le spese sostenute dall’azienda per l’erogazione di questi servizi sono integralmente deducibili dal reddito dell’impresa. Questo significa che l’azienda può ridurre l’importo del suo reddito imponibile, e, quindi l’importo dell’imposta sul reddito che deve pagare, deducendo le spese sostenute per l’erogazione dei benefit di welfare aziendale. Inoltre, i benefit di welfare aziendale non aumentano il reddito imponibile del lavoratore. Tutto questo significa che il lavoratore non deve pagare l’IRPEF sui benefit di welfare aziendale che riceve. In pratica, il lavoratore riceve un beneficio (ad esempio, l’assistenza domiciliare per i familiari anziani o i corsi di lingua per i figli) che ha un valore economico, ma non deve pagare tasse su questo valore.
Quindi, implementando un piano di welfare aziendale, l’azienda può ridurre le sue tasse e allo stesso tempo fornire ai suoi dipendenti benefit di valore che aumentano il loro potere d’acquisto senza aumentare le loro tasse. Questo è un chiaro esempio di come le aziende usufruire di agevolazioni fiscali attraverso l’attuazione di piani di welfare aziendale.

3. Conclusioni

In conclusione, il welfare aziendale è un investimento che può avere numerosi benefici sia per l’azienda che per i dipendenti. Implementando un Piano di welfare aziendale, le aziende possono, oltre che a migliorare il benessere dei loro dipendenti, anche aumentare la loro produttività e sostenibilità. Inoltre, può contribuire a realizzare un ambiente di lavoro più equo e inclusivo, in cui tutti i dipendenti, compresi gli stagisti, si sentono valorizzati e supportati. Queste precisazioni permettono di avere un “vademecum” prezioso per le aziende che vogliono implementare un Piano di welfare aziendale, in modo tale da offrire benefit anche ai loro stagisti. Mostrano come il welfare aziendale può essere un investimento molto vantaggioso sia per l’azienda che per i loro dipendenti, e, come può contribuire a realizzare un ambiente di lavoro più equo e inclusivo.

Federico Sorbello

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